Ingiustizia virale

Su internet quest’immagine è ormai virale. Ma non me la sentivo di cestinarla.

Via Davide Romano.

Talenti da call center


Sarà l’età che avanza, ma ho lunghi periodi di distrazione dalle questioni contingenti. Ieri sera, in un raptus di lucidità, mi sono reso conto di non avervi raccontato questa breve storia.
Ho un’amica e un amico (non sono né parenti, né legati tra loro, anzi si conoscono a stento) che lavorano nei call center di compagnie telefoniche.
Lui è un pianista classico, lei è biologa molecolare.
Essendo l’Italia un paese fondato sui call center, mi pare giusto che questi apparati chiave, queste fucine dell’intelligenza nazionale, possano contare sul fecondo apporto di artisti e laureati.
Il resto, cioè le quisquilie che riguardano i ministeri, le università, la scuola, i conservatori e via raccomandando, va lasciato alle veline, alle miss, ai figli-di-qualcuno e ai tronisti.
In fondo ci sarà un motivo se la maggiore compagnia telefonica italiana, sponsor del campionato di calcio italiano (uno dei più importanti del mondo), sceglie come testimonial una modella argentina che, anche se volesse, non riuscirebbe a esprimere un concetto compiuto neanche col suggerimento di un premio Nobel.  Quelli che sanno parlare, magari perché hanno studiato, è giusto che siano impiegati al meglio. Con cuffia e microfono, dietro un’anonima scrivania, 800 euro lordi al mese e il resto si vede.

L’Amia non m’Amia

di Raffaella Catalano

Devo di disfarmi di uno scaldabagno a gas pressoché nuovo che ho tentato di vendere a prezzo stracciato, ma che ormai giace da un anno sul mio già angusto balcone. Peccato buttarlo, ma sono stanca dell’ingombro. Stamattina chiamo il numero verde dell’Amia per il recupero a domicilio dei rifiuti ingombranti. Risponde la classica segreteria, avvisando che gli operatori sono “momentaneamente occupati” e pregando di “richiamare più tardi”. A parte la sgradevolezza dell’accento e del tono della donna che ha registrato l’avviso (ma questo è un peccato veniale), l’Amia (o call center che sia) non offre la possibilità di conoscere i minuti d’attesa previsti, né quindi di aspettare che un operatore si liberi, coltivando la speranza di risolvere il problema. Si può solo richiamare, richiamare, richiamare. Cosa che ho fatto dalle dieci e mezza in poi, a ripetizione. Esito: ho ascoltato infinite volte il messaggio di cui sopra, e anche il segnale di occupato e quello della linea che cadeva dopo due squilli. A rotazione. Ma nessuna risposta. Un servizio fallimentare, giusto per mantenere alto il buon nome dell’Amia che nella top ten dell’inefficienza è al primo posto su tutti i fronti. Stanca e disperata, ho provato a mandare un fax, alternativa indicata nel sito dell’azienda. Assicurano, così c’è scritto, di richiamare entro 48 ore per fissare la data del ritiro. Il conto alla rovescia è iniziato. Nel frattempo, se qualcuno vuole lo scaldabagno, batta un colpo: lo regalo volentieri.