Il giorno dei blogger

Oggi si celebra il blog day. Io aderisco: l’iniziativa si propone di diffondere la cultura del blog. Ecco le mie segnalazioni.
Lesandro’s. Uno spazio dove le parole non sono aria tra i denti. Per gli amanti della polemica feconda.
L’Angolo nero. Il blog del mistero, curato da Alessandra Buccheri, è ben aggiornato e mai ridondante. Per gli amanti del giallo, e non solo.
Così è (se vi pare). Ironico, rapido nell’informazione. Ricco di battute e fotomontaggi. Per chi non gradisce la risata grassa.
Parole corsare. Politica, religione, costume secondo Salvo Toscano. Per gli amanti della moderazione.
Diarioacido. Vignette taglienti e buon gusto. Accoppiata rara. Per gli amanti della satira classica.

Culi dei vip

Negli ultimi tempi una singolare fonte di traffico verso questo blog è fornita dalla chiave di ricerca culi dei vip. Centinaia di visitatori approdano qui digitando queste tre parole. La cosa non mi offende pur non essendo un vip e pur tenendo culi e derivati ben distanti dalla vetrina della mia bottega. Mi colpiscono però la pervicacia con cui si inseguono notizie sull’argomento e l’apertura totale a ogni tipo di aggiornamento: culi dei vip che siano maschi, femmine o altro.
Mi dispiace di aver fornito, con questo post, un’ulteriore falsa pista per i cercatori di deretani illustri. Se però costoro si accontentano di qualche metafora posso fornire un discreto campionario. Di facce, eh!
P.S.
Effettivamente facendo la ricerca su Google il primo risultato che appare su oltre mezzo milione di scelte è un mio post di luglio, mannaggia a me.

Perdonatemi

La signora Ardant ha chiesto scusa per la sua corbelleria sulle Br e ha riscosso un perdono istantaneo, quasi liberatorio. In un paio di giorni, la celebre attrice ha collezionato migliaia tra articoli, commenti, servizi televisivi e radiofonici, post di blog. Tutto per un’accozzaglia di sputacchi deliranti, condensabili – per mio pudore – nell’elogio di Renato Curcio.
Ieri, con la benedizione del Tg1, ha sussurrato: “Mi sono sbagliata, pardon”. Applausi.
L’esercizio del perdono è prerogativa della gente di buona creanza, al di là delle questioni etiche, dei convincimenti religiosi, della struttura gastro-esofagea di ciascuno di noi. I tempi di questo esercizio mi sembrano fondamentali. Se uno porge l’altra guancia mentre sta ancora assaggiando il primo cazzotto, non mi sembra un buon cristiano, ma quantomeno uno stupido. Con Fanny Ardant ho registrato una specie di martirio alla rovescia, dove i più contriti erano coloro che non vedevano l’ora di assolvere, dichiarare ottimisticamente, spalmare di miele il pane rancido servito dalla signora in questione. Il governatore del Veneto Galan ha battuto tutti sul tempo, salvando dall’imbarazzo qualche trombone del Festival di Venezia (la Ardant è invitata) e addirittura elogiando l’attrice per avere usato “una parola che è la parte più democratica e civile del nostro Paese: perdonatemi”. E questa mi sembra davvero una solenne minchiata.
Perdonatemi.

Ripos(in)o

Qualche giorno di vacanza non si nega a nessuno. Poi si torna: ad agosto questo esercizio resta aperto.

Mi fido di chi

Sono un diffidente, però un po’ mi fido. Ecco un elenco.

Mi fido di chi non traveste la curiosità.
Di chi non si offende se non rispondi al telefono.
Di chi sorride dei propri difetti.
Di chi si annoia con serenità, ma sta sempre a inseguire nuovi progetti.
Di chi usa la rabbia come sedativo.
Di chi legge tra le righe senza pretendere di leggere quello che vuole leggere.
Di chi non corre per partecipare, ma per vincere.
Di chi riconosce i meriti altrui, senza sottovalutarsi.
Di chi piange di nascosto e ride apertamente.
Di chi ha cancellato la frase: “Nessuno mi\ti conosce come mi\ti conosco io”.
Di chi sa sbagliare da solo.
Di chi ha cura per i dettagli.
Di chi chiede scusa con la stessa semplicità con la quale accetta le scuse.
Di chi sa ascoltare.
Di chi mente con sincerità.
Di chi ti rende pan per focaccia.
Di chi onora il passato.
Di chi ha la forza di rispettare i più deboli.
Di chi non confonde bontà con buonismo.
Di chi ti manda a quel paese quando te lo meriti.
Di chi diffida degli elenchi come questo.

Pannella e la barella

Il Gran Premio del Partito Democratico è partito con due grandi esclusioni: Di Pietro e Pannella sono stati costretti a rientrare ai box. In pole position Veltroni che ieri ha spacciato per dichiarazione politica uno sfogo sgonfia-maroni: “Minchia, ma sono rincoglioniti? Tra i candidati ci manca solo Berlusconi!”. Poi si è scusato per i toni volgari e ha cancellato la parola “Berlusconi”.
Tra gli aspiranti segretari nazionali svetta Rosy Bindi, che ha il vantaggio di portare un nome da donna e che può quindi far presa anche sui discotecari mastelliani. Di Pietro, negando fino all’ultimo minuto ogni coinvolgimento nella competizione, ha mandato Orlando a portare gli incartamenti per la candidatura. Sembra che sia stato escluso perché c’erano errori di grammatica persino nelle firme.
Pannella tuona fin dall’alba di oggi e annuncia scioperi della fame, della sete e della cacca. Come di consueto, più che alla poltrona aspira alla barella.

