Nulla di strano

Su Myspace c’è un’ampia galleria fotografica dedicata a questa bella signorina.

Direte: beh, che c’è di strano?
Nulla.
Infatti scorrendo le foto si arriva a quest’altra immagine.

Secondo voi la lista Scopelliti a che partito fa capo?

La Calabria urla Venditti

Antonello Venditti

L’attimino fuggente
di Giacomo Cacciatore

Sono calabrese.  E non mi è mai piaciuto Antonello Venditti.
Trovo che sia un cantautore a cui mancano le qualità della seconda parte del composto, cioè “autore”. Sul “cant-” non mi esprimo (questione di gusti), ma i testi di Venditti  mi sono sempre sembrati goffi, didascalici, in perenne litigio con l’agilità poetica che si presuppone peculiare del cantautorato italiano (penso agli esempi  eccelsi di Dalla e De Gregori). Insomma, la parabola del Venditti-paroliere-pensatore mi è apparsa in declino fin dagli esordi. Per tacere di Rocky, Rambo&Sting: siamo nel campo di “come la barca lascia la scia…”. Peggiori sorprese, secondo me, riserva il Venditti conversatore, quello che dialoga da un palco con pubblico e presentatori tv. Preda di un involontario ermetismo, mi è capitato di sentirlo annaspare in una procella di concetti e anacoluti, alla ricerca disperata di qualche pontificazione robusta che lo levasse d’impaccio.  Ricordo un concerto di Capodanno in diretta su Canale 5 in cui Antonello discettò di non so più quali temi importanti con Cristina Parodi (perplessa persino lei). Non si capì un accidente. Finì in uno sforamento di tempi, attutito da un caritatevole applauso.
La frase infelice, infelicissima, sulla Calabria pronunciata pubblicamente qualche giorno fa (“Perché Dio ha fatto la Calabria?”) mi è sembrata il traguardo dello stato degenerativo dell’artista, protratto nel tempo. Niente di più, niente di meno. E, come tale, pur essendo io calabrese e non amando Venditti, non vi leggo dolo. Solo inconsapevolezza, crisi di cooperazione tra il cervello e la lingua, sospetto di ‘nduja cerebrale. In definitiva, lo scivolone di un cantante (mi piace davvero amputare l’accezione “autore”) che, come si dice al di sotto dell’ombelico di Roma, perde molte, preziose occasioni per starsene zitto.  Perfettamente al passo con i tempi, questo sì.