Il vero problema dell’informazione

Mi era sfuggita questa perla della Padania di martedì scorso. Il succo è che a leggere certe cose, alla fine si può trovare una consolazione: non è tutto il sistema dell’informazione che va a scatafascio, è che nei giornali ci sono troppi stronzi.

Grazie a Giuseppe Calcaterra.

Tweet anch’io

Pazzo per Repubblica ha inaugurato una rubrica sui tweet più divertenti dedicati ai giornali. Se dura la linko.

Pregiudicato per disinformazione

L’aspetto della nuova uscita di Minzolini che dovrebbe destare scandalo (e anche un po’ d’allarme) è quello legato alla reiterazione. Cioè – ma è lo stesso Garimberti a farlo trasparire nella sua lettera al direttore della Rai Masi – il fatto di essere un “pregiudicato” della disinformazione.
E’ chiaro anche ai bambini, anche a quelli incolpevolmente berlusconiani, che un direttore può dire la sua su qualunque tema politico, auspicare elezioni anticipate o fare il pesce in barile, ma se quel direttore non perde occasione per tirare la volata al partito di maggioranza allora abbiamo un problema.
Anche perché vale sempre la pena di ricordare al mondo intero il Tg che Minzolini dirige è parte di un costosissimo servizio pubblico che spesso è troppo al servizio e poco pubblico.

L’eroico Cammarata

Raccontano le cronache che l’eroico sindaco di Palermo ha firmato di suo pugno la richiesta all’ufficio legale per far costituire il Comune parte civile contro il famoso skipper. Quello che, anziché andare al lavoro per conto della Gesip che gli pagava lo stipendio, curava la sua barca (sua del sindaco) cercando di affittarla senza fattura.
Ora, siccome anche il sindaco è indagato nella stessa inchiesta, ci aspettiamo che, se Cammarata verrà rinviato a giudizio, il Comune manterrà la stessa linea dura: parte civile contro lo skipper, parte civile contro l’armatore.
Se così non fosse, tutti noi – bagnanti, bagnini, diportisti, disoccupati, affittuari, abusivi, locatori, locatari, cittadini insomma – ci sentiremmo legittimati a pensare che la mossa dell’eroico contro il poveretto sia solo un trucco per tirare acqua al mulino di una parte. Della serie: “Io con quello non ho rapporti, quello veniva a mia insaputa ad affittare la mia barca, quello doveva starsene al lavoro a spezzarsi la schiena invece che zompettare nella mia dinette, quello è un pazzo, un bugiardo, un pericoloso criminale,  vedete… Ecco qui: ho firmato pure un atto contro di lui!”.

Placidi criminali

Dice Michele Placido: “Vallanzasca era un criminale fino in fondo, ma in Parlamento c’è chi è peggio di lui”.
In Parlamento non so, ma nel mondo del cinema di certo sì.

Il coma di E Polis

di Tony Gaudesi

Le nuvole sull’orizzonte di E Polis che annunciavano tempesta hanno mantenuto la promessa. L’acquazzone è arrivato, e se non è ancora bufera, poco, pochissimo, ci manca.
Il quotidiano free press, dopo 5 settimane di ferie coatte, 2 giorni di sciopero, e qualche stipendio congelato per i 131 giornalisti a libro paga,  oggi non era in distribuzione, né a Palermo né nelle altre 18 città italiane dove cerca di mettere radici.
La situazione viene definita gravissima da un componente del comitato di redazione che affida a un gruppo costituito su Facebook (“Solidarietà ai giornalisti di E Polis”) il trait d’union con redattori e collaboratori in azione lungo lo Stivale: “Non c’è carta, le stamperie non sono pagate, la pubblicitaria è ferma e in smantellamento”.
Un incontro tenuto con la proprietà proprio nelle ultime ore non avrebbe contribuito a fare chiarezza, anzi.
“L’incontro – si legge sulle pagine del social network – è stato un fiume di parole, ma nessun dato concreto. Dice (l’editore Rigotti, ndr) che vuole ripartire vendendo il giornale a pezzi e nel frattempo ci mette tutti in Cassa integrazione…”.
Al capezzale del malato c’è pure il sindacato. Il Cdr è in stretto contatto con il segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa, Franco Siddi, per cercare di tenere in vita la fiammella che minaccia di spegnersi dopo il disco rosso del tribunale civile di Cagliari, che a luglio ha bocciato il piano per la copertura dei debiti concordato dal gruppo con i creditori, l’Istituto di previdenza dei giornalisti e l’Agenzia delle Entrate.
La carta di identità di E Polis-Palermo è giovanissima. Il quotidiano è sbarcato nel capoluogo siciliano a dicembre del 2008, ben nove anni dopo che la free press aveva fatto la sua prima apparizione a Milano.

Un euro ad articolo

Leggete qui. E’ imbarazzante autocitarsi, e ancora più imbarazzante accorgersi di essere stati ottimisti quando si è rasentato il catastrofismo.

