Dare dell’idiota a chi lo è

Siccome è in atto una campagna di neo-qualunquismo sull’aggressività del web e sulla pericolosità di certi movimenti di incultura che crescono nei social network, ho pensato di impegnarmi in un’operazione di denuncia. Ogni volta che mi capiterà di imbattermi in un idiota del web, ne darò notizia su queste pagine: si accettano segnalazioni, ovviamente.
Col tempo spero di dimostrare che non servono nuove norme per garantire la pulizia di un luogo virtuale, perché le regole esistono già e basterebbe applicarle per evitare odiose generalizzazioni. Un cretino che online offende a raffica chiunque, è lo stesso cretino che imbratta i monumenti o che buca le ruote delle auto il sabato sera. Un delinquente che istiga alla violenza via internet è lo stesso delinquente che guida ubriaco e falcia il primo pedone che gli capita a tiro. La cattiveria gratuita e anonima ha lo stesso seme di invidia sia nel web che allo stadio.
Chissà quando ci si renderà conto che non sono le connessioni telematiche il problema, ma le connessioni cerebrali.

Minimo elogio dell’ira

Adirarsi è facile, ne sono tutti capaci, ma non è assolutamente facile, e soprattutto non è da tutti adirarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto, e per la giusta causa.

Aristotele
“Etica a Nicomaco”, in “Opere”

Ho frequentato l’ira per qualche tempo (buio) della mia vita. Tuttora combatto per liberarmene in modo definitivo, e non sempre vinco.
Tuttavia trovo che, specie coi tempi che corrono, si tenda a raffreddare gli animi più per intorpidirli che per ricondurli a migliore ragione.
E’ vero, l’ira, a differenza dell’aggressività e dell’odio, non siede al tavolo della razionalità, non si ciba della padronanza delle azioni.
Fare a meno dei sentimenti estremi e autolesionisti è certamente cosa sana e giusta.
Non so che ne pensate, però secondo me bisognerebbe rivalutare il concetto di giusta misura (o modica quantità) dell’ira tanto per salvaguardare un certo mondo di valori che non ha bisogno di sorrisi patinati, di finta calma, di acquiescenza forzata, di ipocrita democrazia, di civilissima noia.
E’ vero l’ira è cieca e acceca.
Come l’amore, però.