La spiaggia, l’amore e il vortice dei social

Ciao Ada, ieri ti ho rivista dopo più di trent’anni. Eri sdraiata in spiaggia a Mondello e parlavi al telefono con una tua amica: ti lamentavi della tata inglese che dovrebbe insegnare le lingue ai tuoi due figli e invece se ne sta tutto il pomeriggio davanti alla tv. Come lo so? Me lo hai detto tu, anzi ce lo hai detto tu a tutti quanti, nel raggio di duecento metri, dato che il volume della tua voce non era certo da bisbiglio. Volevo avvicinarmi per salutarti ma, visto che eri impegnata, ho preferito rimanere in disparte. Continua a leggere La spiaggia, l’amore e il vortice dei social

Lettera aperta al Movimento 5 stelle

murale-della-rivolta-660x330

Cari amici del Movimento 5 stelle,
certe sconfitte sono come gli antibiotici, vanno prese anche se fanno male alla panza perché in fondo servono a qualcosa. Il vostro movimento non è come altri partiti di cui si potrebbe fare a meno, voi siete giovani, nuovi (acerbi), onesti. Pensate alla differenza che passa tra il M5S e un partito a caso, Forza Italia, e ritenetevi fortunati a vivere in un contesto in cui contate come persone, col vostro entusiasmo e con la vostra forza creativa.
Avete fatto molti errori.
Schematicamente: avete dato alla Rete un ruolo che andava filtrato e che invece ha finito per chiudervi in un’illusione; non avete saputo imbastire un programma semplice e accattivante, ruffiano se vogliamo, fatto di piccoli passi; avete cantato vittoria quando bisognava fare gli scongiuri; avete peccato di grillismo poiché di Grillo ce ne è uno solo e imitarlo, in Parlamento o in tv, è solo fumo negli occhi di chi crede(va) in voi; non vi siete lasciati consigliare da menti esterne, da cervelli indipendenti che avrebbero potuto risvegliarvi da quell’ombelichismo che vi contraddistingue; avete dato molto, ma avete capitalizzato pochissimo; siete stati un ottimo esempio ma pessimi maestri, quasi che spiegare e rendere conto siano attività da vecchi.
Insomma avevate un bel giardino fiorito, e ora siete assediati dall’erba secca.
Ma non tutto è perduto. Innanzi tutto perché non ripartite da zero, ma da una posizione di tutto rispetto nel cuore degli italiani. Secondo, perché, come Beppe Grillo ha mostrato al mondo ieri, avete saputo accettare la sconfitta. In un Paese in cui, da quarant’anni ci si proclama vincitori sempre e comunque anche se si è con l’acqua alla gola, trovare qualcuno che dica “ok, abbiamo perso” è un buon segno. Terzo, perché in Italia servono più soldati che generali, più sentinelle che burocrati, più vedette che strateghi.
Il Movimento 5 stelle, a mio parere, può essere un grande partito – sì, partito – di opposizione, in una nazione che odia i controlli, detesta i doveri, ama i furbi e si nasconde dietro il primo segreto che incontra. Servono occhi aperti, persone affidabili, giovani accesi e non lobotomizzati dalla promessa di una passerella o di una comparsata in tv. Ecco perché dovete smetterla di rompere i coglioni con le grillaggini e diventare adulti.
Io, anche se non vi ho votati, conto su di voi.

