Quel “papello” delle assunzioni

L’articolo pubblicato su Repubblica Palermo.

Il caso delle assunzioni all’Ast è la sintesi migliore (migliore si fa per dire) del sistema fallimentare del lavoro pubblico in Sicilia. Perché ha in sé tutti gli elementi che contribuiscono al peggiore dei risultati: la raccomandazione come regola, il merito come eccezione, il clientelismo dilagante, il malcostume come stile di vita. Con una pervicacia rara, in netto contrasto con la provvisorietà che caratterizza ogni visione strategica di gran parte dei nostri governanti, la politica continua a gestire sfacciatamente il mondo del lavoro fregandosene dei tempi che cambiano e, diciamolo, della buona creanza. Inoltre per soddisfare le richieste di questo o di quel presidente, di questo o di quell’onorevole, il carrozzone dell’Ast veniva affollato di raccomandati facendo più assunzioni del dovuto. E questo nella terra della disoccupazione endemica, dei cervelli in fuga, della disparità sociale imposta dalla mafia, suona come un delitto contro l’etica. Un doppio danno: perché se da un lato si mettevano dentro persone che non servivano a nulla e che non avevano nessun diritto di star lì, dall’altro si tagliavano automaticamente le gambe a chi aveva i titoli, la capacità.

La protervia con la quale il Palazzo si blinda ai problemi del mondo rasenta il feticismo: il potere come oggetto di culto, come arma per il genocidio del merito. L’esercizio della promessa, soprattutto in periodi elettorali, è qualcosa che assomiglia più alla pesca a strascico che alla semina. E quel “papello” con la lunga lista di persone da assumere è il totem del fallimento di un sistema politico inadeguato e persino pericoloso.
Non è storia nuova, lo sappiamo. Non è storia finita, lo temiamo.    

Astenersi perditempo

Senza troppi giri di parole: ho l’incarico di reclutare una piccola squadra di giornalisti – tra deskisti e collaboratori esterni – per un nuovo progetto editoriale che riguarda Palermo.
Per evitare telefonate notturne, improvvise materializzazioni di ex-ex-ex amici, beghe di corporazione, restringo il campo dell’offerta.
Cerco giornalisti con esperienza redazionale, cioè persone che sappiano pesare le notizie, scriverle e titolarle. Professionisti rapidi nell’esecuzione che abbiano un’agenda telefonica ben curata: per loro ci sarà una retribuzione fissa mensile.
Cerco anche giovani che vogliano farsi le ossa e che mostrino di avere passione: per loro ci sarà la possibilità di avere una vetrina prestigiosa.
Ognuno col suo bagaglio di esperienza e/o di passione, senza “padrini” e senza possibilità di saltare la coda: come si faceva una volta, almeno dalle mie parti.
Cerco artigiani della parola che vogliano stupirmi a tal punto da inventare uno spazio tutto per loro.
Chiunque voglia proporsi può inviare una e-mail.
Astenersi perditempo.

Distrazione

Mi era sfuggita questa notizia. Un errore imperdonabile dato che della vicenda avevamo parlato.

Aggiornamento.

Ecco alcuni passaggi del comunicato stampa del Cdr dell’ufficio stampa della Regione siciliana:

Il Comitato di redazione dell’Ufficio stampa della Regione siciliana esprime fiducia nell’operato della magistratura (…) Il cdr manifesta stupore e sconcerto sia per il presunto coinvolgimento dei giornalisti nell’indagine, sia per la pubblicazione della notizia che rappresenta una palese violazione del segreto istruttorio, del segreto d’ufficio e della recente normativa processuale. (…)
I giornalisti della Presidenza della Regione denunciano l’accanimento mediatico che, ormai da anni, accompagna la loro attività professionale. Le indagini in corso accerteranno la legittimità operativa di quest’Ufficio, restituendo ai giornalisti quella dignità professionale e deontologica che nessuno può mettere in dubbio (…).