Fumo

Per far fronte a una smemoratezza congenita, tendo a prendere appunti e a segnarmi tutte le date che hanno una certa importanza. A parte compleanni e onomastici celebro quindi tutta una serie di anniversari e ricorrenze che un essere umano potrebbe benissimo risparmiarsi.
Senza entrare troppo nello specifico ma per darvi un’idea, festeggio una data in cui ho fatto un passo che allora mi sembrava più lungo della gamba e che invece era una scelta saggia, una solenne mandata a fare in culo, il compleanno della casa in cui oggi vivo con mia moglie, il buco di un orecchino, la ricorrenza di un contratto stracciato.
L’altro giorno, ad esempio, la sveglia del telefono cellulare (lo strumento deputato a dare notizia di appuntamenti e ricorrenze) mi ha ricordato che non fumo da tre anni. Mi sono congratulato con me stesso per una coerenza che non credevo di avere, ma soprattutto mi sono meravigliato per come è stato facile dimenticarmi delle sigarette dopo trent’anni di schiavitù. Questione di ambiti e compagnie.
Temo che un non fumatore faccia una vita migliore, con gente migliore e prospettive migliori. Anche se conosco imbecilli che non hanno mai toccato una sigaretta e persone preziose che non riescono a liberarsi dal vizio.

Uomini che odiano le bionde

Quando fumavo, scambiavo informazioni come queste per terrorismo psicologico. Da quando ho smesso, pur non essendo diventato un talebano dell’antifumo, ho cambiato atteggiamento: leggo con attenzione le ricerche sui danni causati da nicotina, catrame e altre schifezze che scaturiscono dalla combustione del tabacco; mi congratulo con gli amici che smettono (e sono sempre di più); offro la mia testimonianza a chiunque abbia dubbi o timori.
Senza le sigarette – e sono passati quasi tre anni – la mia vita è migliorata sotto tutti i punti di vista. Che sono talmente tanti da essere riassunti in una sola frase: chi fuma fa una cosa tremendamente stupida.

Autodistruzione

Un’amica ha vissuto un periodo molto difficile, con un allontanamento forzato dalla sua vita quotidiana. Si è trovata in un mondo parallelo, quasi estraneo, a gestire un’esistenza quanto più normale possibile. Un’operazione quasi impossibile. Se lei, come chiunque di noi, avesse voluto scegliere la via più facile si sarebbe incanalata con serena rassegnazione sul binario che portava al deragliamento. Non c’è nulla di più utile che consolarsi con le cose inutili e dannose quando il tempo volge al brutto, tu sei a piedi senza un ombrello e non c’è un tetto nel raggio di 500 chilometri. Ci si illude di mettere al sicuro l’anima sacrificando il corpo. L’autodistruzione nasce spesso come insano spunto di salvataggio: ed è una delle peggiori menzogne che alcuni di noi si sono raccontati almeno una volta nella vita.
Invece la mia amica ha scelto la via più difficile, fregandosene dell’anima e curandosi del corpo. Ha smesso di fumare, ha macinato chilometri di corsa, ha mangiato di meno, è dimagrita e ha preso aria, sole.
L’ho rivista l’altra sera che pareva tornata da una vacanza. Invece era appena riemersa da un mare di difficoltà.

Contro il fumo

Ho due motivi per complimentarmi con me stesso.

Il primo riguarda la giornata mondiale senza tabacco, che si celebra oggi. Ho smesso di fumare quasi un anno fa e ne sono orgoglioso. Oggi pomeriggio, intorno alle 19, vi aspetto a Villa Alliata Cardillo per una manifestazione di beneficenza a favore della Lega italiana per la lotta contro i tumori, di cui sono sostenitore: in cambio di una piccola quota a sostegno della Lilt si offrono piacevoli chiaccherate e aperitivo rinforzato.

Del secondo dirò qualcosa tra una settimana.

Smoke Gets In Your Eyes

Foto da The Big Picture

Qual è la sensazione che provate davanti a un fatto conclamato di cui vi sfugge qualcosa? La mia è un misto di eccitazione e di vergogna, una brodaglia che attende di diventare minestra, ma che potrebbe essere istantaneamente declassata a sciacquatura di piatti.
Questo è il limbo in cui mi trovo da qualche giorno (grazie anche a un paio di sollecitazioni di un noto allevatore di pulci per orecchie) nel contemplare gli effetti della ormai famosa nube del vulcano islandese.
Non sono uno scienziato, ma vivo di informazioni e di memoria.
Sul blocco semiplanetario dei voli potrei aver nulla da dire se non leggessi che gli unici effetti provati di queste eruzioni sono quelli sul clima, che è cosa ben diversa dal traffico aereo.
In più vivo in una regione che ospita il più alto vulcano d’Europa, in buona attività, e non ricordo che un’eruzione dell’Etna abbia causato disagi oltre Fontanarossa.
Dio solo sa quanto detesti i complottisti di ogni genere, ma stavolta c’è qualcosa che non mi quadra. Milioni di persone coinvolte, sistemi di trasporto bloccati, rapido turnover di elementi di informazione, richieste di risarcimento milionarie… tutto per un lontanissimo vulcano islandese che sbuffa nella sua porzione di cielo senza neanche avere l’onore di un nome al riparo dai refusi. Eyjafjallajokull, si pronuncia così (credeteci per fede).
Io ho un discreto controllo labliale solo sulle ultime quattro lettere.

Segnali di fumo

Ieri il divieto di fumo nei locali pubblici in Italia ha compiuto cinque anni. E cinque anni fa lo giudicai una gran rottura di scatole. Mi dissi: vorrà dire che andrò meno al ristorante e sfumacchierò con maggior soddisfazione sul balcone di casa. Considerazione fallace, come non di rado capita nelle vite delle persone che devono imparare a crescere.
Ora che sono cresciuto, e non soltanto dal punto di vista anagrafico, non benedico quel provvedimento solo perché era troppo blando.
La libertà di fumare è, in realtà, una falsa libertà. E non per gli altri quanto per se stessi.
Solo smettendo o provando a smettere ci si rende conto del fastidio che ci si è imposti nel dover affermare che la sigaretta è un vizio privato e che quindi non può essere imbrigliato in una categoria di danno comune.
“L’aria è di tutti” ho sentito dire una volta a una signora che brandiva una Marlboro in un bar di New York, mentre gli astanti la guardavano con disprezzo nonostante si trovassero tutti all’aperto, in una terrazza di un hotel. No, l’aria non è di tutti. E’ di chi non la ammorba e soprattutto di chi ha i mezzi per gustarsela: un paio di polmoni sani, ad esempio.
Per questo ho scritto questo post ecumenico, forte del mio insulso record di astensione dal fumo: domani sono sette mesi.

Vietato guidare

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Grazie a Giuseppe Giglio.

Da Corriere.it.