La prima volta

Sulla mia agenda ho segnato una data, quella di venerdì scorso (23 luglio). E’ il giorno in cui ho fatto il mio primo abbonamento a un giornale che non è di carta: nello specifico la Repubblica, edizione per iPad.

Ricordo ancora la prima volta in cui acquistai un cd: Van Halen. Dopo averlo fatto girare per un paio di giorni consecutivi nel lettore (col rischio di sterminare la famiglia), lo riposi sopra la colonna di ellepi, nello studio di mio padre.
Oggi i vinili non li ho più (li vendetti negli anni Ottanta in preda a una dissennata smania di far spazio), il lettore è ancora al suo posto, i cd sono diventati centinaia e lo studio di mio padre è diventata la camera da letto mia e di mia moglie.
I cambiamenti epocali sono quelli di cui non ci si rende conto subito. Sui cd c’erano mille dubbi: resisteranno al tempo? Garantiranno la stessa fedeltà? Ci saranno assortimenti adeguati?
Ne comprai uno per curiosità. Poi un altro, e un altro ancora…
Finì come finì. E non mi pare che sia andata male. Se non altro nell’ex studio di mio padre si dorme benissimo.

Bella e basta

Per Belen un’estate di nubi. Le vogliono togliere la conduzione di Sanremo, i contratti pubblicitari e il diritto di cittadinanza televisiva in generale. Tutto perché è stata coinvolta nell’inchiesta milanese sulla cocaina.
In tv e sui giornali si discute sulla possibile riabilitazione pubblica, sulla resurrezione dell’immagine di chi ha avuto a che fare con la droga. Speriamo che un giorno si discuta anche del perché una bella ragazza – bella e basta – che parla un italiano goffo con una brutta voce, che non ha idea di cosa sia la recitazione e che in fondo non sa far nulla a parte che mostrarsi, debba presentare il festival di Sanremo, pubblicizzare i prodotti italiani e monopolizzare salotti, divanetti e seggiole di ogni trasmissione televisiva di questo Paese.

Pre-conto

Il locale è bello, bello come una piazza di Palermo stipata di tavolini tra aiuole, selciato e auto che addentano il marciapiede.
Il conto un po’ meno.
Siamo a le Cremolose, uno dei luoghi culto della Palermo da trangugiare.
Ti distrai e loro tentano di farti pagare un panino sei euro e passa: riflettete, dodici mila lire per un panino. Manco fosse imbottito di platino e uranio impoverito (il famoso “panino atomico”, roba da fare invidia alle prime paninerie degli anni Ottanta).
Poi protesti e gli euro diventano tre e cinquanta (come da menu), e ti consoli perché se non fossi stato attento ti avrebbero fregato.
La soddisfazione dura poco, il tempo di rileggere con attenzione il conto. Paghi sulla base di uno scontrino che ti viene servito con solennità: carpetta di finto cuoio su piatto, con letto di tovagliolo. Se sei in serata sì ti va di sbirciare, scoprire che cercano di appiopparti qualcosa più del dovuto (vedi panino), accorgerti che quel foglietto non ha alcun valore fiscale.
Protesti alla cassa. Una figurante mezza cameriera e mezza contabile ti risponde che quello è il pre-conto. Tu ti incazzi e ribatti che del pre-conto te ne sbatti i pre-coglioni perché tu non paghi con pre-soldi e soprattutto le riveli che quel pre-pizzino hanno già cercato di rifilartelo altre volte e che tu glielo hai contestato perché non sei un pre-scemo.
A malapena e con qualche mugugno ti riducono del giusto il prezzo del panino (di cui sopra) e ti rilasciano finalmente uno scontrino fiscale.
Te ne vai con la soddisfazione di avere sventato una rapina.
Prendete appunti.
Le Cremolose
, piazza Alberico Gentili a Palermo: c’è materiale per la Guardia di Finanza e per qualche magistrato volenteroso.