Sul bacio

Discutere della forma più antica e peculiare con la quale gli esseri umani si scambiano affetto è complicato. Però la cronaca dà uno spunto irresistibile. C’è un gran casino a Roma dopo la denuncia per atti osceni di due omosessuali che si baciavano in pubblico.
Salendo in cattedra, si può dire che il bacio, per definizione, presenta molte varianti e gradazioni. Scendendo dalla cattedra, si può dire che se persino il bacio passa attraverso il filtro di una modica quantità legale siamo fritti. Nel mezzo però ci stanno alcuni principi di buon vivere che danno valore a questo piccolo gesto quotidiano:
1) Baciarsi non è reato.
2) Baciarsi non è obbligatorio.
3) Per baciarsi non è necessaria una patente.
4) Chiunque può baciare chi vuole.
5) Chiunque non può baciare chiunque come vuole e dove vuole.
Il gesto più puro che ci è rimasto ha in sé tutti i significati che incontra: è interesse, protesta, formalismo, sessualità, trasgressione, banalità, schiocco, silenzio, luce, buio, psicologia, grettezza, fedeltà e inganno. Organizzare una manifestazione a sostegno del bacio gay, com’è accaduto a Roma, significa cercare di mettere sotto bandiera il sesso degli angeli.
Un sommesso consiglio, smettetela di fare scemenze e baciatevi in modo disorganizzato.
P.S. Scusatemi per la banalità della foto (Bacio all’Hotel de la Ville di Doisneau), ma questo è il bacio più letterario che conosca, perché è finto e vero al tempo stesso.

Come Strega comanda

Il premio Strega a Niccolò Ammaniti per “Come Dio comanda” è un premio alla carriera per uno scrittore ancora giovane. Siamo nell’ambito dei gusti personali e della libera (e spero sensata) critica quindi posso dire che il prestigioso riconoscimento letterario è andato al meno entusiasmante dei romanzi di Ammaniti. Lo avrebbe meritato ampiamente per “Io non ho paura”, ma soprattutto per quel capolavoro che è “Ti prendo e ti porto via”.
“Come Dio comanda” è una storia solida (e ponderosa anche in termini di carta) dove c’è tutta la maestria del narratore. Ci sono personaggi ben scolpiti, ci sono situazioni che si intrecciano senza ingarbugliarsi.
Però, alla fine, prevale troppo la scrittura. E’ come se l’autore – presagendo un esito letterario così felice – a un certo punto abbia scansato le vite che ha raccontato e sia salito lui sul palco di quella notte tempestosa che squarcia il gran finale del libro.
Ma Ammaniti è un grandissimo narratore e gli si può perdonare qualcosa.

Il mattone nello stomaco

Gli agenti immobiliari tranquillizzano: il mercato della casa ha segnato negli ultimi mesi un ulteriore aumento, ma nel prossimo semestre ci sarà il calo. Come dire: ci stanno continuando a spogliare, ma forse le mutande ce le lasciano. Ho spulciato tra i prezzi del bollettino: il top del caro-mattone si registra a Venezia dove un metro quadrato in piazza San Marco tocca i dodicimila euro; i più (s)fortunati possono invece rimediare un appartamento nel quartiere Indipendenza di Catanzaro a meno di duemila euro al metro quadrato.
Non so a voi, ma a me l’argomento prezzi mi fa incazzare e ruminare maledizioni come un vecchio rimbecillito. Il sistema è così congegnato. Tu hai vissuto felice e incosciente sino a una certa età. Un giorno decidi di comprarti una casa e non sei milionario. Se non hai l’indole del rapinatore o dello scassinatore ti iscrivi in quella categoria di disgraziati che devono far ricorso a un prestito. Ti impegni tutto quello che hai e, peggio ancora, quello che avrai. Alla fine, abiterai tra quattro mura che racchiudono i tuoi debiti e che ti frutteranno solo tasse su tasse. E ti renderai conto che il mattone vero non è quello che hai acquistato, ma quello che hai nello stomaco. Per questo dovrebbe essere fatto espresso divieto agli agenti immobiliari di pronunciarsi circa previsioni sull’andamento del mercato. Perché poi qualcuno ci crede e magari elegge Catanzaro città ideale.

Nella testa di Corona

Ho visto il video girato di nascosto da Fabrizio Corona mentre firma l’atto di separazione da Nina Moric. E’ una delle idiozie più colossali in cui mi sia imbattuto negli ultimi vent’anni. Se ieri riflettevo sull’inutilità di un’indignazione collettiva nei confronti dello showman Berlusconi, oggi mi ritrovo con un sentimento opposto nei confronti di questo fotografo-traffichino-playboy-aspirante pregiudicato. Qualche giorno fa, questo signore si è pavoneggiato in tv ostentando quanto pensa di guadagnare grazie all’ingiusta fama che la sua disavventura giudiziaria gli ha dato. Per quello che abbiamo conosciuto delle sue capacità imprenditoriali ci sarebbe da tenere gli occhi aperti per pericolo di reiterazione del reato. Corona mostra una protervia pari solo alla sua cultura da GQ: eleganza e muscoli, tendenze e stravizi. Il resto gira su altre rotative.
Se invece di puntare la videocamera su chi gli capita a tiro la puntasse sul proprio cervello potrebbe proporre un documentario da far impallidire Piero Angela: il deserto come nessuno l’ha mai visto.