La sconfitta del cancro

Per Silvio Berlusconi, come è noto, i magistrati sono un cancro della democrazia. Per la sua sottosegretaria, ma proprio sotto, alcuni, tipo la Boccassini, sono una metastasi.
Stai a vedere che la famosa riforma della giustizia coincide con l’ancora più famosa data in cui avremo sconfitto il cancro?

Ritratto dell’invidioso

Tra i milioni di difetti che mi ritrovo non c’è, credo, quello dell’invidia*. E non per virtù, ma per praticità. L’invidioso è un concorrente mancato, un rompicoglioni in contumacia, un onanista della lamentela: uno che spaccia la noia per riflessione, salvo addormentarsi nei momenti più “creativi”. Insomma non è un polemista, ma un mestatore solitario.
Ci pensavo ieri mentre leggiucchiavo qualcosa su internet. Scarseggia, nei blog, il materiale originale – quello che propone, suggerisce, testimonia – mentre crescono i contributi di rivalsa personale: io sono migliore di te, il mio sito è bello e inarrivabile (mentre si suppone che quello del vicino, a dispetto dell’erba, sia meno verde), io a questa cosa ci ho pensato prima degli altri.
L’invidia ha sul web forme variopinte, estremamente divertenti. Se l’invidioso non può competere con il suo avversario, perché non ha le capacità, la struttura tecnologica, la storia, allora assume altre forme, si incarna in altri corpi e si cimenta in altri codici che, badate bene, saranno sempre riconoscibili a una mente mediamente lucida. Perché l’invidioso, in fondo, è anche un po’ scemo.
Il soggetto in questione trafficherà con mezzi analoghi a quelli del suo competitor, senza mai scendere in diretto conflitto: altrimenti non sarebbe un concorrente mancato, sarebbe una persona normale. Si manifesterà sotto altre spoglie, non muoverà mai una guerra diretta, parlerà a mezza bocca, farà incetta di amici tra i nemici del suo bersaglio, rinnegherà pensieri e parole pur di assemblare nuovi pensieri e parole che giustifichino la sua minima esistenza.
In più utilizzerà tutti i mezzi al di sotto della cintola per colpire l’avversario, infischiandosene dei regolamenti che richiamano il regime del rapporto causa-effetto. L’invidioso non trova più l’origine del suo rancore già cinque minuti dopo l’evento che lo ha messo in agitazione.
Se avete la sventura di incontrarne uno che ce l’ha con voi, e siete in uno stato di grazia, provate a chiedergli qual è il motivo di tanto astio: ne ricaverete una risposta confusa, tanto più rarefatta e delirante quanto abissale è la qualità della vita che vi divide. Perché – dettaglio che non può passare in sordina – l’invidioso fa una vita peggiore della vostra. E lo status sociale non c’entra nulla, si può vivere male a qualunque longitudine lavorativa e reddituale. Solo che l’invidioso non ha aspettative di miglioramento, altrimenti gli verrebbe a mancare il terreno sotto i piedi. E lui ci tiene a calpestare il fango giusto.

* ma posso sempre sbagliare.

Situation room

La foto di Barak Obama che segue in diretta nella situation room le fasi del blitz che porterà alla uccisione di Osama bin Laden, si avvia a battere un record su Flickr. Intanto nel web ci si scatena con le parodie. Eccone alcune.

Il mondo è più sicuro

Ve lo dice Jack Bauer
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Il pizzino di Obama

Uno sogna il mito della tecnologia, dei corpi scelti americani, dei satelliti e delle incursioni in diretta, delle operazioni in stile Jack Bauer, del presidente combattente e del combattente senza paura. Poi si deve arrendere all’evidenza che il mondo è paese, anzi paesello, quando tutto inizia sempre con un pizzino.

 

Obama segue Osama: su twitter

Il twitter di un falso Osama bin Laden ha un follower d’eccezione, il vero Barack Obama.

L’esultanza che non mi scandalizza

Non riesco a scandalizzarmi per l’esultanza degli americani dopo la morte di Osama bin Laden. E non ho bisogno di inerpicarmi sui sentieri della religione, dell’etica o della storia per trovare una giustificazione al mio atteggiamento.
La morte più o meno metaforica del nemico è da sempre il chiodo fisso di chi ha veri nemici. Gli americani hanno la più forte identità nazionale del pianeta che, per di più, ha subito il maggiore oltraggio possibile.
Per giudicarli bisognerebbe scavare innanzitutto nelle nostre lacune patriottiche. Poi sarebbe necessario passare al filtro della pietà certe nostre insane tendenze giustificazioniste che lasciano la pena incompiuta, che riabilitano figure da dimenticare, che creano vittime precarie come se da un dramma si uscisse automaticamente dopo un tempo stabilito.
Mi dispiace, non riesco proprio a scandalizzarmi per quelle grida di gioia e quelle bandiere.

Buon umore

Ecco perché l’altro giorno Obama era così allegro.

Leggere per correre

Molti runner leggono questo blog. Le righe che seguono sono dedicate a loro, ma soprattutto a chi vuole imparare a correre. In edicola c’è un interessante libro che parla di running con la semplicità e il rigore della scienza. Non una guida qualunque, ma un manuale scritto dai maggiori esperti italiani – da Stefano Baldini ai migliori medici dello sport di casa nostra, col timbro della direzione scientifica della fondazione Umberto Veronesi – che si rivolge a chi indossa per la prima volta calzoncini e scarpette e a chi vuole migliorare la propria performance sportiva.
Non è un segreto che io collabori col gruppo editoriale che ha realizzato il libro, però state certi che se non fosse un prodotto di qualità non mi sarei permesso di segnalarvelo.

Non ci sopravvalutiamo

Sentire parlare di missili intelligenti in Libia delle forze militari italiane fa un certo effetto. Diciamo missili e basta.