La magistrata Cuffaro

C’è una ragazza che ha studiato, che ha fatto un mestiere difficile: superare esami, concorsi, vincere dottorati senza santi in Paradiso. E anzi nel suo personale Paradiso era più facile che le tagliasse la strada qualche demonio. Ha nuotato controcorrente e lo ha fatto come è giusto in silenzio, risparmiando il fiato. Neanche quando l’hanno fischiata a mezzo social lei si è distratta. Aveva qualcosa di infinitamente più importante da fare: studiare, macinare prove, risparmiare il fiato. La sua è stata una corsa a ostacoli poiché la vita è semplice per chi si dà per vinto e complicatissima per chi si dà sempre nuovi obiettivi.

Questa ragazza oggi ha un mestiere per il quale ha lottato più dei suoi coetanei. Il suo handicap era il più complicato da superare dato che aveva a che fare con gli affetti più intimi e col conflitto che questi, ogni tanto, possono generare con la ragione, col sentire comune, con gli  umanissimi momenti di sconforto. Solo chi ha provato le asperità della vita, quelle vere, sa che ci sono ultimi anche tra i primi, che ci può essere povertà anche nella ricchezza e solitudine nella folla. Siamo tutti molto bravi a distribuire patenti, un po’ meno a meritarle.
Oggi questa ragazza è magistrato.
Che sia la figlia di Totò Cuffaro, di un uomo che ha sbagliato gravemente, non la rende una professionista migliore. Ma rende migliore un contesto in cui caparbietà, impegno e spirito di sacrificio ogni tanto contano.

Politica, pubblico e privato

Meno male che c’è una figlia degenere in giro.