Fantascienza, altro che politica

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Un estratto dall’articolo di oggi su La Repubblica.

Piccole certezze che crollano. L’Ars non è il regno dei privilegi, ma quello della fantascienza. Gli scampoli d’inchiesta sulla contabilità dei gruppi parlamentari regalano infatti bagliori di emozione che rimandano più ai raggi B vicino alle porte di Tannhäuser, che alle furberie dell’onorevole di turno che predica così così e razzola a scrocco.
Perché è fantasia pura quella del deputato che compra 14 cassate coi soldi pubblici nel bar di cui è pure socio, realizzando così una mirabile sintesi tra interesse privato e interesse privatissimo. E non è da meno la pulsione culturale di un altro parlamentare regionale che lascia galleggiare parole come “amore perfetto”, “diario di un seduttore”, “coperchio del mare” su un prezioso foglietto che non è missiva di passione e sentimento, ma semplice scontrino fiscale di libri che non pagherà lui.
Che ci volete fare, il contribuente bue non ha la sensibilità giusta e magari si arrabbia. Mentre dovrebbe ammutolire, estasiato, davanti al colpo di teatro di un deputato che se gli mancano gli spiccioli per pagare le bollette o – anima nobile – per regalare i fiori alla moglie, i soldi non li chiede all’amico o al vicino di scrivania come fanno tutti i comuni mortali, ma se li fa anticipare dal “contributo portaborse” del partito, cioè da tutti noi che non siamo né suoi amici né, purtroppo, suoi colleghi.
Tutto è gioiosamente futuristico nell’astronave dell’Ars, dove è meglio l’uovo oggi e pure la gallina domani. (…)
Loro, gli eletti, hanno già superato i bastioni di Orione e sono oltre. Impavidi. Fuori dal mondo.