C’era una volta un giardino proibito

giardino nascosto palermo

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Quello che oggi chiamiamo “giardino segreto”, per noi ragazzini degli anni Settanta era il “giardino proibito”. Quindi un posto bellissimo. Non sapevamo che si chiamasse parco Mazzarino, che fosse stato realizzato dai Whitaker nell’Ottocento. Sapevamo che aveva due cancelli chiusi, uno in quella che oggi è via Antonino Cassarà, di fronte all’attuale ospedale CTO, e l’altro in piazza Salerno, vicino all’ingresso di villa Sofia. Sapevamo che in questo giardino, nel quale non c’era mai nessuno, si trovava un campo di calcio con l’erba e pure le porte.
Un giorno decidemmo di entrare, armati di borracce e Super Santos. Lo ricordo benissimo: era una domenica del 1974, eravamo in piena “austerity”, quel periodo in cui a causa della crisi petrolifera internazionale c’era il divieto assoluto di circolazione delle auto nei giorni festivi.
Arrivammo in bicicletta, eravamo una ventina. Scavalcammo il cancello della parte di villa Sofia e ci trovammo in un paradiso. L’incanto durò poco, giacché si materializzò un signore basso e incazzato che si qualificò come guardiano e ci disse che dovevamo andarcene immediatamente. Non ricordo come, ma si stabilì subito una trattativa: in cambio di qualche lira, il tizio ci avrebbe lasciato giocare per un’ora. Fu così che il “giardino proibito” divenne il nostro ritrovo domenicale.
Quando l’altro giorno ho letto il reportage di Repubblica su questo parco ho provato una sensazione dolorosa: perché è un luogo dimenticato e perché proprio io, noi, gli ex ragazzini del quartiere Resuttana – San Lorenzo ce ne siamo dimenticati. Noi che avevamo dieci anni quando giocavamo in quel verde che sembrava bosco, talmente impenetrabile da spingerci a non allontanarci mai dal sentiero principale, abbiamo consentito la fine ingloriosa di un luogo incantato.
Tutti gli altri parchi giochi estemporanei di quell’epoca – un’epoca in cui ancora si giocava per strada – sono scomparsi, inghiottiti dal cemento. Piste per bici ricavate tra gli agrumeti, campetti di calcio annidati negli scavi per le fondamenta dei palazzi che sarebbero sorti di lì a poco: non è rimasto più nulla. Solo quel mare di verde, in cui con la complicità del guardiano ci immergevamo la domenica ironizzando sul fatto che, in fondo, giocavamo tra due ospedali: il luogo più sicuro del mondo.
Oggi c’è un reticolo burocratico che impedisce il riscatto civile di quest’area.
(…)
Però a pensarci bene, la lunga dimenticanza è stata paradossalmente la salvezza del parco Mazzarino, sfuggito alla furia urbanistica dei Mondiali del ’90 e avvolto in un gigantesco bozzolo dove la natura fa tutto da sola, nutrendosi e nutrendo.
Ora che il giardino segreto non è più segreto, non c’è altro da fare che difenderlo. A Palermo non c’è nulla di più vulnerabile di uno spazio verde senza sorveglianza.

L’argine contro l’imbarazzo

Non accettiamo ultimatum di nessuno, men che meno che da Renato Brunetta.

Non sono uno affascinato da Renzi, però quel che mi aspetto da un premier che vuole ricostruire un paese raso al suolo dalla corruzione e dalla protervia dei potenti è esattamente questo. Un muro contro i ricatti. Un argine contro l’imbarazzo di dover sottostare ai diktat di personaggi come Brunetta.
Ci piaccia o no, Matteo Renzi è in questo momento la sola strada percorribile in una giungla di ingovernabilità e di populismo. Ci piaccia o no, dobbiamo lasciarlo fare. Del resto in un passato mai troppo lontano (e purtroppo indimenticato) abbiamo dato fiducia a imbonitori, giocolieri, prestigiatori, ci siamo lasciati incantare come topi da pifferai in playback, abbiamo affidato il nostro destino a soubrette travestite da onorevoli e a onorevoli che non valevano manco mezza soubrette.
Ora mi piace credere – senza avere mezza certezza, per carità –  che finalmente ci sia qualcuno che va avanti seguendo fedelmente un programma in cui rischia il culo, il suo. Sino a qualche tempo fa era solo il nostro.

Finalmente morta

L’Amministrazione provinciale di Palermo si è intestata un importante ruolo di mediazione tra Stato, Regione e Comuni affermandosi luogo ideale per la gestione della concertazione e della programmazione negoziata tra soggetti pubblici e privati. Questo grazie  alla  visione precisa e chiara delle diverse realtà sociali, economiche e culturali del territorio, che fanno dell’Ente provinciale palermitano un attore fondamentale nella creazione di nuovi percorsi di sviluppo all’interno di un progetto condiviso e partecipato.

