Cervello Fini


Il succo è che Fini si mostra come l’unico politico (e non) in grado di mettere alle corde Berlusconi. Perché conosce i suoi punti deboli, perché ha costruito con lui un partito per mascherarli, perché è stato satrapo e nemico al tempo stesso, perché non c’è peggior nemico di un ex migliore amico.
Fini sa di avere il ruolo più comodo che un oppositore possa immaginare, quello di leader ragionevole esautorato da una maggioranza irragionevole, e si auto-nomina cavallo di Troia del centrodestra.
Il discorso di Mirabello passerà alla storia perché è di un sofismo meraviglioso (ho sempre subito il fascino dei sofisti). Dentro c’è tutto: il federalismo e i vizi del capo, i giovani e le forze dell’ordine, i giornali e il Tg1, la legge elettorale e la giustizia, la scuola e Gheddafi, la Lega e Almirante.
Fini gioca (e vince) sullo stesso tavolo del suo antagonista: la comunicazione. E’ più bravo di Berlusconi perché sa deragliare con misura, segue un copione sapendo che ogni improvvisazione gli costerà cara. Non urla con la mascella volitiva in fuori, non generalizza, non cerca il consenso plebiscitario. Sa che Mirabello non è l’Italia, ma sa anche che Montecitorio non è più la roccaforte del Nuovo Duce.
Si toglie tutti i sassolini dalle scarpe e non schiuma mai di rabbia: se l’autocontrollo fosse un parametro di una nuova legge elettorale lui vincerebbe a mani basse.
Tutto ciò ovviamente non fa di lui l’uomo nuovo, il faro dell’Italia che spera. Però a vedere Fassino che commenta incerto il discorso come se fosse una vittoria sua, e Gasparri rintronarsi con un inusitato riferimento alle bandiere dei movimenti gay (Tg1, of course), c’è da ricordarsi che quando la situazione è drammatica anche gli aiuti insperati possono essere determinanti.
Se si votasse adesso, Fini rischierebbe di raccogliere più consensi a sinistra che dall’altro lato.
Alle prossime elezioni la sua formazione politica toglierà più voti al Pd che al Pdl.
Scommettiamo una birra?

Con scarsa Letizia

A Gallinaro, provincia di Frosinone, il concorso Star of the Year (che in ciociaro vuol dire“che fatica campare così”) sarà presentato da Noemi Letizia, in tandem con Antonio Zequila. Ora: non si può pretendere che le protette del premier abbiano la parte della protagonista nel nuovo film di Spielberg. Ma si poteva presumere che saltassero almeno qualche tappa della massacrante gavetta di chi vuole fare spettacolo. Insomma, non subito a Hollywood con Hugh Grant, ma neanche subito a Gallinaro con Antonio Zequila

Michele Serra oggi nella sua Amaca riprende un argomento a noi ben noto.

A chi servono le elezioni anticipate

di Tony Gaudesi

Sacra, inviolabile, sovrana. Da stuoino, qual è sempre stata, la volontà popolare sembra  di colpo diventata – a parole – l’ombelico del mondo politico, il denominatore comune, unico e irrinuncialbile, di tutte le politiche prossime venture. Bello, bellissimo, anzi patetico.

I nostri politicanti che oggi  fanno la ruota davanti alla telecamere, inalberando il vessillo popolare a difesa della maggioranza uscita dalle urne, evidentemente hanno la lingua e le mani lunghe ma la memoria corta.
Era il 1993 quando l’intoccabile volontà popolare, dicendo sì al referendum proposto dai radicali, scaraventò a mare il finanziamento pubblico ai partiti. E furono adesioni bulgare: oltre il 90 per cento degli italiani  (31 milioni contro 3 milioni) cassò l’iniquo balzello, che, uscito dalla porta, fu però fatto rientrare dalla finestra. Già lo stesso anno, infatti,  il finanziamento fu parzialmente riesumato  per essere potenziato nel 1994 e vitaminizzato nel 2002 prima e nel 2006 dopo. Risultato: i rivoli di denaro indirizzati alle casse dei partiti divennero torrenti, fiumi in piena, mentre il rimborso perdeva attinenza diretta con le spese realmente sostenute dai partiti, abbassava la soglia della rimborsabilità dal 4 all’1 per cento e, soprattutto, diveniva erogabile per tutti e cinque anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.

E proprio quest’ultima ciliegina rischia di rendere particolarmente indigesta per i cittadini la torta in preparazione nelle segreterie romane dei partiti: la chiamata alle urne.  L’avvio anticipato della macchina elettorale innescherebbe infatti l’ennesimo maxi-scippo alle casse dello Stato. Questo perché l’ultima versione della legge-truffa che  si è fatta beffe delle “sacre” decisioni degli italiani porterebbe al terzo contemporaneo rimborso per i partiti: per la XV legislatura (Prodi) la XVI (attuale) e la XVII (nuova).
E si tratta di rimborsi enormi, ben più grossi delle spese sostenute: il Pdl, ad esempio, per il 2008 riceverà un rimborso di oltre 205 milioni di euro a fronte di spese accertate di poco più di 53 milioni, il Pd di 180 milioni a fronte di esborsi pari a 18 milioni e l’Udeur (l’Udeur???) continuerà a ricevere rimborsi fino al 2013.

Tutto mentre Roma predica sacrifici e razzola negli sperperi, i cittadini aggiungono buchi su buchi alla cinghia-groviera che ha più che doppiato il punto vita, i ricercatori vanno alla ricerca… di posti all’estero e i professori, in bagno, insegnano ai figli che uso fare del titolo di studio.