E vabbè, è estate

Siti di informazione e blog impazziti di divertimento per questo simil rap pubblicato sul blog di Gianfranco Micciché. Un trust di cervelli sta cercando di spiegare a Minzolini il senso di quei presunti endecasillabi: poi forse seguirà editoriale.

Nonostante il suo sedere

Nella vicenda della coca nei locali della movida milanese, spicca la figuraccia del sindaco di Sanremo, e non per la droga ma per lo spaccio di minchiate. Prima dichiara guerra a Belen, nonostante “il suo sedere particolarmente bello”. Poi, dopo essersi informato (operazione che di solito andrebbe svolta prima di dichiarare),  corregge e anzi elogia la professionalità della modella. Il tutto senza un briciolo di imbarazzo.

Il portafoglio


La scorsa settimana un amico mi spiegava una sua teoria molto affascinante, difficile da illustrare ma facile da intuire: ogni cambio di portafoglio è il segnalibro di una svolta.
Quanti di voi ricordano i portafogli che furono?
Io me li ricordo. Ricordo dove e quando li ho comprati, dove e come li ho persi, dove e perché li ho accantonati.
Una volta mi accadde di perderne uno in un modo che oggi, a cuor felice, reputo quasi volontario. Allora credetti di smarrirlo in un supermercato, molti anni dopo scoprii che c’era uno spirito burlone e fidato che mi aveva suggerito di lasciarlo lì, col suo carico di mefitica ordinarietà, accanto alla cassa di una commessa dal viso arcigno.
Un’altra volta scelsi di nasconderne uno nella cabina di una nave.
Un’altra ancora acquistai un modello che mai avrei usato: mi piaceva averlo, e basta.
Quanti portafogli contengono più (o meno) di quel che mostrano.

Naturalmente

C’è una giornalista spagnola diventata famosa in tutto il mondo per un bacio.
Il premier più assatanato del mondo poteva lasciarsela sfuggire? Ovviamente no: l’ha reclutata nelle sue tv.

Colon retto

Nel fine settimana mi è capitato tra le mani il libro di Fabio Volo “Un posto nel mondo”.
La frase che più mi ha colpito è questa.

Capisco di avere un buon rapporto con una persona non per ciò che diciamo, ma per la capacità che ho di cacare a casa sua e per il tempo che resto in bagno.

Il libro è un’irritante rassegna di banalità, tipo:

Il coraggioso si plasma la fortuna da solo.

Oppure:

L’innamoramento è come una sbronza che altera la realtà. Fare un figlio perché si è innamorati è come comprare una casa da ubriachi.

Il resto è un susseguirsi di consigli sulle tecniche di masturbazione davanti ai canali tv criptati, un tripudio di pisciate, di noiosi rapporti sessuali (noiosi perché mal raccontati) e di luoghi comuni sulle donne.
Ciò che dovrebbe stupire non sono le centinaia di migliaia di copie vendute, ma il rischio che questo best seller sia considerato il manifesto di una generazione. Una generazione che, come il suo guru, ha un baricentro di ragionamento molto basso. Diciamo al livello del colon retto.

Grazie alla Contessa.

A ognuno il suo partito

Noi saremo pure quelli del partito dell’odio e del buio, lui ha diritto di restare nel partito dell’amore e del sole. A scacchi.

Daverio incazzato

Non sono ne comunista ne stalinista, sono convinto giacobino, ed ho risposto alla provocazione con una giusta contro provocazione. Solo dei fessi potevano non capire. Solo dei perversi potevano fingere di non aver capito.
Cari palermitani, vi ho voluto bene, da ingenuo idiota. Ora so che non ve ne poteva fregar di meno. Ora so che mi sorridevate come ad un turista demente e pensavate: povero cretino! Ora ho imparato. Passo e chiudo per sempre. Mi porto come ricordo imperituro il grido del ragazzo con telecamera che mi urla : “dacci i tuoi soldi! “.

Philippe Daverio si incazza su Rosalio.