La coerenza è un optional

In nessun paese al mondo avremmo un premier così. Per essere chiaro, voglio prescindere dall’esito dei processi di ieri e di oggi, e perfino, se possibile, dalla rilevanza penale dei fatti che sono emersi. Ma è però incontrovertibile che Silvio Berlusconi (prescrizione o no) abbia pagato o fatto pagare magistrati; così come da Palermo (ripeto: quale che sia la qualificazione giuridica di questi fatti) emergono fatti e comportamenti oscuri, di cui qualcuno (Berlusconi in testa) dovrà assumersi la responsabilità politica.

Chi parlava così era Daniele Capezzone, oggi portavoce di Silvio Berlusconi.
Quelli di Farefuturo hanno raccolto alcune sue vecchie (ma nemmeno troppo) dichiarazioni.
Nel nostro piccolo qualcosa l’avevamo messa insieme anche noi, un annetto fa.

Dimenticare quel tale Tulliani


Il “cattivo” dell’estate – ogni stagione ha i suoi – è un tale Giancarlo Tulliani, un ragazzotto intraprendente e arrogante che ha messo nei guai Gianfranco Fini. I giornali si divertono a dipingerlo come spregiudicato al limite dell’incoscienza, prepotente al limite della ridicolaggine, sfacciato al limite dell’insolenza.
Tutto accade adesso, dopo che altri giornali – quelli di proprietà di un altro arrogantello e spregiudicato che però non può godere più dello status di ragazzotto – hanno raccontato i presunti favori di cui il tale Tulliani godeva grazie a sua sorella, compagna del presidente della Camera.
Il bello di questi personaggi è che sono creati per non riscuotere disparità di opinioni: non sono ricchi di famiglia ma lo diventano (e ciò attira le antipatie di chi con lo stipendio non arriva a fine mese), restano a lungo invisibili alle cronache (e ciò attira le antipatie di chi sui giornali ci finisce troppo spesso), appaiono splendenti pur brillando sempre di luce riflessa (e ciò attira le antipatie di chi vive al buio), difficilmente pagano di persona (e ciò attira le antipatie di chi paga anche per colpe non sue).
Però al termine di queste righe mi rendo conto che Giancarlo Tulliani in fondo non è un “cattivo”: i cattivi, soprattutto quelli senza virgolette, ostentano la forza di una responsabilità, si battono sino alla fine brandendo ragionamenti come se fossero mazze ferrate, si dimenano alla ricerca di un colpo di scena che possa scavare una trincea per loro e una fossa per un altro. Questo tale Tulliani è in fondo un opportunista viziatello, troppo giovane per essere preso come cattivo modello e troppo vecchio per restare impunito.
Il miglior modo per celebrarlo è dimenticarlo presto.

Fini e affini

Anche oggi la Repubblica dedica cinque pagine alla difesa di Fini, mentre il Giornale continua la raccolta di firme per mandare a casa il presidente della Camera.
Insomma un giornale di sinistra difende un monumento della destra e un giornale di destra tenta di demolirlo.

E’ sempre più difficile andare avanti e schivare le macerie di un Paese e della sua coerenza.

Conflitto di particolari interessi

La mobilitazione permanente è necessaria per contrastare i disfattismi e i personalismi di chi antepone i propri particolari interessi al bene di tutti, al bene del Paese.

Così parla (anzi scrive) il campione mondiale delle leggi ad personam. Nel migliore dei casi siamo allo sdoppiamento della personalità.

Grazie alla contessa.

Una città irredimibile

Palermo, zona balneare dell’Addaura.

Foto di Daniela Groppuso.

Un due tre prova

La prima pagina di Repubblica Palermo stamattina sul mio iPad.

Senza offesa

Su Panorama di questa settimana, accanto alla stroncatura di un noto bestseller italiano, c’è un’ottima recensione di Salina, la sabbia che resta.

L’impero di King

Stephen King chiede ai suoi lettori di mandargli foto di luoghi o cose particolarmente interessanti, corredate da didascalie. Motivo? Costruire quello che lui chiama “il mio impero”. Chissà cosa avrà in mente.

Tre eroi

Costa, Cassarà, Antiochia. Oggi ricorrono gli anniversari della morte di tre eroi della lotta alla mafia. Un inchino alla loro memoria e un abbraccio virtuale ai familiari.

P.S.
Per i lettori più giovani: trovate il tempo per leggere le pagine linkate ai nomi. Sono storie esemplari e istruttive.

Il calcio privato

Pare che la Lega Calcio, l’organismo più resistente all’evoluzione millenaria dopo gli squali, le tartarughe e una rara specie di lepidottero che vive sul versante sudest della seconda discesa a sinistra della prima porzione orientale della Papuasia, abbia deciso di vietare ogni forma di testimonianza umana delle partite, eccezion fatta per Sky, Rai (“Quelli che il calcio”, cioè la trasmissione che meno si occupa di calcio tra le trasmissioni sportive) ed eventuali network milionari.


Ciò significa che tutte le tv private perderebbero trasmissioni di punta, audience e spunti commerciali.
Sono un abbonato Rai, sono anche abbonato a un network privato: insomma pago tutto quello che c’è da pagare per vedere poche ore di tv all’anno. Per il calcio pago qualcosa in più, anche se io vorrei andare allo stadio, ma mia moglie (tifosa pure lei) ha un debole per la tribuna cuscinata del divano di casa.
Però un campionato senza i salottini delle tv private, senza la passione di telecronisti nostrani che farebbero quel mestiere anche gratis, senza il tifo verace che i media blasonati ci negano, senza il sudore vero che è il contrario di quello che appare prima e dopo il superspot, un campionato così io non me lo immagino.
Quella che la Lega calcio ha in mente è una competizione che si allontana, istante dopo istante, dalla gente, dal substrato del tifoso. E’ un modello che è sempre più Balotelli (un giocatore che se ne infischia del pubblico pagante della sua squadra, cioé di chi gli dà lo stipendio) ed è sempre meno Miccoli (uno che sceglie di rimanere in una piccola società pur di mantenere il piccolo scettro di piccolo re, anche a discapito dei guadagni).
La Lega Calcio è l’organo infetto di un Paese malato, dove neanche il divertimento si discosta per un attimo dalla logica del profitto sempre e comunque, dove la monetizzazione parte col primo applauso dell’ultrà borchiato e termina con l’ultimo sorriso di plastica di Simona Ventura.
Se fossi in campo saprei io contro chi scagliare la pallonata definitiva.