I miei segreti

Nel suo prezioso libretto (libretto per le sue dimensioni fisiche) “Segreti e no” Claudio Magris spiega: “Il segreto e la sua custodia sono un elemento fondamentale della potenza, del potere. Ma c’è un’altra, molto più interessante custodia del segreto: è una umanissima protezione della propria libertà”.

Queste parole pesano ancor di più in questo periodo storico in cui la schizofrenia con la quale guardiamo alla privacy – inesistente sui social al contempo sbandierata per il green pass – ci mette di fronte a una quasi irresistibile nudità psicologica: dobbiamo mostrarci nel nostro quotidiano, dobbiamo esibire anche l’intimo più superfluo, dobbiamo pasturare l’audience affamata dei nostri dettagli privati. Ecco che, in questo contesto, la pubblicazione del libro di Ilda Boccassini “La stanza numero 30” in cui l’autrice parla del suo amore per Giovanni Falcone segna un giro di boa: la rivelazione di amore per un deceduto, ammogliato, per di più spasmodicamente riservato.

Non ho intenzione di criticare la Boccassini, non me ne arrogo il diritto. Voglio solo ribadire, da uomo che ha frequentato (spesso non incolpevolmente) il segreto, che ci sono cose che possono rimanere non dette senza perdere valore. E che il nostro passato ci regala molto raramente occasioni in cui ringiovanire senza far torto a nessuno: una di queste è stringerci al ricordo più bello e più lontano, e coccolarlo perché resti per sempre nostro. Solo nostro.

Dai, l’anno prossimo un tema su Fabio Volo

L’effetto domino di Twitter è sorprendente. Anche nello svelare l’ignoranza. Non conoscere Claudio Magris non è un delitto, essere orgogliosi di non sapere chi sia è sì un delitto contro la cultura.
Un diciannovenne che non ha mai sentito parlare di Magris è uno che non ha mai letto un giornale, che non conosce il meglio della cultura italiana. Ma di questi tempi non è uno scandalo.
Magris, oltre a qualche libriccino, ha scritto decine di articoli sui giornali (Corriere della Sera) e ha sfiorato il Nobel per la letteratura, che non è la Coppa dei campioni, ma che qualcosa significa per noi senzienti (magari anche malati di calcio).
Per un liceale non conoscere Claudio Magris non è determinante, sceglierà un altro tema. Per un twittero di retrovia celebrare la consapevolezza di non conoscerlo è una meravigliosa, imperdibile prova della capacità di contagio dell’ignoranza nelle lande dei social network.
L’anno prossimo un bel tema di maturità su Fabio Volo, e tutti contenti.

Magris, parole di peso

Ieri Claudio Magris ha detto sottovoce, a Che tempo che fa, quello che milioni di italiani tentano di dire sbraitando (ma nemmeno tanto): sulla politica, sull’etica, sulla buona educazione, sulla cultura. Se ve lo siete persi qui c’è il link.

Magris VS Santanchè (proprio così)

Non perdetevi un istruttivo faccia a faccia tra Daniela Santanchè e Claudio Magris (sì, avete capito bene) sulle pagine del Corriere della Sera. La diatriba inizia con un articolo di Magris sulla volgarità dei nostri politici e si conclude con una fulminante concatenazione di stupidaggini della Santanchè.
L’effetto complessivo è tranquillizzante: la parola intellettuale non ha solo la valenza negativa che la signora Santanchè le attribuisce.
E questo ci aiuta a capire chi tra i due ha ragione.