Casi politici e casi clinici

Credevo che nella politica italiana ci fosse solo un caso clinico (riguarda un noto personaggio che si crede il Creatore, ma che non si fa ancora chiamare Dio solo perché, essendo il nome troppo corto, non riuscirebbe ad ottenere un risalto adeguato nei titoli dei giornali).
Invece c’è un altro caso disperato: quello dell’unico presidente autoproclamatosi contro il volere dell’intero pianeta terra e senza nemmeno essersi preso la briga di architettare un golpe (la parola golpe, nel suo dizionario da patatine Pai, non esiste in quanto considerata un refuso).
Quest’uomo è Riccardo Villari.
Il capo della commissione di vigilanza Rai resiste allo scioglimento ordinato dai presidenti di Camera e Senato annunciando ricorsi e resistenza passiva, tipo cagnolino che si ribella al guinzaglio del padrone.
Siamo entrati in un’altra epoca, ormai. Dopo la lottizzazione delle assunzioni assistiamo ad una lottizzazione monoteista, in cui è il vertice supremo che si autoimpone per vocazione, illuminazione. Che gliene frega del resto?
E stavolta i partiti non c’entrano. Un Villari è troppo persino per il Centrodestra (il Centrosinistra in tal senso ha già dato…).
L’unico posto che questo poltronista da Trofeo Attack merita, ad essere benevolenti, è quello in una clinica. Con le sbarre alle finestre.