O così o me ne vado

Il succo delle dichiarazioni di Mario Monti è questo: o così o me ne vado. E mai, a mia memoria, un premier aveva minacciato di mollare tutto per il rischio di mancata coesione tra il Paese e il programma di governo. Certo, si dirà, questo non è un esecutivo eletto ed è più facile muoversi per ultimatum. Ma i governi che c’erano prima, pur non essendo tecnici, l’aut aut l’utilizzavano ugualmente, solo in modo più presuntuoso: ad esempio minacciando o imponendo la fiducia.
Credo che la presa di posizione di Monti meriti un minimo spazio nella memoria delle cronache giornalistiche e spero che qualche giornale le dedichi una riflessione ben più approfondita e prestigiosa di questa.
Dalla spocchia del “tanto ce la facciamo da soli”, del “pensatela come volete, noi abbiamo i numeri” al “se vi piace così va bene altrimenti ce ne andiamo”, mi pare che di differenza ce ne sia. Solo che ormai ci siamo abituati a una politica senza tette, culi e barzellette sporche e la crisi di astinenza dal trash fa passare in second’ordine una ritrovata serenità di contenuti.
Monti non è certo il miglior premier (ci sta dissanguando e chissà per quanti anni lo malediremo), però persino i suoi antipatici ultimatum rischiamo di passare alla storia come buone notizie.

Il dio dei calli


“Nella vita privata, uno può fare quello che vuole”.
“Tutti  gli altri, quelli della sinistra, non è che sono meglio”.
“Basta con i fatti personali che vengono spiattellati sui giornali”.
“Mi dà fiducia perché è un imprenditore capace”.
“E’ stato costretto a scendere in campo, sennò lo avrebbero massacrato”.

Questo è un minimo campionario di frasi ricorrenti che potete ascoltare quando vi trovate al cospetto di un berlusconiano convinto. Inutile entrare nel dettaglio dei modi con cui smontare ogni singola affermazione: sarebbe come stilare un manualetto in cui si spiega a un bambino che il fuoco brucia. Meglio lasciare che l’incauto tenda la mano verso il tizzone e che impari sulla propria pelle. Noi confidiamo nei nostri calli e nella Provvidenza.

E qui comando io

Lo mettono sotto inchiesta per concussione e minacce, e lui mette sotto inchiesta chi lo ha messo sotto inchiesta.
Se c’è  un programma televisivo che non gli piace, lui anziché usare il telecomando usa il telefono (la battuta, che ci crediate o no, è di Pierluigi Dark Bersani).
I suoi correi, accusati di favoreggiamento personale (Giancarlo Innocenzi) e di rivelazioni di segreto inerente a un procedimento penale (Augusto Minzolini), sono considerati, nell’unanime logica berlusconiana, persone al di sopra di ogni sospetto: il fatto che lui stesso li abbia piazzati dove sono – e dove esercitano il ruolo di correi – è una mera coincidenza, un misero pretesto per una volgare azione penale esercitata abusivamente.
Di mattina i suoi avvocati lo difendono in tribunale da quegli stessi reati che, nel pomeriggio, cercano di abolire in veste di parlamentari. Lavorano full time.
La legge non è legge senza il suo permesso. E contro la perentorietà delle norme c’è sempre il comodo ricorso al potere. Se una cosa non gli piace, lui la cambia. Se una cosa non gli conviene, lui la cambia. Se uno si rifiuta di cambiare ciò che non gli piace o non gli conviene, lui lo cambia.
Dal berlusconismo non si esce senza vittime.

Misteri della fede (berlusconiana)

Da Annozero del 7 maggio 2009.

Sandro Ruotolo parla per telefono con Elio Letizia, il padre di Noemi, per capire qual è il filo che unisce un anonimo impiegato del comune di Napoli e il presidente del Consiglio.
In blu le riflessioni che vi sottopongo.

