Miraggi africani

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Foto di Antonio Ilardo.

Forza Rino

Rino Martinez

Rino Martinez è un artista senza troppa fortuna. Ha cantato e suonato dovunque e non sempre le sue produzioni sono state degne di nota. Tuttavia è un artista cocciuto e ammirevole: ha visto per sé una strada e l’ha percorsa senza mai un indugio. I risultati sono negli occhi di chi guarda, nelle orecchie di chi ascolta.
Ma non è del cantante che voglio occuparmi.
Da qualche anno Rino è un missionario laico che ha fatto dell’Africa la sua terra di elargizione: le ambizioni dell’artista sono state impacchettate, come si fa con i tappeti d’estate, e messe in cantina. Perché c’era altro di cui Rino Martinez voleva occuparsi: popolazioni azzoppate dalle carestie, minoranze etniche cancellate dalle guerre, tribù affamate dai totalitarismi.
Uno che molla tutto, persino il poco che ha agguantato in anni e anni di eterna gavetta, uno che si sbatte per un vantaggio che non è il suo, uno che usa la religione nel migliore dei modi, cioè come benzina per il motore delle sane intenzioni, dovrebbe essere di per sé notizia, reportage, titolo, commento, foto e didascalia. Uno che vive e sopravvive per portare avanti il progetto folle e rivoluzionario di dare a chi non ha, meriterebbe l’onore della popolarità (quella vera e genuina).
A Palermo tutti dovrebbero sapere chi è Rino Martinez (e non sarebbe male che la voce si diffondesse anche nel “continente”): uno che piccona senza sosta contro il muro del nostro egoismo.
E tutti, appreso della malattia vigliacca che adesso vorrebbe metterlo all’angolo, dovrebbero sbracciarsi, scrivere o gridare: Forza Rino, sbrigati a guarire.

I due titani

La vignetta è di Gianni Allegra
La vignetta è di Gianni Allegra

Tra il Papa e Berlusconi l’imbarazzo della scelta per scrivere ogni giorno un post produce un tremendo effetto collaterale: l’avvelenamento della fantasia.
In una gara che sembra eterna, questi due titani fanno di tutto per ribaltare la logica e, quel che è peggio, per superare se stessi. Berlusconi sa infatti che nessuno lo può battere in acrobazie politiche… nessuno tranne Berlusconi, appunto. Per questo ultimamente ha stilato due piani casa, uno con errori di ortografia, che ha nascosto nel cassetto, l’altro in un italiano mediamente corretto,  che ha fatto recapitare alle opposizioni per poterlo smentire con serenità. “Io non scriverei mai una cosa del genere”.
Il Papa, forte di un ruolo di AD in un’azienda che non può fallire ma tuttalpiù deludere, deve trovare quotidianamente un appiglio di cronaca per giustificare nel modo più dirompente il suo ruolo: dopo aver bocciato il preservativo mentre si trovava nel continente dell’Aids, sta adesso progettando una missione da Vissani per stigmatizzare l’orribile laicità degli spaghetti.
Capite bene che con personaggi di tale livello è difficilissimo scrivere di altro, a meno che non ci si inventi nuovi scenari. Si accettano indicazioni.

Aggiornamento. Ecco la foto di cui si parla nei commenti.image0021

Il preservativo del Papa

papa-ratzinger-al-museoPrendete un continente martoriato come l’Africa. Prendete un Papa che si mostra sommo solo nelle somme stupidaggini che dispensa nel nome di un Dio che immagino, anzi spero, si tappi occhi e orecchi. Prendete un dramma come l’Aids. E prendete uno strumento efficace, indolore e civile come il preservativo. Mescolate il tutto e il risultato è questo: il Papa, in visita nel continente africano, dice che il preservativo non serve per contrastare il dilagare dell’Aids e che invece occorre “un rinnovo spirituale e umano” nella sessualità.
Le lancette dell’orologio di Ratzinger accelerano la loro marcia in senso antiorario, in un progredire di enormità che ormai sfiora il negazionismo del più cretino dei lefevbriani.
Dire al mondo che il “rinnovo spirituale e umano della sessualità” è più utile del preservativo significa, nell’ordine: a) Negare ciò che è reale, scientificamente provato; b) Propagandare una sorta di primo tagliando della sessualità (c’è stato un rodaggio? un certificato di garanzia?); c) Avvolgere nel fumo sintetico (tipo quello delle discoteche di un tempo) le menti più che confuse di milioni di fedeli.
A meno che il nostro Papa non voglia farsi lui stesso profilattico, sommo garante della somma correttezza di un rapporto sessuale, l’unico appello che mi sento di fare, ancora sbalordito per tali affermazioni, è: cari fratelli, fermatelo.