Sviste mondiali

Suocerando

di Abbattiamo i termosifoni

Durante Italia-Nuova Zelanda, una telecamera Rai inquadra un uomo con una testa fitta di capelli bianchi, un paio d’occhiali, un mezzobusto vestito di color porpora.
Mia suocera chiede: “Ma che ci fa il papa allo stadio?”.
Era Marcello Lippi.

Il nemico giurato della lingua italiana

di Tony Gaudesi

Assurdo, grottesco, vergognoso…
Anche saccheggiando tutti gli aggettivi tendenti al ribasso del nostro vocabolario non si riuscirebbe a fotografare alla perfezione l’ennesima italica boiata: il premio “Spettacolo cultura e società”,  assegnato  nei giorni scorsi a Luca Giurato nell’ambito dell’Amalfi media award 2010.
Un riconoscimento dall’Alto Patronato (quello del Presidente della Repubblica), ma evidentemente dal basso profilo, se arriva a  gratificare chi quotidianamente ostenta la stessa frequentazione con grammatica e sintassi di uno Zulu con il Galateo.
E siccome la brutte notizie, come i carabinieri, viaggiano sempre in coppia, ecco impigliata nella Rete la seconda mediatica bastonata: il nostro fuoriclasse  della parola era stato insignito appena qualche mese prima del premio culturale e giornalistico Civiltà De Marsì, per i suoi cinquant’anni di giornalismo.
E’ vero che chi parla in maniche di camicia, spesso riesce anche a scrivere in giacca e cravatta, ma riesce difficile credere che il capocannoniere degli strafalcioni via etere, il Terminator di congiuntivi e perfino indicativi, possa essere Mister Hyde e dottor Jekill, ascia e fioretto, trattore e cabriolet, capace di  pubblici scivoloni e carbonare virtù,  riuscendo,  a riflettori spenti, a martellare pezzi corretti e persino brandelli di prosa alata sulla tastiera del suo pc.
Per il nemico-Giurato della lingua di Dante era già forse un premio eccessivo la tessera dell’Ordine, che  non credo possa gonfiarsi il petto di annoverarlo tra gli iscritti. Se la tessera di giornalista fosse una patente a punti, quella di Giurato sarebbe in rosso perenne. E, invece, ecco fioccare i premi e le conduzioni  Rai per un giornalista che, evidentemente, si ostinano a considerare di prima fascia e non, come sarebbe forse più opportuno, da fascia protetta.

That’s incredible

Nella classifica dei post più linkati di questo blog è balzato in prima posizione il post più personale che abbia mai scritto. Sono senza parole.
Mia moglie ringrazia.

Un borghese piccolo piccolo

La cordigliera di rifiuti che attraversa Palermo continua, da mesi, a essere notizia di secondo o terzo livello. Di conseguenza continua il mistero (sempre più appassionante) dello scarso successo della monnezza di destra di Palermo rispetto a quella di sinistra di Napoli, che a suo tempo fu protagonista di un indimenticabile kolossal mediatico culminato nel salvifico arrivo di Berlusconi, che con la sola imposizione delle mani fece sparire le deiezioni di una regione intera in misteriosi buchi. Riparato in Sudafrica con i suoi cari per assistere ai Mondiali, il sindaco Cammarata, un bel signore abbronzato, non pare particolarmente afflitto dalle circostanze. Ove ci fosse emergenza (lo decideranno il Tg1 e il Tg5), risulta difficile immaginarlo travolto dalle polemiche e inseguito dai rimorsi come capitò al collega Bassolino. Ha quel sembiante sorridente e sano che appartiene alla ristretta borghesia meridionale, gente che ne ha viste parecchie ma non si è mai scomposta: per questo si è borghesia, mica per altro. È stato al tempo stesso sindaco e deputato, quand´anche a Palermo la situazione precipitasse lui potrebbe sempre dire che è stato costretto a passare molto tempo a Roma e insomma, non ci si può occupare di tutto.

L’amaca di Michele Serra su la Repubblica di ieri.

20.000

Per gli amanti dei numeri: siamo arrivati al commento numero 20.000, su un totale di 1.750 articoli. Ciò significa che ogni post ha in media 11,5 commenti.

