La Cassazione ha bollato definitivamente come colpevole l’insegnante Giuseppina Valido che fece scrivere “sono un deficiente” a un alunno che aveva dato, sprezzante, del gay a un compagno. Sulla sentenza ci sarebbe da contro-argomentare a valanga e non certo per attaccare i giudici, ma per celebrare una sempiterna affezione alla ragione. Capovolgere la realtà, cioè sancire che il colpevole è vittima e che chi ha esercitato perfettamente il controllo invece lo ha fatto male, è un gioco molto pericoloso.
Ma, come si dice, le sentenze si rispettano, eccetera. Tuttavia, lavorando di immaginazione, una cosa mi piacerebbe. Che i giudici della Cassazione scrivessero dieci volte alla lavagna la loro sentenza.
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Il sesso dei morti
Non so, forse ci vuole prudenza o forse no. Ogni volta che si parla di omosessuali, e soprattutto di omosessuali morti, mi viene una mezza paralisi ai polpastrelli prima di scrivere.
Solitamente mi astengo, stavolta no.
Mia moglie mi ha fatto notare come nel caso di Sally Ride, la prima donna astronauta morta lunedì scorso per un tumore, ci sia stato un accumulo di notizie che non ripercorrevano le sue gesta scientifiche bensì quelle sessuali. Che, se ci pensate con la calma che una serata estiva può suggerire, è un attentato alla ragione.
Una si dà da fare per conquistare altri mondi, si catapulta al di là dell’atmosfera terrestre, cerca di respirare l’aria più nuova che ci sia (anche artificiale, nella stratosfera), e magari rischia la vita per cosa? Per trovare, da defunta, un articolo che racconta della sua compagna nascosta.
Morale triste: si fa di tutto per non essere ombelichisti e ci si deve rassegnare, post mortem, a una cronaca pressoché pubica (quindi ambientata qualche centimetro più in giù).
Per prudenza e da eterossessuale generalmente rifuggo dalle tentazioni populistiche del “gay è bello comunque e sempre”. Però stavolta mi pare che sia stato fatto scempio della ragion discreta (pura o meno) cioè di quel sentimento che unisce tutti, diversi e non diversi, uguali e più uguali, nel segno della pietà e dell’onore.
Pietà per chi non c’è più.
Onore per chi c’è stato senza imporre i propri gusti sessuali come una legge.
Il resto sono miserie di chi non vive, ma sopravvive.
La moda dei coming out
E’ il momento dei coming out. Radio, web e tv sono illuminati da improvvisi attacchi di sincerità in cui l’insospettabile si veste di una finta colpa e rivela che i suoi gusti sessuali hanno una determinata direzione.
E’ la morte della discriminazione?
Non credo. Anche se parlare, raccontarsi è sempre un buon modo di condividere la libertà. Ritengo piuttosto che l’eccessiva esposizione produca un’assuefazione, che non sia la coltura estensiva dell’argomento a garantire il migliore raccolto di ragioni. Piuttosto che rivelarsi indiscriminatamente, i candidati al coming out potrebbero insomma diluire le loro iniziative nel contesto quotidiano. La serenità si nutre di ordinarietà. Fare piuttosto che dire potrebbe essere un buon modo per far passare concetti moderni senza incappare nella moda del dichiararsi a tutti i costi, magari a favore di telecamera.
Più esplicitamente, io preferisco vedere due omosessuali che passeggiano tranquillamente mano nella mano piuttosto che vederli partecipare a una rissa televisiva contro il becero sessista di turno.
Lucia, occhio alla clava
Quando Berlusconi la mandò a quel paese per la sua arroganza formale, fu una delle rare occasioni in cui tifai per il cavaliere. La sua polemica sull’ipocrisia dei funerali a Dalla (premiato secondo lei perchè non aveva mai fatto outing) e il tirar fuori la storia della sua omosessualità è una cosa vergognosa. Chiunque ha diritto, finchè non viola la legge, di fare quello che vuole. La gente deve fare outing? Solo gli omosessuali o anche chi si masturba? Ma per favore! Che brutta persona la Annunziata, repellente a tutti i livelli.
Oggi Mario Luzzatto Fegiz ci va giù pesante contro Lucia Annunziata.
Grazie alla Contessa.
La piaga, il dito e il pregiudizio
“Io ho il diabete. Non mi offendo se qualcuno mi dice che sono malato, è la realtà. Bene, per quale motivo gli omosessuali si offendono se qualcuno, correttamente, parla di patologia?”.
Il criminologo e psichiatra Francesco Bruno prende il suo pregiudizio, ne fa una piaga e ci ficca dentro il dito pur di creare un caso.
Bruno è infatti un personaggio che vive di ospitate televisive, commenti salottieri, baggianate catodiche. Non è un polemista, ma un frutto di polemiche. Dove c’è una chiacchiera perduta, lì c’è lui appeso all’ultima sillaba prima della pausa pubblicitaria. Dove si discute di sangue e sesso, di prove e provini, lì c’è lui, strabordante di saccenza. Che siano crimini o frittelle, Bruno ha sempre una rincorsa pronta pur di spiccare il salto oltre l’asta della logica comune. E immancabilmente usa lo stesso metodo: prende un (pre)giudizio, ne fa una piaga e ci ficca dentro il dito.
Quel che ne scaturisce non è dolore, ma imbarazzo. Per lui, per le sue tesi paradossali, per un presenzialismo che sa di starlette inceronata. Ma questo Francesco Bruno non lo sa.
Se alla Rai non piacciono i gay
Ciò che dovrebbe destare scandalo nella vicenda del telefilm censurato dalla Rai a causa di una scena in cui si ricostruisce un matrimonio gay in un convento, non è il perpetrarsi di un atto odioso contro gli omosessuali (era già accaduto con I segreti di Brokeback Mountain), bensì la presunzione che tutti gli italiani siano idioti. Continua a leggere Se alla Rai non piacciono i gay
Quel comunista di Montezemolo
(Berlusconi, ndr) Ha occupato tutti i media televisivi usando toni ed espressioni che mal si conciliano con il suo ruolo istituzionale, così come hanno fatto i numerosi esponenti del governo che hanno paventato fantomatiche invasioni di gay, spacciatori, musulmani e zingari.
A parlare non è Bersani, ma Luca Cordero di Montezemolo tramite Italia Futura, la sua fondazione.
Banalità
D’ora in poi, al primo che mi ripete “non ho nulla contro i gay, ho anche un amico gay”, risponderò: “Non ho nulla contro le persone banali, tant’è vero che ti sto parlando”.