Benigno un cazzo

Alla fine il vero atto di coraggiosa lungimiranza di Fabrizio Ferrandelli è stato quello di tenersi alla larga da Francesco Benigno, carnalissimo (quasi al sangue) attore folgorato sulla via della politica che le ha tentate tutte pur di ricavarsi uno strapuntino a Palazzo delle Aquile. Alla fine l’arrembaggio comunale dell’inusitato protagonista di “Mery per sempre” non è riuscito perché il destino cinico e baro ogni tanto si distrae e ci regala qualcosa che assomiglia a una forma di giustizia sociale, a un’auspicabile livella tra vivi (a dispetto del capolavoro di Totò).
Benigno – stretto inconsapevolmente in una sola vera ingiustizia, quella del suo cognome – nell’ordine, si è fatto scaricare da Ferrandelli, nei confronti del quale ha fatto dichiarazioni rubate ai suoi ruoli cinematografici, ha elemosinato per giorni un posto in una lista qualunque, e alla fine ha trovato quell’apparente sant’uomo di Ismaele La Vardera che, onorando il suo nome (Ismaele nel Corano è comunque esempio di rettitudine), lo ha accolto nel suo gregge felicemente allucinato e gli ha promesso la luce eterna. Solo che il carnalissimo Benigno ha confuso la luce della redenzione con quella dei riflettori. E quando, alla fine, si è accorto che manco i suoi lo avevano votato, perché i parenti saranno pure serpenti ma non sono mica fessi, si è incazzato e ha dato fondo alla sua visione illuminata (sempre dai riflettori o chissà da cosa) della vita: dal complotto globale che al confronto le scie chimiche sono schiuma da barba, al pacato dissenso nei confronti dei suoi non-elettori, “siete delle vergognose bestie”. Infine la ciliegina sulla torta: l’aggressione nei confronti del presunto martire La Vardera che, in ospedale, manco lo curtunìa nonostante il collare ortopedico e i lividi sulla pelle. Vabbè, la santità non è acqua minerale.
Che ne sarà dell’inusitato Benigno? Riuscirà a placare la sua sete desertica di politica? Sarà segnato da questa esperienza di spessore? Capirà finalmente che House of Cards non è un centro di scommesse sportive?
Nell’attesa di almeno una risposta, onore alla lungimiranza di Ferrandelli e sempre sia lodato La Vardera (Iene o non Iene).

Perché bisogna essere prudenti su Ferrandelli

A volte ritornano. Ancora una volta la cronaca giudiziaria entra a gamba tesa in una competizione elettorale. E ancora una volta ci tocca osservare senza farci tentare dai pregiudizi, ma senza nemmeno fare i pesci in barile. Dopo il caso delle firme false del Movimento 5 Stelle, che ha decimato il parterre di candidati e stremato i pazienti militanti delle truppe grilline, esplode la bomba Ferrandelli. Un collaboratore di giustizia, Giuseppe Tantillo, parla di soldi in cambio di voti nelle Amministrative del 2012, quelle in cui Leoluca Orlando parlò di brogli elettorali. E appunto fa il nome di Fabrizio Ferrandelli, che è in corsa anche in questa competizione, in uno scenario diverso dato lo scacchiere delle alleanze ancora non definito.
Il caso dei 5 Stelle sembra ormai abbastanza definito, a meno del sorgere di un ennesimo complotto tipo la penna corrotta dai poteri forti delle multinazionali dell’inchiostro che firma da sola senza una mano che la accompagni: i periti della Procura di Palermo confermano che almeno duecento delle firme per la presentazione delle liste del 2012 sono false. Chi ha sbagliato paghi. E finiamola coi teatrini dell’informazione e del blabla del neo-politichese in salsa negazionista. Amen.
Il caso Ferrandelli è invece molto più complesso. Perché si basa su dati che ancora devono essere filtrati. Non c’è motivo di mettere in dubbio la genuinità delle indagini della Procura di Palermo, ma – va detto senza remore – la stessa risolutezza va usata nei confronti dell’indagato. Per un paio di semplici motivi che spiego sinteticamente (non è il caso di essere prolissi quando la realtà ci presenta solo una parte del conto).
Il collaboratore che accusa Ferrandelli sino al maggio scorso non aveva una patente di attendibilità, poi la situazione è cambiata. Ci saranno effettivamente buoni motivi che non conosciamo.
Lo stesso collaboratore non ha ancora superato un vaglio di credibilità col puntello di una sentenza. L’atto della Procura, oggi, è un passaggio a garanzia dell’indagato Ferrandelli, ma sarebbe da stolti non rilevare che questa garanzia – dato il momento – si trasforma in qualcosa dall’effetto diametralmente opposto.
D’altro canto a chi parla, il più delle volte strumentalmente, di giustizia a orologeria va ricordato che Tantillo ha finito di dichiarare (cioè di vuotare il sacco) un paio di mesi fa. Quindi i tempi del meccanismo giudiziario coincidono con quelli della cronaca.
Magra consolazione: A volte ritornano: vittime, carnefici, illusioni, disillusioni. Comunque spettri.

