Tranquilli, Mora, Fede e la Minetti non sono assassini

Uno dei ritornelli preferiti del coro adorante dei berlusconiani, dopo la condanna di Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti, è: invece di condannare quei poveri disgraziati, perché i giudici non si preoccupano dei veri delinquenti che magari tornano liberi troppo presto?
La domanda nasconde – e nemmeno troppo – una certa ignoranza giacché la giustizia non si amministra coi “piuttosto”. L’uso, anzi l’abuso di termini di paragone esasperati quando si è a corto di argomenti è drammaticamente deprimente perché ci ricorda che viviamo in un paese dove la libertà di espressione – nel caso specifico il poter di liberamente una cazzata – viene confusa con la libertà di plasmare realtà ad hoc.
Il problema è che su questo equivoco si sono costruite, negli ultimi 20 anni, carriere politiche, programmi di governo e qualche fortuna privata.

Let’s tweet again / 2

Da Twitter, ieri

ViaFede, sequestrato l’oro diGheddafi,Lusi promette “restituisco tutto”. Insomma abbiamo risolto il problema del Pil in poche ore.

@NavePirata: Neanche i sofficini sorridono più

Dopo Fede c’è Toti. Dalla stampa alle stampelle.

@Scandura: Ciancimino Jr ha fatto una dichiarazione di voto a favore di Orlando. Voterà con la fotocopia dell’originale in fotocopia

Da tifoso del Palermo: ma chi glielo doveva dire a Nocerino che avrebbe giocato contro il Barcellona?

@stanzaselvaggia: Comunque Twitter dà indicazioni fumose. Mi suggerisce di seguire la Santanchè senza specificare con quale modello di balestra.

A tutti i giornalisti! Propongo di eliminare le frasi “tormentone sul web” o “sul web impazza”: sanno di deresponsabilizzazione.

Let’s tweet again / 1

Da Twitter, ieri.

Dopo il sorbitolo, il nitrito di sodio. Per seguire la cronaca da oggi serve una laurea in chimica.

Emilio Fede : “C’è una manovra per farmi lasciare il tg4”. Speriamo che sia sufficientemente spericolata.

Hitler testimonial di uno shampoo. Dalla pulizia etnica a quella dei capelli.

Oggi in televisione ho visto un tale che si faceva chiamare Divino e l’unico miracolo era che nessuno lo mandava a fare in culo.

A Palermo gli operai Gesip chiedono aiuto a Orlando. Che con l’interprete di aramaico s’impegna a risolvere il loro problema.

La buonuscita di Fede

Pare che tra Emilio Fede e Mediaset siano quasi sciolti i nodi del divorzio. Il giornalista sarebbe pronto a lasciare la direzione del Tg4 per una buonuscita di circa otto milioni di euro. Ancora non c’è la firma dell’accordo, ma Fede ha fede.

Finche c’è Silvio c’è speranza

Se Berlusconi lascia la politica, io lascio il Tg4.

Emilio Fede a “Un giorno da pecora”.

Servizi inutili

C’è una domanda ricorrente – una delle tante – che mi viene in mente ogni volta che si verificano eventi di cronaca tanto drammatici quanto annunciati come gli incidenti del corteo degli indignati di Roma.
La domanda è: ma i nostri servizi segreti che caspita fanno?
La manifestazione era prevista e prevedibile, l’azione dei disturbatori anche, il ruolo dei criminali scontato. C’era un ambito più urgente e importante sul quale i nostri Servizi, nelle ultime settimane, avrebbero dovuto concentrarsi? Credo proprio di no. A meno che non si debba rendere commestibile l’idea che gli agenti segreti si debbano occupare solo di sistemi talmente massimi da esistere solo nei film di James Bond.
L’azione dei black-bloc, chiamiamoli così per praticità, era pianificata quindi disinnescabile, se solo un agente, un funzionario, un qualunque impiegato dei servizi segreti italiani si fosse occupato della vicenda.
Invece così non è accaduto. Questo è lo scandalo, non l’emergere dei soliti violenti. E’ inaudito che l’intelligence, stipendiata per pensare cogitare tramare, sia rimasta al balcone a guardare l’orribile devastazione perpetrata da un manipolo di delinquenti. Che non sono, come dice quel fesso di Emilio Fede, di sinistra. No, sono delinquenti qualunquisti, beceri, ignoranti.

Pariglie, bottiglie, caviglie

Sono giorni complicati, in cui penso a tante di quelle cose che alla fine mi dimentico di quel che dovevo ricordarmi. Quindi scrivo qui alcuni appunti, in modo da non lasciarmi sfuggire troppe idee.

Berlusconi ha preso bastonate alla Camera perché a Tremonti più che un orologio dovrebbero regalare una sveglia.