Ora che hanno abolito le Province ci sarà una tragica mancanza di “concertazione e programmazione negoziata”. E soprattutto si leverà un immane dubbio collettivo: su quali palchi andrà a esibirsi quell'”attore fondamentale nella creazione di nuovi percorsi di sviluppo all’interno di un progetto condiviso e partecipato”?

So che vi chiederete chi è lo scienziato che ha partorito il testo originale che leggete in apertura di questo post. Non lo so, anche se ho qualche sospetto. Dico solo che è tratto dal sito ufficiale della (finalmente) defunta Provincia di Palermo e che spero resti a futura memoria come monumento delle “cazzate possibili e impossibili, presenti e passate”.

Dimmi chi erano i Focke Wulf

2014-03-25 12.27.28

Nuova testimonianza di pervicace esistenza di un antico manufatto cruciale per il tenutario di questo blog.

Grazie a Lucio Savagnone.

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, un mistero lungo 20 anni

Vent’anni fa a Mogadiscio venivano uccisi Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Ancora oggi non si sa esattamente da chi e perché. Qui trovate la bella inchiesta scritta da Vincenzo Vasile per Carlo Lucarelli andata in onda lo scorso anno. Documentarsi è bel modo di ricordare.

Il loro giorno più bello

 

sposi a Lazise

Venerdì scorso a Lazise, sul lago di Garda, si celebrava un matrimonio. Niente di che, a parte lo scenario. Manco conoscevamo gli sposi: noi eravamo lì in veste di turisti e, guarda caso, proprio quel giorno si svolgeva una degustazione del bianco di Custoza. Gli sposi giravano per il paese con fotografo da cerimonia al seguito, approfittavano di ogni strapuntino per salire e celebrare dall’alto un giorno particolare, solcavano la piccola folla di turisti interessata a tutto e tutti fuorché a loro.
Ci hanno colpiti.
Lei felice e indipendente rispetto al giudizio degli altri, un volto incorniciato da un diadema e passo leggero a dispetto della statura. Lui, infagottato in un abito stretto e lucido, un viso che raccontava più di quanto avrebbe mai voluto rivelare. Una coppia unica e irripetibile, senza metafore. Li abbiamo visti saltellare tra una strada e l’altra, salutare amici e sconosciuti con la stessa cordialità, cambiare instancabilmente posa, mano nella mano, nel nome di uno scatto degno della cerimonia perfetta. Poi li abbiamo avvicinati, abbiamo chiesto di poter fare una foto, e loro si sono messi a favore di obiettivo: davanti a noi, perfetti sconosciuti, intrusi in un ambito a loro ben conosciuto. Quando ci siamo congedati, loro ci hanno ringraziati. Come se gli avessimo fatto un favore. Felici e confusi. Extraterrestri catapultati sulla Terra. Indecifrabili attori di un amore che confonde, svia, inebria.

(Queste impressioni sono state messe agli atti prima della degustazione)

Daimones

Il mio caro amico Massimo Marino ha scritto un gran libro (sopra il booktrailer). Si intitola Daimones ed è uno dei migliori romanzi di esordio che abbia letto. E’ una di quelle storie che mi piacerebbe tanto raccontarvi a grandi linee, tanto per farvi capire qual è l’appeal narrativo del libro, ma delle quali è bene non dire nulla.Insomma, leggere per credere.

Daimones lo trovate in vendita su Amazon Buy Vip.

Amore for dummies

“Io non voglio qualcuno che mi ripeta in continuazione che ci sarà sempre e non mi lascerà o tradirà mai. Mi basta qualcuno che ogni volta che mi mandi a fanculo venga sempre a riprendermi.”

Charles Bukowski

Grazie ad Alessio Ribaudo, via Instagram.