Così il nuovo iOS 7 ha ucciso il mio iPhone

iOs 7

Ho fatto l’aggiornamento di iOS 7 nel mio iPhone e si è sfasciato tutto. Applicazioni bloccate, wi fi inafferrabile, schermo paralizzato: insomma un telefono ormai inservibile.
Dopo aver invocato l’aiuto telefonico di un assistente della Apple, aver aggiornato, backuppato, ripristinato, rianimato, riavviato, ricaricato, scollegato e ricollegato, il gentile signore dell’assistenza ha emesso il suo verdetto: il telefono va sostituito.

Va bene.

Costo dell’operazione: 240,10 euro, compresa l’opzione di sostituzione espressa (cioè le danno subito il nuovo cellulare).

Non va bene.

Ma il telefono è fuori garanzia.

Io non ho scassato il mio telefono, me lo avete scassato voi col vostro aggiornamento fasullo.

In tal senso non posso aiutarla.

In tal senso posso denunciarvi.

L’intoccabile Carofiglio

In queste ore si scatena sul web una polemica che vede protagonista il magistrato-scrittore, o viceversa, fate voi, Gianrico Carofiglio, il quale ha intentato una causa a un editor che aveva scritto del suo ultimo “Il silenzio dell’onda” (terzo qualificato al Premio Strega) le seguenti parole: “Un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scriba scribacchino mestierante, senza un’idea, senza un’ombra di ‘responsabilità dello stile’…”.
Due considerazioni, una di ordine generale, l’altra più specifica nei confronti dell’autore in questione.
Chiunque – che sia scrittore o recensore, lettore o editore – sa che a una critica letteraria è scontato ribattere per le rime, saggio opporre uno sdegnato silenzio, folle rispondere per vendetta con una querela.
Quanto all’autore, chiunque – che sia scrittore o recensore, lettore o editore – è conscio del fatto che lui, Carofiglio, è molto, infinitamente, benvoluto dalla critica e dalle giurie. Da dieci anni i suoi libri sono trattati come se fossero tutti capolavori: quasi impossibile trovare in giro osservazioni critiche a romanzi come “Il passato è una terra straniera” (il primo esempio che mi viene in mente) che stupiscono più per l’eco mediatica che per la sostanza.
Brutta sensazione quella del proliferare di nuovi intoccabili. Magari con tanto di immunità parlamentare. Perché, dimenticavo, Gianrico Carofiglio è anche senatore della Repubblica. Magistrato-scrittore-senatore. Speriamo che dalle querele non si passi alle interpellanze.

Notizia: non sono morto

Da qualche giorno, complice l’algoritmo di Google o più probabilmente la cronaca, si è acceso un nuovo dibattito su un vecchio post di questo blog in cui si parlava di quella strana propensione politica del centrodestra per le belle ragazze.
Qualche strano personaggio è entrato in modo virulento nella discussione e ha cercato di provocare il sottoscritto e i lettori. Ovviamente nessuno ha abboccato.
Nulla di strano fino a quando, ieri, mi sono accorto che qualcuno aveva stravolto la mia voce su Wikipedia scrivendo, tra l’altro che sono un attivista politico, che sono morto improvvisamente il 19 gennaio 2011 per un abuso di psicofarmaci o droghe e che, nonostante la mia dipartita, questo blog veniva aggiornato attivamente da una segreteria organizzativa che continuava a scrivere a mio nome per rispetto delle mie misteriose volontà.
Wikipedia ha ovviamente corretto la voce.
Tutti i dati relativi agli IP sono stati registrati.
Questa mattina sporgerò denuncia penale per diffamazione, non senza promuovere una causa civile per il risarcimento dei danni.
Ciliegina sulla torta: il pirata di Wikipedia è uno dei provocatori di cui sopra. L’IP lo incastra. Furbo, eh.

I problemi di Bossi

Cimici a casa e nell’ufficio di Bossi. Il senatur non denuncia, ma decide di farsi finalmente uno shampoo.

Uno che tira fuori i cognomi

Diego Cammarata

Sarà il caldo, sarà un misunderstanding o semplicemente la noia, eppure il sindaco di Palermo (che, per i più distratti, si chiama Diego Cammarata) ha compiuto un atto di imperio. Ha sporto denuncia per la vicenda Amia.
Frenate gli entusiasmi, però. Quando le notizie sono troppo belle è probabile che un trucco ci sia. Infatti, a ben leggere, lo spunto di coraggio del primo cittadino più cool del Belpaese è diluito in una brodaglia insapore. La denuncia è, udite udite, contro anonimi pur essendoci, nella vicenda e in tutti i suoi sviluppi, l’imbarazzo della scelta in quanto a nomi, cognomi, indirizzi, codici fiscali e pedigree politici.
Ci sono buone intenzioni e intenzioni travestite da buone intenzioni. Ricordo un famoso giornalista siciliano che impartendo la consueta lezione professionale (non richiesta) ai suoi sottoposti disse di un celebre politico democristiano sotto inchiesta per mafia: “L’onorevole tal dei tali con le cosche non c’entra niente. Come lo so? Me l’ha detto lui”.
Il noto giornalista e il sindaco Cammarata sono molto amici.