Carta moneta e carta stampata

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Sintesi per chi si scoccia a leggere tutto il post.
Il governo italiano – e non da ora – si ostina a pagare ogni anno milioni di euro ai giornali. Una pratica, a mio parere, becera, diseducativa e un tantino deleteria.
Le opinioni, nell’anno di grazia 2009, circolano anche senza i carrozzoni statali, senza che io debba pagare testate che non mi piacciono, non mi rappresentano e, perlopiù, non si trovano neanche mettendo un avviso sulla Gazzetta Ufficiale.
Provate a immaginare: è come se l’edicolante vi fermasse ogni giorno chiedendovi qualche euro per un giornale che non comprate, non conoscete o addirittura che non esiste in edicola.


Si dovrebbero organizzare seminari, stage, ritiri spirituali per gli aspiranti giornalisti, per molti giornalisti dalla dignità usa e getta e per molti lettori ingenui.
Tema: la lettura o consultazione dell’elenco dei contributi pubblici all’editoria per mano del governo italiano e per tasca nostra.
Da due giorni sono infatti note le elargizioni del 2008 per il 2007. Roba che non si legge facilmente sulla stampa ordinaria.
Il dato più divertente ve lo rivelo subito. La testata che in assoluto ha incassato di più è stata quella ai tempi gestita dal moralizzatore dallo scudiscio facile, Vittorio Feltri: Libero, 7.794.367,53 euro.
Feltri, tanto per intenderci, è quello che adesso propone di non pagare più il canone Rai  perchè non ha senso sprecare danaro pubblico per un’informazione faziosa (il suo obiettivo è Santoro). Lui, per effetto di un grottesco assioma di stampo berlusconiano, si ritiene ovviamente al riparo da questo tipo di ragionamento.
Procedendo in ordine sparso, si scopre che ci sono periodici pressochè sconosciuti, inopinatamente pagati da noi. Motocross, Carta, Trenta giorni nella chiesa e nel mondo, Modus vivendi, Luna nuova, il Salvagente, la Nuova ecologia, Sabato sera: tutti destinatari della stessa cifra, 506.660,00 euro. Riviste – lo confesso, ma sarà un mio limite – a me non note, a parte il Salvagente e la Nuova ecologia: e ciò non giustifica affatto la pervicace suzione della mammella statale.
Al povero Mucchio selvaggio toccano “solo” 451.179,96 euro. Ma va là…
La stampa cattolica, in tutto il suo rosario di espressioni (commerciali), ha la sua vittoria con quasi il 68 per cento delle risorse stanziate nel capitolo riguardante organi d’informazione di proprietà di cooperative-fondazioni-enti morali. All’Avvenire toccano 6.174.758,70 euro: i soldi per pagare il tfr a Dino Boffo ci sono…
Tra i giornali di partito svetta l’Unità (6.377.209,80), seguita dalla Padania (4.028.363,82) e da Liberazione (3.947.796,54). Disdicevole il ricorso a fondi pubblici quando il pubblico deve essere oggetto di attenzione, vigilanza e critica. Ma almeno questi giornali si vedono in edicola.
Altre voci, ovviamente criptiche come burocrazia furbetta impone, riguardano i soldi al Foglio di Ferrara (3.745.345,44), a un non meglio identificato Il denaro, caso accademico di nomen omen,  (2.459.799,42), a un misterioso Ottopagine (1.176.899,75) e –udite udite – al Quotidiano di Sicilia (1.638.723,37), sul quale mi esprimerò soltanto a pagamento.