La moglie di Emilio Fede ha ammesso che voleva chiedere il divorzio da quell’alzagonnelle di suo marito, ma poi ha fatto una scelta di responsabilità: ha pensato a forte un risarcimento economico.

Mia moglie, se non si manifestava un disturbo alla caviglia, ieri mattina avrebbe corso più a lungo di me. Per la prima volta.

Ho appreso che dal momento della mia nascita a oggi, se non esistessero le forbici, i barbieri e soprattutto la calvizie, i miei capelli sarebbero cresciuti di quasi cinque metri e mezzo.

I messaggi nella bottiglia si usano ancora. E non solo nelle canzoni.

Ombre all’ombra

Morgan: “Vasco? E’ morto a 27 anni”.
Fede: “Me ne andrò quando se ne andrà Berlusconi”.
Difficile vedere il sole quando si vive perennemente all’ombra di qualcuno.

Fede e famiglia

La moglie di Emilio Fede, Diana De Feo, ha parole di speranza per suo marito: “Mi dispiace per tutto, ma credo che si risolverà presto. Ho fiducia in lui e nella giustizia. Sono convinta che quando le intercettazioni verranno esaminate, non verrà fuori nulla di compromettente”.
Lui, il direttore del Tg4, le scrive: “Berlusconi qualche volta mi dice: ‘Diana è la parte migliore della famiglia’. Credo che abbia ragione. Continua a esserlo”.
L’ostentata buona fede della signora è talmente patinata da non poter essere messa in discussione da queste parti, sarebbe come incidere il burro con la fiamma ossidrica.
La pervicace ossessione di lui, Emilio Fede, è invece messa a nudo. Persino in un messaggio che – si intuisce – dovrebbe avere qualche attinenza con l’amore, il direttore non riesce a non farsi precedere dal simulacro del Capo.
Ci sarebbe da scrivere molto, molto altro se tutti questi virgolettati non fossero tratti dalla nuova bibbia dell’Italia che galleggia (e non solo sul mare), il settimanale Chi, e se la devota De Feo non fosse senatrice del Pdl.
Ha ragione Berlusconi a parlare di famiglia. Anzi, come si dice dalle mie parti, famigghia.

LSD, Lodiamo Silvio Dominante

Vediamo di chiarirci le idee. C’è un’emergenza in questo Paese e tutti sappiano come si chiama, quanti anni ha e quali sono i suoi vizi(etti). Eppure in Parlamento un ministro sino a ieri non troppo presente ha animato una discussione sulla casa a Montecarlo del presidente della Camera al quale non è stato sinora contestato alcun reato, mentre nessuno si è rischiato a mettere sul tappeto come si deve la situazione di un premier plurindagato per reati gravissimi.
In tv c’è un patto tacito per edulcorare le vicende scomode del suddetto premier e diluire i fatti, quelli veri, con le cazzate, anch’esse purtroppo vere. L’altra sera l’ineffabile Emilio Fede, mentre venivano resi noti i verbali che lo vedevano coinvolto nel Rubygate, anche come presunto truffatore del premier, discettava di economia e cronache insulse.
Poi arriva un folle come Michele Santoro che tocca il record di ascolti facendo quello che gli altri non fanno, cioè parlare di ciò di cui tutti parlano ovunque fuorché in televisione, e cosa accade? Che il direttore della Rai, cioè colui il quale dovrebbe essere più soddisfatto per il brillante risultato, si dissocia pubblicamente da Santoro durante la trasmissione del Santoro medesimo.
A Pirandello verrebbero le vertigini.
L’Italia di oggi – mi pare che il succo sia questo – è una nazione lisergica: tutto è falsato, non c’è un solo rapporto causa-effetto che vada in porto in modo consono.
Il premier puttaniere e concussore è un eroe perché uno a casa sua può far prostituire chi vuole e, se telefona per far liberare una minorenne non proprio onestissima dicendo il falso, lo fa per bontà d’animo… padre, figlio e spirito santo.
Il direttore biascicante della Rai recita, davanti a milioni di telespettatori, una dissociazione da una trasmissione che se davvero fosse illegale dovrebbe far chiudere con uno schiocco di dita. Nessuno gli ha ancora detto che, alla Rai come nel tinello di casa, più della poltrona valgono i coglioni.
Mentre il conduttore tv si diverte, con abilità, a fare il capopopolo, noi tutti aspettiamo di riprendere conoscenza, schiavi come siamo, ogni giorno, di una nuova dose di intercettazioni orgiastiche.

P.S.
Oggi ho pagato il canone Rai e sono in grado di dire che uno come Masi andrebbe cacciato via a calci nel sedere per manifesta incapacità. Un abbonato ha sempre il posto in prima fila anche per fischiare.