Sallusti tiene famiglia

Per esempio: Alfano non può non sapere che Berlusconi non è uomo condizionabile, come dimostra la sua vita di politico e imprenditore che nei momenti decisivi, dopo aver ascoltato tutti fino alla nausea, ha sempre deciso di testa propria, a volte smentendo i pareri di consiglieri storici, figli e potenti di turno. Attribuire ai falchi un tale, inedito potere è ridicolo, un modo forse di esorcizzare il fallimento di una alleanza, quella con il Pd, in cui avevano creduto e nella quale volevano continuare a credere dalla comoda poltrona di ministri.

Oggi sul Giornale Alessandro Sallusti scrive un editoriale per difendere la sua compagna. Della serie: un conflitto di interessi sana un possibile conflitto familiare.

Freedom


L’arresto di Alessandro Sallusti sarebbe tanto irritante quanto l’approvazione di una norma che, quasi ad hoc, gli evitasse il carcere. In entrambi i casi infatti si correrebbe il rischio di santificare un condannato: facendone nel primo caso un martire, e nel secondo un modello.
Il personaggio è quello che è, abituato agli estremismi di un giornalismo senza scrupoli ma non per questo senza padroni. Sallusti – è la mia impressione – non vede l’ora di essere arrestato, di diventare la bandiera di una lotta politica che col giornalismo ha poco a che vedere, come i personaggi di questa vicenda.
Sono pronto a battermi perché lo lascino libero. Solo così si avvicinerà più rapidamente al dimenticatoio che gli spetta.

A proposito di Renato Farina

Renato Farina, il personaggio radiato dall’Ordine dei giornalisti per aver pubblicato notizie false su commissione dei servizi segreti italiani, condannato per favoreggiamento nel caso Abu Omar nonché per falso in atto pubblico dopo aver introdotto in carcere (durante una fondamentale visita a Lele Mora) una persona che non ne aveva titolo, è naturalmente anche un deputato della Repubblica: ci mancherebbe altro, con questo curriculum.
Come sapete Farina è anche il protagonista occulto, o meglio vigliacco, del caso Sallusti cioè l’autore anonimo dell’articolo incriminato. Solo l’altro giorno, dopo molti anni trascorsi a rintanarsi sotto gli impermeabili degli agenti del Sismi, il nostro personaggio ha trovato il coraggio di ammettere le sue responsabilità quando ormai la frittata era fatta.
E’ insomma uno che della segretezza storta, del trasversalismo bieco e della doppiezza, ha fatto uno stile di vita. Per questo, spulciando nella sua attività di parlamentare, mi ha colpito una delle sue più recenti interpellanze, dedicata alla pubblicazione delle carte segrete del Papa. Prendendo spunto da articoli del Corriere della Sera e del settimanale Sette, l’infarinato Farina tuona contro “tali notizie di stampa”… che “danno conto di patenti violazioni della segretezza delle comunicazioni private e della pubblicazione di documenti riservati di uno Stato amico”.
Tutto chiaro?
L’esperto della disinformazione a pagamento – perché i Servizi lo pagavano per pubblicare falsità, secondo sua stessa ammissione – se la prende con l’informazione ordinaria. E lo fa firmando un atto pubblico, in veste di rappresentante dei cittadini.
Se nessuno ancora ha il coraggio di prenderlo a calci in culo, è provato che siamo un Paese senza speranza.

Mi dispiace, non siamo tutti Sallusti

Il tam tam internettiano in difesa di Alessandro Sallusti ha toccato picchi di ipocrisia e superficialità da Guinnes dei primati. Ieri ho letto migliaia di messaggi deliranti sulla vicenda del direttore del Giornale che, lo dico apertamente, non merita di finire in carcere vivendo in un paese in cui in carcere non ci stanno più neanche i corruttori e gli assassini.
Su Twitter impazzava l’hashtag #siamotuttisallusti, e bastava scorrere i commenti per avere la prova dell’effetto deleterio delle catene di Sant’Antonio: quando si diffondono parole senza senso, la ragione vaga come una barca senza timone.
La panzana più grottesca (e purtroppo più frequente) ieri era basata sull’equivalenza tra il caso Sallusti e la libertà di stampa. Caso da manuale in cui si confonde il mestolo con la minestra: operazione che non solo è da stupidi, ma che fa anche male alla salute (provate a ingoiare un mestolo e vedrete quanto ve ne frega poi della minestra).
Il problema del direttore del Giornale è quello di aver violato la legge, legge che può piacere o meno ma questo è un altro discorso. La libertà di stampa non c’entra un tubo perché il giornalista non può mai avere garanzia di impunità per ciò che scrive, per di più sbagliando. La libertà di stampa insomma non è uno scudo contro l’irresponsabilità, ma una necessità dello stato democratico, cioé qualcosa di sideralmente distante dal privilegio di casta.
Sallusti non merita il carcere per la sopra citata questione di congruità (prima in cella ci vadano e ci restino i delinquenti, poi – ma proprio poi – si penserà ai diffamatori), ma evitiamo di fare le fiaccolate per uno che con la buona informazione, quella non asservita alle esigenze del padrone, quella che non insegue gli asini che volano, non c’entra niente.
Il caso Boffo non vi dice niente?