AGGIORNAMENTO. Qui il podcast della puntata di oggi de Il giustiziere su Radio Time.

Un uomo corre da solo

Della Rete (maiuscola), che da semplice movimento era diventato imponente soggetto politico, non è rimasto un solo nodo utile, solo pesci morti. Eppure noi c’eravamo, gentile professore, noi eravamo quella marea silenziosa che inondava le strade per seguirla nei cortei antimafia. Noi la sorreggevamo nel duello cruento con una parte dell’estabilishment cittadino (imprenditori, giornalisti, magistrati) che brandiva un garantismo peloso quantomeno sospetto (per non parlare d’altro). Noi facevamo il tifo per lei come se fosse un campione sportivo, l’ascoltavamo come un mahatma.
Lei ha creduto di poter continuare a correre da solo. E ha sbagliato per nobiltà d’animo e triste presunzione.

All’indomani della bruciante vittoria di Diego Cammarata a Palermo, nel maggio del 2007, scrissi questa lettera aperta a Leoluca Orlando. Oggi politicamente gli scenari sono cambiati, ma Orlando è sempre lo stesso solista. Se la politica fosse una gara di braccio di ferro lui sarebbe un campione pressoché imbattuto. Invece è un gioco di squadra e i muscoli di uno solo non bastano.
Non prendetela come una dichiarazione di voto – ancora non ho deciso – ma come un auspicio. Che venga un sindaco che sappia farsi moltitudine.

Let’s tweet again / 3

Da Twitter, ieri.

Ragazzi, quando leggiamo delle cronache di Bossi ricordiamoci che per molto meno Craxi si prese le monetine in testa. Ci vuole memoria…

@dariofromitaly La moglie di Bossi: “E’ stato terribile, erano in quindici tutti meridionali, due ci tenevano sotto scacco e gli altri ristrutturavano…”.

@StefaniaPetyx Ho capito: In sicilia si diventa governatore per concorso… esterno.

Nervosismo negli studi di Radio Padania. Fede al confronto era un putto.

@peppecalcaterra Lo spot con la #Sandrelli è l’immagine del lavoro in Italia. Una 65enne che si ostina a far cose che spetterebbero a chi ha 30 anni in meno.

C’è un solo aspetto positivo nella fuga dei cervelli: Lippi che va ad allenare in Cina.

@VeccRicchia Ferrandelli non si presenta al dibattito sulla cultura: “Io non ci andressi nemmeno se mi costringerebbero”.

Tipi al top

Fabio Volo: il panorama della letteratura ammirato da sottoterra.
Nicole Minetti: l’insostenibile leggerezza del benessere.
Alberto Sordi: un esilarante senso del tragico.
Fabrizio Ferrandelli, candidato del Pd a sindaco di Palermo: sgomenti di gloria.
Mario Monti: humor inglese rivolto agli italiani cercando di far ridere i tedeschi.
Sara Tommasi: una continua scoperta (e non ha mai freddo).

Candidature

A Palermo dopo la tempesta epocale delle primarie, il centrosinistra ha un suo candidato ufficiale (almeno per il momento). Si chiama Fabrizio Ferrandelli e dietro la sua candidatura ci sono almeno un’inchiesta giudiziaria, veleni e cambi di bandiera. Insomma, potrebbe essere il candidato ideale del centrodestra.

Nel mondo tutto si trasforma. In politica tutto diviene. A Palermo tutto precipita.

Pd, il disastro annunciato

Diciamolo, il Pd di quest’Isola è amministrato da un Cammarata senza yacht, senza intrallazzi e senza Martini. Quindi ulteriormente depotenziato (almeno, credetemi, per quel che riguarda il prodigioso effetto di un buon cocktail). (…)
Il vero problema non sono le primarie, ma un quesito primario: chi c’è alla guida di un partito che ha scelto come testa di ariete una rispettabile signora che politicamente ha inanellato una sconfitta dietro l’altra? Chi governa un corpo politico che con la mano destra appoggia un presidente della regione di schieramento avverso e con la mano sinistra fa finta di accarezzare un rottamatore che per sopravvivere deve sputtanare non già i suoi avversari istituzionali, ma i suoi stessi compagni di partito?

Questo scrissi meno di tre settimane fa qui. E, badate bene, questa non è un’autocitazione, bensì un modo come un altro per dire che chiunque (persino io) poteva prevedere il disastro delle primarie di Palermo: perché per il Pd di disastro si tratta.