Il re di Palermo

Il re di Palermo è nato a Nardò, in provincia di Foggia Lecce, parla pugliese ed è un campione di umanità.
E’ Fabrizio Miccoli, il mio calciatore preferito: ovvero un termine di paragone costante, qualunque sia la partita che si sta guardando, un magico anello di congiunzione con l’infanzia delle figurine Panini, un’entità superiore alla quale si chiedono miracoli di cuoio.
Sire Miccoli ieri ha raccontato come e perché ha scelto di rimanere a Palermo, nonostante un’offerta milionaria da Birmingham: non esistono solo i soldi, questo è il succo.
In un momento in cui cresce la folla di personaggi che insultano quotidianamente, con la loro semplice presenza, questa città, in cui si tende a fuggire più che a rimanere (vedi l’avventura del sindaco in contumacia), in cui ci si riempie la bocca di verbi al futuro dimenticando l’urgenza del presente, in questo momento il gesto di re Miccoli mi appare consolante.
E non mi importa se i suoi sacrifici economici sono quelli di un giocatore che è già ben pagato, né della ruffianeria intrinseca delle conferenze stampa, mi interessa soltanto la gioia egoistica di poter contare ancora su un gigante di un metro e sessantotto quando la mia squadra è in difficoltà, di ballare di gioia davanti al divano quando il re manda in rete un pallone che sembra radiocomandato. Mi affascina il mito dell’uomo che usa il piede come bacchetta magica e che quando segna ci guarda dal televisore con quegli occhi sgranati e ci dice: questo gol è per voi.
Perché lui questo sa fare: violare difese avversarie, abbattere portieri blasonati, correre col ginocchio fracassato, sparare pallonate, dipingere traiettorie e riscuotere applausi meritati.
In una città priva di gran parte di ciò che le è dovuto, Fabrizio Miccoli è un uomo da portare in trionfo. Come si addice a un re.

Svestire gli ignudi

Palermo è sommersa dai rifiuti. E la giunta del famoso sindaco in contumacia che fa? Aumenta la Tarsu del 54 per cento, per risolvere i problemi del carrozzone Amia.
Salti di gioia da parte dell’opposizione che ha sventato un aumento del 75 per cento.
E’ come foste al ristorante, vi servissero in modo penoso piatti vomitevoli e alla fine vi presentassero un conto maggiorato per premiare cuochi e camerieri.

Cesa (io ricordo)

Certo, uno è tentato di accogliere con sorpresa la decisione del segretario dell’Udc di cacciare via un adepto in odor di droga: un atto così estremo in un partito così conservatore rischia persino di far piacere, se non altro per la novità. Se però poi si riacquista un minimo di memoria, l’entusiasmo si spegne. E tutto torna tragicamente a posto.

Nessuna risposta

Prendete tutti quelli superindaffarati, uomini e donne in carriera con una vita di superlavoro, e metteteli da parte. Poi prendete tutti quelli distratti, quelli che dimenticano tutto, e metteteli da parte. Poi prendete tutti quelli depressi, quelli che non vogliono sentire e/o vedere nessuno perché non sanno che faccia affittare, e metteteli da parte. Poi prendete tutti quelli borderline con la legge, quelli che hanno debiti o pendenze (non anatomiche) di vario tipo, e metteteli da parte. Poi prendete tutti quelli negati per la tecnologia, quelli che non distinguono un telefonino da una ceramica di Nino Parrucca se non per il fatto che il primo glielo ha regalato la moglie e l’altra la suocera, e metteteli da parte. Prendete tutti quelli a cui voi fate una profonda antipatia e metteteli da parte.
Tra quelli che restano ci sono alcuni esemplari da studiare: sono quelli che si negano senza un apparente motivo, quelli che quando li chiamate al cellulare non rispondono mai.
Perché ignorano la chiamata di qualcuno che – loro lo sanno bene – non ha da chiedere nulla e semmai ha da offrire?
Perché sopravvivono senza sensi di colpa davanti ai messaggi del loro cellulare che gli ricorda la loro inadempienza?
Perché quando richiamano, freschi e pettinati, vi devono intavolare la favola di un impegno che per giorni o settimane ha impedito loro di schiacciare un minuscolo tasto?
Perché mentono senza che, in fondo, ce ne sia bisogno?
Nella mia esperienza ci sono due o tre casi di questo genere, che non fanno fenomeno ma mi forniscono un’indicazione di massima: si tratta di persone che confondono affetti con interessi, tempo libero con tempo pieno, sentimenti con alimenti, volontarietà con contingenza, prima con dopo. Si tratta comunque di persone infelici.
Se uno ci tiene alla loro amicizia, le richiama come se giocasse un terno al lotto. Altrimenti le manda a quel paese senza passare dal via.

Onorevole Cintola, un esamino

Pare che il deputato regionale siciliano dell’Udc Salvatore Cintola sia un consumatore di cocaina. Lui dice che non è vero. Bene, l’onorevole sarà di certo pronto a sottoporsi a un esame tossicologico (o come caspita si chiama). Lo faccia subito. Così, entro il weekend, tutti sapremo se lui mente o se è stato calunniato. Dopodiché ci sarà qualcuno che dovrà chiedere scusa e qualcun altro che dovrà essere cacciato a pedate.