Toh, si rivede Brunetta

L’Espresso questa settimana si accorge di una notizia non proprio nuova. Però è meglio tardissimo che mai.

Santanchè dechè?

L’ineffabile Daniela Santanchè, nostra affezionata cliente, si lancia in una provocazione quantomeno ardita pur di lodare l’arte politica e le qualità morali delle donne del Pdl.

In questo Paese non c’è più il modello Iotti, che c’è stato in questo Paese per molti anni … anche se Nilde Iotti è stata la prima amante e forse ha fatto la Presidente della Camera perché era l’amante di Togliatti … e cosa diciamo, che la Iotti era un’escort? Non credo … era semplicemente una donna innamorata del capo del Partito Comunista e poi è diventata Presidente della Camera … se oggi ci fossero quei giornalisti, quegli intellettuali così sofisticati di sinistra, cosa direbbero di Nilde Iotti, che è diventata Presidente della Camera perché era la donna del capo?

Una reazione esaustiva e colorita a queste parole (pronunciate a Radio24) la trovate qua. Il resto è mera considerazione epidermica: la Santanché continua a parlare con l’arroganza di chi ritiene che un politico abbia sempre qualcosa da insegnare al popolo, anche quando non ha idea di quel che dice.

Grazie a Paolo Lussi.

Salina, la luna che resta

foto di Daniela Groppuso

Posteggiatori abusivi

A Palermo, in agosto, ci sono state due operazioni della polizia contro i posteggiatori che estorcono denaro in cambio di una presunta protezione della vettura.
Spero che ci siano sempre più blitz di questo genere e sempre meno persone che obiettino che la polizia dovrebbe occuparsi d’altro, di roba più importante, eccetera.
La maggior parte di questi posteggiatori sono delinquenti, una minima parte sono persone in stato di necessità. La migliore maniera di agire, secondo me, è far capire ai primi che la legge si rispetta senza eccezioni, e insegnare ai secondi che unirsi ai delinquenti non è il miglior modo per sbarcare il lunario.

Siam pronti alla morte

Vi prego di credermi. Da un paio di giorni, da quando ho scattato questa foto in un aeroporto italiano, mi chiedo: chi sarà mai il creativo che colloca prodotto e modelli su una strada ferrata, pronti per essere maciullati?

Duri a morire

Ok, Steve Jobs è il guru telematico di questi tempi. Le sue creazioni hanno condizionato stili e comportamenti: si pensi alla rivoluzione dell’iPad.
Eppure il sistema operativo più diffuso rimane un altro.

Che meraviglia!

Tutto credevo di poter fare, tranne che coronare un antico sogno: trascorrere qualche giorno in una casa su un albero.

Magris VS Santanchè (proprio così)

Non perdetevi un istruttivo faccia a faccia tra Daniela Santanchè e Claudio Magris (sì, avete capito bene) sulle pagine del Corriere della Sera. La diatriba inizia con un articolo di Magris sulla volgarità dei nostri politici e si conclude con una fulminante concatenazione di stupidaggini della Santanchè.
L’effetto complessivo è tranquillizzante: la parola intellettuale non ha solo la valenza negativa che la signora Santanchè le attribuisce.
E questo ci aiuta a capire chi tra i due ha ragione.

Il coccodrillo come fa?

Giuseppe Giglio mi invia questo foto con allegata spiegazione.

“Quello che vedete è un grande cartello pubblicitario esposto all’aeroporto dell’isola di Langkawi, in Malesia.
Reclamizza una crocodile farm ovvero una sorta di zoo-fattoria, dove si possono amminare i coccodrilli.
Naturalmente, come ogni sito turistico che si rispetti, è incluso nel tour dei padiglioni lo spettacolino  e… la boutique di souvenir. Che, per l’appunto, è stato ritenuto opportuno pubblicizzare nel medesimo cartello, in alto a destra”.

Il Tg1, Bossi, il ponte sullo Stretto

Ogni sera, nel torpore agostano di un Tg1 che in quel torpore sguazza felice e realizzato, c’è un servizio su Bossi che biascica dittonghi senza esito e parla di un’entità geografica che non esiste, la Padania. Eppure, lui che è ministro per il Federalismo dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del geograficamente plausibile.
Poi ieri sera è andato in onda un servizio dal titolo: “Ponte sullo stretto, un’opera che divide” (lo trovate qui, al minuto 25,39, dopo una gaffe tecnica che mostra una demolizione militare al posto della costruenda opera). L’ho visto con curiosità. L’ho anche rivisto su internet, per essere certo di aver capito bene.
Un’opera che divide? Nel servizio, a parte due frame, non c’è voce discordante rispetto al progetto del governo: un altro errore da matita blu per Augusto Minzolini, soprattutto tenendo conto del titolo fuorviante. Eppure, lui che è direttore del Tg1 dovrebbe stare attento a rimanere all’interno dei confini del giornalisticamente corretto.
A proposito di confini. Tra Bossi che invoca la supremazia della Padania e Berlusconi che vuole gettare ponti verso le propaggini dell’impero, io sono a favore del primo. Si dia ai padani quel che è dei padani. Ma si lasci agli isolani – che vivono da sempre di mare a nord, sud, est e ovest – la possibilità di essere lontani, difficili, isolati.
Quanto al ponte, non mi stanco di citare il meraviglioso articolo di Gesualdo Bufalino su la Repubblica del 19 settembre 1985. Che così si concludeva:

Con tutto ciò, come negare l’ esistenza del tumore Sicilia e delle sue minacciose metastasi d’esportazione? E’ un morbo vecchio di secoli, ma non saranno nè la segregazione nè l’ aggregazione a salvarcene: nè una chirurgia che ci amputi, nè un ponte che ci concilii. Occorrono cure diverse, e io dico timidamente: libri e acqua, libri e strade, libri e case, libri e occupazione. Libri.