Lei domenica mattina chiama il Presidente per sponsorizzare la candidatura di Martusciello. E’ vero o no?
“Guardi, lei mi fa una bella domanda e io le ripeto… come le cose si stanno chiarendo…”
E’ vero o no? Basta una risposta secca. Perché far finta di sorprendersi dicendo “lei mi fa una bella domanda”?

Ma è vero no?
“Quello che dice il presidente… va bene così. Tutto a posto”.
Va bene quello che dice il presidente, qualunque cosa dica?

In quale campagna elettorale lei ha conosciuto il presidente?
“Queste cose piano piano stanno uscendo fuori perché sicuramente ci saranno degli altri politici che se vogliono lo diranno tranquillamente. Ma io non sto a raccontare i fatti degli altri perché c’è la discrezione…”.
Effettivamente un ex politico ieri si è fatto avanti, dando la sua versione. Ma anche qui: perché Elio Letizia non risponde con chiarezza?

Ma è vero che con sua moglie e sua figlia è stato in Sardegna, a Milano, a Roma a incontrare Berlusconi e sua figlia cantava pure?
“Non mi ricordo, sono cose private di famiglia… perchè poi devo dire se certe cose sono vere? Sono cose personali che rimangono a noi… Che sia vero o non sia vero sono cose nostre e devono rimanere nell’ambito della nostra famiglia”.
Non ricorda se lui, impiegato comunale, è stato ripetutamente a casa del capo del governo italiano? E poi quel “che sia vero o non sia vero” è l’unica risposta chiara di tutta l’intervista.

Cari berlusconiani

bbCari berlusconiani,
mi rivolgo direttamente a voi e non al Popolo delle libertà, di cui siete parte, perché una cosa è essere di centrodestra, un’altra è essere berlusconiani.
Siete nella scomoda posizione di vincenti con un leader alla deriva.
Il credito internazionale di cui gode Berlusconi è a picco (non da ora, per la verità).
La sua condotta umana, viste anche le ultime vicende, è censurabile.
Le sue apparizioni in pubblico sono sempre occasione di grasse risate che poco hanno a che vedere col suo ruolo istituzionale.
Il suo governo si fonda sull’uso della forza, anche quando la ragionevolezza imporrebbe un barlume di dialogo.
La sua strategia prevede che non ci siano alfieri o torri, solo pedine da muovere per fare o evitare lo scacco.
La sua prospettiva coincide con la propria immortalità: dopo di lui il diluvio (e il fango già è alle ginocchia).
La vicenda innescata da donna Veronica è personale, è vero, ma anche indicativa. I giornali che spalleggiano Berlusconi invocano quasi la lapidazione della signora perché ha distratto il Gran Condottiero dalla guida del Paese. Non si interrogano però – loro e i fedeli scudieri del premier – su quanto lo stesso condottiero fosse già distratto di suo, tra attricette da raccomandare, veline da provinare per un seggio al Parlamento europeo, diciottenni da festeggiare.
La morale privata esce dai recinti della privacy quando l’interesse comune ne risente. E questa consapevolezza gli americani, che idolatrate quando sono sotto la guida di repubblicani un tantino spregiudicati (e vagamente guerrafondai), ce l’hanno eccome. E allora non sentitevi americani a giorni alterni.
Perché ostinarsi a difendere un personaggio che appare sempre più inaffidabile?
Perché non ammettere che il timone è nelle mani di un capitano ubriaco?
Temo che gli argomenti a difesa del vostro leader diverranno sempre più fragili.
Avete una maggioranza solida, garantita da una democrazia che sbandierate anche quando osservatori indipendenti stigmatizzano il franare di certe libertà in Italia.
Non serve un ammutinamento, semplicemente una presa di coscienza.
Chi crede di essere onnipotente usurpa un diritto anche a voi. Perché vi inganna tutti, pedine e aspiranti torri e alfieri (la regina se l’è venduta).