Programma di governo

Ciò che dovrebbe stupire dell’affare Ruby-Papi-Berly non è l’aspetto economico-sessuale – con un anziano ricco, presuntuoso e potente che fa la parte dell’anziano ricco, presuntuoso e potente – ma l’occupazione fisica della poltrona.
Dire “non mi dimetto e non rispondo ai magistrati” quando si è chiamati a spiegare non solo ai giudici ma ai cittadini, equivale a compiere un atto di totalitarismo. Silvio Berlusconi può rivendicare il suo diritto a sfasciare l’Italia, ma non può pretendere di farlo col consenso degli italiani che lo hanno eletto senza sapere delle sue imprudenze, della sua spericolatezza sessuale, delle sue baggianate, delle sue frequentazioni.
Invece in questo Paese stravolto nelle regole e nella morale si pretende una sorta di soddisfazione collettiva dinanzi al delitto, che in realtà è propria del delinquente perverso o dell’astante deviato.
C’è un però, piccolo e sottovalutato dalla maggioranza politica: l’Italia non è fatta (solo) da delinquenti e psicopatici.

Vedi Praga e poi godi

Tre immagini non da cartolina turistica per raccontare una città meravigliosa come Praga.
Per strada i giovani distribuiscono volantini, come da noi. Solo che quelli di Praga non sono inviti per serate in discoteca, ma pubblicità di concerti di musica classica.


Ai bordi di un parco c’è un monumento che ricorda le vittime del comunismo: e a Praga se ne intendono, altro che Berlusconate varie.

Accanto c’è una targa che spiega che le vittime non sono solo quelle incarcerate o uccise, ma tutte quelle persone che si sono ritrovate con la vita rovinata dal regime.

La bellezza della semplicità me l’ero dimenticata, vivendo in un Paese dove nulla è lineare.

Grillo con lo sconto

Ieri sera io e mia moglie siamo andati a vedere lo spettacolo di Beppe Grillo: lei era vestita da aspirante parlamentare del Pdl, io da capopolo della Fiom di Mirafiori. In due,  involontariamente, impersonavamo le differenti istanze di un intero Paese.
Al teatro abbiamo trovato esattamente quello che ci aspettavamo di trovare: pane per i denti di un popolo affamato. Invettive, ricostruzioni precise, sdegno.
Grillo, come sempre bravo e tenace, ha cavalcato i soliti temi. Dal nucleare a internet, dall’ecologia al Parlamento degli inquisiti, ha condotto senza scossoni il pubblico verso la destinazione stabilita: il voto per le liste civiche.
Ho visto quasi tutti i suoi spettacoli e posso dire che, col tempo, la forza politica ha preso il sopravvento sulla quella comica. La fragranza di alcune battute geniali (famosa quella a proposito della foto di due genitori italiani con un bimbo cinese adottato, “lo vedete quel bambino? Quello non è il figlio, ma il datore di lavoro”) è solo un ricordo.
Oggi Grillo, pur conservando un’indiscutibile genialità nel saper scovare puntelli di cronaca al suo racconto, cade spesso nell’autocelebrazione. Gran parte dello spettacolo se ne va coi ricordi dei V-Day, con il remake di Woodstock a Cesena, con l’elenco di iniziative pubbliche portate avanti dal suo movimento e con la reiterazione delle maledizioni contro la nostra classe politica. Tutti temi in larga parte condivisibili, solo che solitamente per assistere ai comizi non si paga. In quest’ottica diciamo che quaranta euro di biglietto sono decisamente troppi. Ne bastavano venti.

Impegni

Pochi appunti per quest’anno (pubblici quindi solenni).

Diffidare di quelli che non ti chiamano mai e si fanno vivi improvvisamente.
Preferire la Ceres alla Beck’s.
Celebrare tutte le feste familiari e fottersene di quelle istituzionali.
Imparare a fare lo strudel.
Non incazzarsi se la fattura te la pagano in ritardo.
Continuare a non fumare.
Scrivere, scrivere, scrivere.
Leggere, leggere, leggere.
Rispondere a chiunque ti fa una domanda.
Domandare senza aver paura.
Evitare la compulsività negli acquisti di roba tecnologica.
Accettare le critiche di chi non ha interesse a metterti in difficoltà solo per motivi personali.
Mandare a quel paese tutti gli altri.

Ripensamenti fondamentali

Foto di Daniela Groppuso

Da appassionato di sci e di montagna ho sempre preferito le Alpi occidentali. Però, dopo aver trovato l’hotel giusto con il cuoco giusto, il servizio giusto e aver beccato le condizioni metereologiche giuste, devo ammettere di aver rivalutato le Dolomiti.

Bombe non intelligenti

I coglioni che mettono le bombe davanti alle sedi della Lega, al netto delle reponsabilità penali, dovrebbero essere citati per i danni causati da un ulteriore rafforzamento di un partito politico che crede nell’esistenza della Padania e nell’effetto afrodisiaco delle parole del suo leader.

Auguri

Siamo agli auguri, miei cari. Innanzitutto vi faccio quelli per il Natale. Poi, visto che per una settimana proverò ad andare in vacanza, vi anticipo quelli di buon anno. Nella mia valigia però c’è sempre spazio per un computer e c’è il rischio che ci si continui a sentire nei prossimi giorni, tra una sciata e l’altra…
Comunque vada, vi abbraccio uno per uno…. il che, dato che ieri eravate più di mille visitatori unici – un grande numero per un piccolo blog –  è un bell’impegno.
Grazie, grazie a tutti. Siate sereni se potete.

P.S.
Se avete un paio di minuti date un’occhiata a questo video che abbiamo realizzato per diPalermo.

