Caro futuro segretario del Pd siciliano

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica

Caro futuro segretario del Pd siciliano, tra tre giorni lei sarà sulla sella del partito più indomabile della Sicilia. Con una particolarità tutta sicula (noi siciliani adoriamo inventarci pieghe di singolarità nelle quali nasconderci): la vita del partito democratico è l’unico rodeo in cui i calci in pancia non li prende il gaucho, ma il pubblico.
Io c’ero, sulle gradinate, quando nel 2008 voi annunciaste un’opposizione durissima al governo di Raffaele Lombardo. Non mi piaceva troppo il centrodestra pigliatutto, ma soprattutto avevo la sensazione che la concezione autonomistica di Lombardo e dei suoi ideologi etnei fosse di tipo domestico: della serie, ognuno nelle sue pentole ci mette quello che vuole, a patto che la spesa la faccia qualcun altro. E siccome la Sicilia aveva già dato da mangiare a troppi scrocconi, decisi di votare per il Pd. Continua a leggere Caro futuro segretario del Pd siciliano

La legge col nickname

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Il problema è l’Autonomia con la A maiuscola, quel certificato di specificità, di autodeterminazione, quel concentrato di diritti che tutti invocano quando c’è da correre ai ripari per una mancanza: una via di mezzo tra il libretto di giustificazione e la toppa sul fondo dei calzoni.
Così, quando un manipolo di deputati ha deciso che il decreto Monti sui tagli riguarda tutti gli italiani tranne loro, il primo argomento che gli è venuto in mente è stato quello legato all’Autonomia. Con un’appendice che sembrerebbe di perversione logica, ma che invece è da medaglia d’oro al concorso per facce di bronzo: il decreto, che andrebbe applicato obbligatoriamente, non va applicato col suo nome ma con una specie di nickname in modo da salvare le apparenze e da modificare la sostanza. In tal modo i deputati siciliani si ridurrebbero finalmente lo stipendio, come gli chiede l’universo mondo, scendendo un po’ al di sotto rispetto a quello dei senatori (apparenza), ma riuscirebbero a mettere da parte qualche migliaio di euro in più al mese rispetto ai colleghi delle altre regioni (sostanza).
La strategia è stata messa a punto in una riunione carbonara in una saletta accanto a quella che ospita la commissione per la spending review, una commissione talmente utile che l’unica decisione degna di nota in materia è nata altrove. Come effetto immediato il presidente Antonello Cracolici si è giustamente dimesso accusando i colleghi di traccheggi, il che dà la misura della gravità della situazione visto che lo storico esponente pd prima di oggi non si era mai dimesso da nulla.
(…)
Ad ogni modo, non è il vil denaro il problema sul quale si dibatte adesso all’Ars, ma quello, inderogabile, urgente e urente, dell’Autonomia con la A maiuscola. Lo spiega benissimo Riccardo Savona, il fine ideatore del nuovo corso in materia di retribuzioni parlamentari sicule, quello della legge col nickname e della saletta carbonara: “Non possiamo perdere la nostra autonomia. Rimanere agganciati al Senato è più un fatto di principio. Tutto il parlamento è con me”.
L’ultima frase rischia di essere la verità.