Talenti da call center


Sarà l’età che avanza, ma ho lunghi periodi di distrazione dalle questioni contingenti. Ieri sera, in un raptus di lucidità, mi sono reso conto di non avervi raccontato questa breve storia.
Ho un’amica e un amico (non sono né parenti, né legati tra loro, anzi si conoscono a stento) che lavorano nei call center di compagnie telefoniche.
Lui è un pianista classico, lei è biologa molecolare.
Essendo l’Italia un paese fondato sui call center, mi pare giusto che questi apparati chiave, queste fucine dell’intelligenza nazionale, possano contare sul fecondo apporto di artisti e laureati.
Il resto, cioè le quisquilie che riguardano i ministeri, le università, la scuola, i conservatori e via raccomandando, va lasciato alle veline, alle miss, ai figli-di-qualcuno e ai tronisti.
In fondo ci sarà un motivo se la maggiore compagnia telefonica italiana, sponsor del campionato di calcio italiano (uno dei più importanti del mondo), sceglie come testimonial una modella argentina che, anche se volesse, non riuscirebbe a esprimere un concetto compiuto neanche col suggerimento di un premio Nobel.  Quelli che sanno parlare, magari perché hanno studiato, è giusto che siano impiegati al meglio. Con cuffia e microfono, dietro un’anonima scrivania, 800 euro lordi al mese e il resto si vede.