Il giovane che bacchetta Repubblica

Quando si dice che bisogna dare ascolto ai giovani, si dice un’ovvietà. Bisogna ascoltare tutti. Però certe volte i giovani hanno un po’ più di ragione.

Scontri di potere

Sugli scontri di Roma, come sui voti del Parlamento, occorrerà fare la tara. Ancora una volta la cronaca ci propone un’occasione per diventare storia, anche se i postumi del G8 di Genova non sono ancora stati smaltiti.
Quanto vale un deputato che cambia idea? Quanto pesa una manganellata in più in un corteo di studenti? Cosa fanno, chi sono e chi foraggia i black block quando non devastano vetrine?
Credo che anche per i comportamenti più irresponsabili ci sia una responsabilità istituzionale. Prima c’erano i servizi segreti deviati, oggi c’è una deviazione di vertice che si cimenta in opere di distrazione di massa.
Dicono che Berlusconi sia ossessionato dal legittimo impedimento, da quella norma cioè che lo salva da ogni processo fin quando resta in carica. E ciò spiegherebbe il suo patologico  attaccamento alla poltrona. Se resterà lì sarà salvo, altrimenti dovranno essere celebrati i processi.
In quest’ottica tutto assume un significato diverso. Si capisce quanto vale un deputato che ha l’idea “giusta”,  quanto pesa la manganellata che innesca la furia sbagliata, si intuisce come vengono riesumati quei pendagli da forca che si mescolano con gli studenti e che danno cibo alle mandibole affamate di Emilio Fede.
Se solo ci fosse un’alternativa potremmo dire di essere in vista della fine.

Quattro anni

In quattro anni un bambino ha già imparato a camminare e a parlare, un vino è diventato bello tosto (o avariato), un partito può essere scomparso (o rinato), un computer può essere antico, un telefonino decrepito.
Io quattro anni fa scrivevo il mio primo post su questo blog. Non immaginavo che, anche grazie a questo mezzo, la mia vita professionale sarebbe cambiata in modo così radicale. Avevo qualche sospetto, sì, però non riuscivo a scacciare la diffidenza: mi concedevo questo piccolo svago e stavo attento a non innamorarmene.

C’era un’altra aria nel web. Non si era ancora sopita la spinta pionieristica che nella mia città rendeva simili agli extraterrestri certe creature che affidavano ai diari online le loro confidenze, fregandosene di quello che avrebbero pensato gli amici del bar o i colleghi di lavoro. Lavoravo in un giornale che, pur avendo spento il suo sito dopo la delusione della bolla del Duemila, attingeva a piene mani da internet, immaginando un tipo di comunicazione più rapida, immediata. Seguivo, da lettore avido e silenzioso, i blog più affermati e prendevo appunti soprattutto quando leggevo qualcosa che non mi piaceva: ho sempre avuto la pulsione perversa di annotare cosa non si fa piuttosto che segnarmi come si fa (ma magari ne parleremo in un post apposito).

Dicevo, c’era un’altra aria. Pochi effetti speciali e molta sostanza, anche in termini di idee. Un certo snobismo spingeva molti di noi a riempire le pagine web di parole, le migliori che potevamo trovare, e ci distraeva dalle immagini, che – lo avremmo scoperto molto tempo dopo – sono un importante veicolo di traffico.
Non era ancora conclamata dalle nostre parti la “globalizzazione” di internet. Al massimo ti leggevano il parente, il collega, e il colpo di fortuna che ti poteva capitare era di ricollegarti virtualmente un amico di infanzia emigrato in Australia (non c’era ancora Facebook a spegnere le sorprese) che ti chiedeva se ti eri sposato e quanti figli avevi sfornato.

Quattro anni sono passati. A pensarci bene la vita nel web non è poi così diversa da quella reale: i nickname passano, come i falsi amici (in fondo sempre di finzione si tratta); i concetti restano, come alcuni post che – ti accorgi – sono stati rilanciati, tradotti, nei quattro angoli del pianeta.
C’è un solo momento in cui, credo, sia lecita l’autocelebrazione, ed è quello di un anniversario. Da queste pagine sono passate centinaia e centinaia di migliaia di persone, un’infinità per un piccolo blog. In molti hanno lasciato un contributo, la maggior parte ha letto senza manifestarsi. Sarò stato fazioso, presuntuoso, noioso, avrò sbagliato di certo tono e registro ogni tanto, non mi sarò sincronizzato con l’umore corrente e magari avrò pure toppato l’aggettivo, avrò fallito il bersaglio e sarò stato eccessivo, mi sarò lasciato andare con filippiche fuori misura e avrò celebrato troppo il mio ombelico. Però spero di non aver mai tradito il patto di fiducia col lettore: 2.012 post in 1.460 giorni, cioè 1,3 post al giorno per tutti i giorni che il Signore manda in terra, Natale, Capodanno, Pasqua, Ferragosto, ferie, malattie e cazzi propri compresi.

Tutto questo per dire grazie a tutti voi che ogni mattina vi prendete la briga di leggere le mie righe e magari vi incazzate, e magari mi scrivete privatamente,  e magari mi perdonate se siete l’oggetto del post in un giorno in cui non avevo di meglio da fare, e magari mi telefonate per progettare una cena insieme, e magari mi inviate una cosa che avete scritto, e magari dite peste e corna alle mie spalle, e magari…
In quattro anni accadono molte cose e infinite sono le cose di cui perdiamo memoria. Io ho la presunzione di dire che difficilmente dimentico torti e ragioni. E il blog mi aiuta in questo proposito dissennato.
Grazie a tutti.