Tolleranza

Si fa un gran parlare di tolleranza. Verso gli immigrati, verso gli altri, verso quelli che riteniamo diversi. E nel discuterne si ammanta il termine, e soprattutto il concetto, di un significato quasi sacro quindi assiomatico. Bisogna essere tolleranti perché è giusto esserlo e perché non esserlo rappresenta un danno a se stessi e alla società.
In realtà tutto sarebbe più semplice se si riuscisse a far passare una considerazione elementare: la tolleranza è un atto di estremo egoismo, un sano pensare a sé fingendo di pensare al prossimo.
Ad essere tolleranti si guadagna in salute, si perde meno tempo in pensieri inutili.
Al giorno d’oggi il tollerante è un furbo travestito da altruista.

Salina, la luce che resta

Alicudi e Filicudi viste da Salina.

Foto di Gaetano Sampino.

Il risveglio di Bersani

Secondo Pierluigi Bersani “il berlusconismo fa regredire la politica a fogna”. Finalmente una dichiarazione sensata. Noi l’aspettavamo da tempo.

L’unità d’Italia in un vaffanculo

Ieri la Padania ha manipolato una foto (clicca per ingrandire) per dimostrare che la Cgil sta con gli zingari, cioè contro il popolo italiano. Al di là della risata spontanea per una macchinazione così debole e così lontana dai problemi reali del Paese (qualcuno può dimostrare che i Rom e la Cgil siano emergenze nazionali in questo preciso momento?), va sottolineato il carattere più militaresco che militante di un giornalismo da manganello abusivo. Dilaga la violenza, latita la notizia; imperversa la falsità, si estingue la verosimiglianza.
Ci vorrebbe un solo grido, dalle Alpi alle piramidi, indirizzato a questi dilettanti dell’informazione: inizia con “vaff” termina con “culo”.

Lasciate parlare Dell’Utri

Secondo me Marcello Dell’Utri ha diritto di parola in un pubblico consesso, come tutti. Persino Totò Riina, Michele Greco e Leoluca Bagarella (tanto per fare esempi non a caso) hanno potuto dire la loro mentre erano agli arresti.
E sapete perché la penso così? Non per questioni legate alla libertà di parola o ad altre menate che ormai stanno sui libri e non nella vita, ma per un motivo prettamente pratico.
Dell’Utri, come chiunque altro, fornisce con le sue parole un giudizio di se stesso molto più aderente alla realtà di qualunque inchiesta giornalistica o giudiziaria. Insomma più parla, più noi capiamo perché parla.
Quanto ai contenuti, che si tratti di patacche, di reperti storici, di Mangano, di eroi di mafia o di panini con la milza, non ce ne frega un tubo.

Per i maratoneti drogati di musica

Foto di Daniela Groppuso

Questo blog è letto da molti appassionati di corsa, maratoneti effettivi o in pectore. Dal momento che siamo in pieno “risveglio muscolare” dopo i bagordi estivi o, al contrario per chi sta preparando la maratona di New York, in fase critica, mi pregio di proporvi la mia playlist da allenamento.

Salite

  • Highway to hell -AC/DC
  • To be a lover – Billy Idol
  • Rockit -Herbie Hancock
  • Do it again – Steely Dan
  • Drinking Vinyl (Drinking Everything Mix) – Mikael Delta
  • Stylo – Gorillaz
  • Running in the family – Level 42
  • The way you make me feel – Michael Jackson
  • Cannonball shuffle – Robben Ford
  • Walk this way – Run DMC

Discese

  • Libertango – Astor Piazzolla
  • You should be dancing – Bee Gees
  • Livin’ it up – Bill LaBounty
  • Lessons – Chroma
  • Take it easy – Eagles
  • Blind – Hercules & Love Affair
  • All summer long – Kid Rock
  • Over My shoulder – Mike and the Mechanics
  • Whole Lotta Rosie – Pat Travers
  • Something got me started – Simply Red

Lunghi in pianura

  • Rock around the clock – Bill Haley and the Comets
  • L-O-V-E-U – Brass Construction
  • Viva la vida – Coldplay
  • Lullaby – The Cure
  • Long train runnin’ – Doobie Brothers
  • Scooby Snacks – Fun loving criminals
  • When love comes to town – Herbie Hancock, Johnny Lang & Joss Stone
  • Sun goddess – Earth, Wind and Fire
  • The politic of dancing – The Reflex
  • Start me up – Rolling stones

Ripetute

  • Moments in love – Art of noise
  • Don’t look back – Boston
  • Brick house – Commodores
  • Enjoy the silence (Timo Maas remix)– Depeche mode
  • Rage Hard (Young Person’s Guide Into The 12 Inch Mix) – Frankie goes to Hollywood
  • Tell you what – John Scofield
  • Sweet home Alabama – Lynyrd Skynyrd
  • Another one bites the dust – Queen
  • Black Betty – Tom Jones
  • Everybody have fun tonight – Wang Chung

 

La farsa

Gheddafi sbarca in Italia e viene acclamato come uno statista, lui che sconosce i diritti civili.
Anziché esibirsi davanti a un pubblico pagante, lo fa davanti a un pubblico pagato.
Per strada dà l’elemosina a un immigrato nordafricano travestendosi da turista di lusso.
Incontra Berlusconi dopo aver parlato delle donne del suo paese: il premier italiano ovviamente lo accoglie con l’acquolina in bocca.
Risate.
Sipario.