Direttore non responsabile

C’è una sentenza della Cassazione molto interessante. C’è scritto, tra l’altro, che il direttore di una testata online non è responsabile dei commenti dei lettori. E che tra l’online e la stampa cartacea c’è differenza.

22.222

Per gli amanti dei numeri. Siamo a 22.222 commenti approvati su questo blog (dato riferito al commento di Verbena delle 21,13) e, contemporaneamente, a 9.999 commenti di spam bloccati.

L’occasione fa l’uomo comodista

Primo comunicato ufficiale riguardo alla convivenza con uno strumento chiamato iPad.
Ho preso confidenza con lo schermo-tastiera, io che detesto tutto ciò che sia touch-screen. Mi trovo molto bene se uso lo strumento come dispositivo di lettura, meno se devo navigare. Mi aspettavo di peggio con le e-mail.
Sto provando la connessione con la “3” e mi sembra molto lenta: del resto – direte voi – che ti aspetti con cinque euro al mese? Per fortuna che a casa l’adsl viaggia a velocità sufficiente.
Le varie applicazioni non mi entusiasmano, e il fatto che molte di esse siano gratuite non me le rende più affascinanti (nonostante la mia tircheria biblica). Non sono il tipo che si mette a smanettare tra giochi e utility. Ho scaricato giusto quello che serviva a soddisfare il mio spiccatissimo senso del superfluo: mappe, home recording, sky tg24.
Mi piace guardare video e ascoltare musica con l’Ipad anche se so che l’effetto novità ben presto mi porterà a utilizzare strumenti più consoni, più comodi e più pratici. Ad esempio, uno dei quattro televisori o uno dei tre iPod…
Però, tutto sommato, sono soddisfatto. E mi piace che, in fondo, l’aspetto più affascinante sia per me quello meno tecnologico: che goduria la mattina avere tutti i giornali a letto con un solo clic, insieme al caffè e a un bacio di buongiorno!

In caso di futuro

Ho letto con grande interesse i vostri commenti sull’iPad. Però a tutti quelli che discutono soltanto dell’utilità dello strumento – e sono molti, qui e altrove – mi permetto di far presente che il prodotto in questione non è una lavastoviglie, non è da giudicare per le prestazioni (chili di bucato, consumi, rumore). L’iPad è un’invenzione che offre spunti agli amanti del design, agli appassionati di tecnologia, ai guardoni della comunicazione, agli appassionati della futurologia, ai curiosi in generale. Spunti per elogi o per critiche, naturalmente.
Tempo fa vi raccontai di una persona che, in virtù di una fallace folgorazione,  propose di non scrivere la parola internet sui giornali perché, ne era certo, si trattava di un fenomeno passeggero.  Era qualcosa di più di un giudizio affrettato.
Ora a naso credo che quello dell’iPad sia un tema da trattare con le pinze, da non liquidare come una moda aggirabile. Si può essere più o meno attratti dalle novità (io ho una sorta di patologia per quelle tecnologiche, ma non è un pregio), però coi sintomi del futuro bisogna essere cauti.
Meglio dire “al momento non lo comprerò”, piuttosto che recensirlo come “inutile giocattolo”.
I giocattoli non sono mai inutili se finiscono nelle mani giuste.

Video via Pazzo per Repubblica.

Colpirne uno…

Occhio ai commenti. Perché se m’arrabbio…

Grazie a Tanus.

Mainstreaming

tombstone-netscapeNon sono un pioniere di internet, ma neanche un novellino. Bazzico il web da poco più di dieci anni e ho fatto i gradini uno per volta: Altavista, i modem “a carbone”, Netscape, Icq, Napster, i primi blog bicromatici…
Ciò che mi ha subito affascinato della Rete è stata la vastità di argomenti a me sconosciuti. Navigare o, come si diceva un tempo, surfare era come muoversi con un aratro in un terreno sconosciuto: non sapevi mai quello che veniva fuori tra le zolle e l’unico effetto garantito era quello della sorpresa.
Nel tempo, com’è normale, le cose sono cambiate.
I giornali più illuminati hanno capito che internet non era il Grande Nemico, quelli più gretti hanno tentato di far finta che non esistesse. La tv ha messo su il baraccone della multimedialità spacciando per nuovi, contenuti riciclati e affidandosi a un’interattività zoppa (cioè con tempi di risposta da piccione viaggiatore).
E il web?
Da dispensatore di chicche, dritte, pareri originali, invenzioni, è diventato un figliastro che si nutre delle carni della matrigna. Sempre più spesso – e lo scrivo con seria autocritica – i blog, cioè l’espressione più promettente della circolazione di idee alternative, riciclano materiale dei giornali e delle tv che viene riaddentato dai media tradizionali per finire nuovamente tra le fauci dei consumatori di bit e così via. La conseguenza è il mainstreaming delle voci fuori dal coro.
I blog sono un’ottima vetrina di opinioni. Pensate: in quest’ambito non valgono le spintarelle, le amicizie, il valore della testata. Valgono solo gli autori dei post e dei commenti. Non c’è mediazione, non ci sono trattative prima di andare in stampa. C’è un contenuto, c’è il suo gradimento, ci sono le reazioni.
Eppure, se ci guardiamo attorno, abbonda la pigrizia e scarseggia l’inventiva.
Il mio timore è che i blog sostituiscano i giornali solo perché gli assomigliano sempre più.