Cervello Fini


Il succo è che Fini si mostra come l’unico politico (e non) in grado di mettere alle corde Berlusconi. Perché conosce i suoi punti deboli, perché ha costruito con lui un partito per mascherarli, perché è stato satrapo e nemico al tempo stesso, perché non c’è peggior nemico di un ex migliore amico.
Fini sa di avere il ruolo più comodo che un oppositore possa immaginare, quello di leader ragionevole esautorato da una maggioranza irragionevole, e si auto-nomina cavallo di Troia del centrodestra.
Il discorso di Mirabello passerà alla storia perché è di un sofismo meraviglioso (ho sempre subito il fascino dei sofisti). Dentro c’è tutto: il federalismo e i vizi del capo, i giovani e le forze dell’ordine, i giornali e il Tg1, la legge elettorale e la giustizia, la scuola e Gheddafi, la Lega e Almirante.
Fini gioca (e vince) sullo stesso tavolo del suo antagonista: la comunicazione. E’ più bravo di Berlusconi perché sa deragliare con misura, segue un copione sapendo che ogni improvvisazione gli costerà cara. Non urla con la mascella volitiva in fuori, non generalizza, non cerca il consenso plebiscitario. Sa che Mirabello non è l’Italia, ma sa anche che Montecitorio non è più la roccaforte del Nuovo Duce.
Si toglie tutti i sassolini dalle scarpe e non schiuma mai di rabbia: se l’autocontrollo fosse un parametro di una nuova legge elettorale lui vincerebbe a mani basse.
Tutto ciò ovviamente non fa di lui l’uomo nuovo, il faro dell’Italia che spera. Però a vedere Fassino che commenta incerto il discorso come se fosse una vittoria sua, e Gasparri rintronarsi con un inusitato riferimento alle bandiere dei movimenti gay (Tg1, of course), c’è da ricordarsi che quando la situazione è drammatica anche gli aiuti insperati possono essere determinanti.
Se si votasse adesso, Fini rischierebbe di raccogliere più consensi a sinistra che dall’altro lato.
Alle prossime elezioni la sua formazione politica toglierà più voti al Pd che al Pdl.
Scommettiamo una birra?

Con scarsa Letizia

A Gallinaro, provincia di Frosinone, il concorso Star of the Year (che in ciociaro vuol dire“che fatica campare così”) sarà presentato da Noemi Letizia, in tandem con Antonio Zequila. Ora: non si può pretendere che le protette del premier abbiano la parte della protagonista nel nuovo film di Spielberg. Ma si poteva presumere che saltassero almeno qualche tappa della massacrante gavetta di chi vuole fare spettacolo. Insomma, non subito a Hollywood con Hugh Grant, ma neanche subito a Gallinaro con Antonio Zequila

Michele Serra oggi nella sua Amaca riprende un argomento a noi ben noto.

A chi servono le elezioni anticipate

di Tony Gaudesi

Sacra, inviolabile, sovrana. Da stuoino, qual è sempre stata, la volontà popolare sembra  di colpo diventata – a parole – l’ombelico del mondo politico, il denominatore comune, unico e irrinuncialbile, di tutte le politiche prossime venture. Bello, bellissimo, anzi patetico.

I nostri politicanti che oggi  fanno la ruota davanti alla telecamere, inalberando il vessillo popolare a difesa della maggioranza uscita dalle urne, evidentemente hanno la lingua e le mani lunghe ma la memoria corta.
Era il 1993 quando l’intoccabile volontà popolare, dicendo sì al referendum proposto dai radicali, scaraventò a mare il finanziamento pubblico ai partiti. E furono adesioni bulgare: oltre il 90 per cento degli italiani  (31 milioni contro 3 milioni) cassò l’iniquo balzello, che, uscito dalla porta, fu però fatto rientrare dalla finestra. Già lo stesso anno, infatti,  il finanziamento fu parzialmente riesumato  per essere potenziato nel 1994 e vitaminizzato nel 2002 prima e nel 2006 dopo. Risultato: i rivoli di denaro indirizzati alle casse dei partiti divennero torrenti, fiumi in piena, mentre il rimborso perdeva attinenza diretta con le spese realmente sostenute dai partiti, abbassava la soglia della rimborsabilità dal 4 all’1 per cento e, soprattutto, diveniva erogabile per tutti e cinque anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva.

E proprio quest’ultima ciliegina rischia di rendere particolarmente indigesta per i cittadini la torta in preparazione nelle segreterie romane dei partiti: la chiamata alle urne.  L’avvio anticipato della macchina elettorale innescherebbe infatti l’ennesimo maxi-scippo alle casse dello Stato. Questo perché l’ultima versione della legge-truffa che  si è fatta beffe delle “sacre” decisioni degli italiani porterebbe al terzo contemporaneo rimborso per i partiti: per la XV legislatura (Prodi) la XVI (attuale) e la XVII (nuova).
E si tratta di rimborsi enormi, ben più grossi delle spese sostenute: il Pdl, ad esempio, per il 2008 riceverà un rimborso di oltre 205 milioni di euro a fronte di spese accertate di poco più di 53 milioni, il Pd di 180 milioni a fronte di esborsi pari a 18 milioni e l’Udeur (l’Udeur???) continuerà a ricevere rimborsi fino al 2013.

Tutto mentre Roma predica sacrifici e razzola negli sperperi, i cittadini aggiungono buchi su buchi alla cinghia-groviera che ha più che doppiato il punto vita, i ricercatori vanno alla ricerca… di posti all’estero e i professori, in bagno, insegnano ai figli che uso fare del titolo di studio.