I nemici dei gay

Il governo, per bocca (e rossetto) del nuovo ministro Carfagna, nega il patrocinio all’ennesimo Gay Pride. Gli omosessuali esplodono in mille proteste: “La destra è omofoba”.
Credo che la tolleranza e la civiltà non passino attraverso sponsorizzazioni e bolli a secco. Se i gay, ai quali vanno riconosciuti tutti i diritti degli eterosessuali, inseguono una certificazione non è con le sfilate che la otterranno. I vari gay pride, come mi è già capitato di sottolineare, sembrano piccole fiere della diversità ostentata. Quando in realtà un movimento serio, che è anche di opinione, di arte, di costume, dovrebbe muoversi in diversa direzione. Se, com’è giusto, gli omosessuali sono persone che mai e poi mai possono ritrovarsi ad essere discriminate, è vero che l’arma migliore contro la discriminazione è la normalità. Tutti gli esseri viventi, per biologia, tendono ad adattarsi pur mantenendo le peculiarità che li rendono preziosi ingranaggi della macchina del Creato (scusate la visione catto-evoluzionista da depliant di D-mail). Si evolvono, si mimetizzano a volte, si incazzano spesso, si difendono e attaccano, si piegano e si rialzano. Ma raramente – e accade solo nella specie umana – ostentano senza logica la loro debolezza. Ecco, credo che le manifestazioni come il Gay Pride – cariche di orgoglio di svolta, di eccessi di finzione – siano deleterie per la causa degli omosessuali. Perché danno un’idea falsa delle persone e delle istanze che ci sono alla base. I gay sono persone normali che hanno un gusto sessuale differente rispetto ad altre persone normali. Che minchia c’entrano i cortei, le borchie, le lingue sguainate, i corpi nudi, gli slogan d’attacco?
La sessualità è gioia, in qualunque direzione vada. Quelle sfilate ispirano (almeno a me) solo una tristezza infinita.

La buona tv

Sabato sera ho assistito a un grande spettacolo televisivo. C’era un anziano che parlava, raccontava. Aneddoti, esperienze, letture, errori e progetti. Era Andrea Camilleri, intervistato da Fabio Fazio. Venti minuti di televisione godibile, divertente, istruttiva e spensierata. Un’intervista che poteva durare tre ore: di certo non mi avrebbe annoiato. E non perché io sia un fan di Camilleri (mi piace, lo ammiro pur non essendo il mio scrittore preferito). L’intervista era un trampolino per tuffarsi in una vita appassionante, come appassionante può essere la storia dei grandi (per meriti ed età). Accade sempre più raramente che la tv racconti esistenze degne di essere narrate. I rotocalchi, i contenitori, gli spazi di approfondimento sono ingolfati da grumi di esperienze senza alcun appeal oggettivo. Penso, ad esempio, ai programmi pomeridiani della domenica , quelli per le famiglie, pieni di oscuri reduci del Grande Fratello e di starlette smutandate.
Un utile servizio all’intelligenza pubblica sarebbe stato mettere in onda tre ore di intervista ad Andrea Camilleri. Scommetto tutto quello che ho sull’audience.

Gli intoccabili

Tira una brutta aria per i giornalisti. L’ultimo episodio, la bagarre politica nata dopo le accuse di Travaglio a Schifani in tv, è un raro esempio di follia liberticida. Vediamo perché.
Travaglio cita il neo presidente del Senato, pezzo da novanta del centrodestra, per stigmatizzare alcune sue amicizie con personaggi in odor di mafia. Si rifà anche alla ricostruzione fatta da Lirio Abbate e Peter Gomez nel libro “I complici”. Dà cioè uno spaccato di cronaca: accanto a Schifani, in alcuni atti societari, ci sono delle persone condannate per associazione mafiosa. E’ vero, manca la controparte, regola essenziale di un buon giornalismo. E questo è l’unico punto debole della posizione di Travaglio (e di Fazio che ha organizzato l’evento televisivo). Però non facciamo gli struzzi. La regola della controparte serve innanzitutto a garantire i deboli (mediaticamente parlando), cioè i cittadini che non hanno mezzi d’immagine, economici, di consenso per avere una visibilità pari a quella del loro accusatore. Schifani può essere considerato un debole, in quest’ottica? In realtà chi lo difende, più che debole lo considera intoccabile. Senza censure o mannaie è giusto che gli sia data la possibilità di replicare, nel medesimo spazio e col medesimo tempo a disposizione. Stop.
Il rischio è che, a questo punto l’unghia del potere laceri le carni dei cronisti, imponendo la seguente regola (peraltro già in vigore presso alcuni quotidiani, ne so qualcosa…): se non c’è la controparte la notizia non si dà.
Morale: se volete bloccare una notizia che vi riguarda, non fatevi trovare.

Tony Gentile, il mago del tempo

C’è una foto simbolo di Falcone e Borsellino che ci racconta la rabbia, la sconfitta, la rivincita e la primavera della speranza. Quella foto l’avete vista sui giornali, sui muri, sui lenzuoli, su internet. L’autore è un grande fotografo al quale mi legano affetto, stima ed esperienze comuni: Tony Gentile, oggi staff-photografer dell’agenzia Reuters di Roma.
Vi do un suggerimento con ampio anticipo. Il 20 maggio si inaugura a Roma, al centro Luigi Di Sarro, la sua prima mostra personale. Se volete fare un salutare bagno di memoria o se, più semplicemente, il bello vi appassiona ancora, fateci un salto. Vi troverete davanti un lucido narratore di immagini, pacato e sorridente, che ha saputo fissare in uno scatto vite troppo brevi e drammi troppo lunghi. Un mago del tempo, uno scrupoloso artigiano, un vero artista.

Calci in faccia

I cinque sciagurati del branco di Verona hanno ucciso il povero Nicola Tommasoli a calci in faccia. Calci in faccia.
Quale attenuante giudiziaria, quale ipotesi di omicidio preterintenzionale, quale dibattito politico possono recintare la violenza che spinge un branco di ventenni ad agire in modo così selvaggio e insensato?
Ho immaginato più volte questa scena in questi giorni e ogni volta ho interrotto il pensiero al contatto tra i piedi scarponati dei carnefici e la faccia incredula della vittima. C’è in questa scarica orribilmente muscolare un che di medioevale. Questi ragazzi vedevano pur essendo ciechi, succhiavano l’esistenza altrui prosciugando la propria. Se fosse un romanzo horror chiederei un feroce ed eterno contrappasso per loro: in catene a raccogliere coi piedi ciò che coi piedi hanno tolto – cibo, respiro, vita – in una contorsione di corpi prigionieri che sia specchio della loro insulsa mente.

Il sindaco di tutti

A parte il “chi non salta comunista è!” canticchiato gioiosamente nel quartier generale di Alemanno, mi ha colpito ieri la seguente dichiarazione del neo sindaco di Roma: “Sarò il sindaco di tutti”.
Ho un’età e per molto tempo mi sono occupato, per mestiere, di elezioni. Il sindaco di tutti… il presidente di tutti… un classico nel riciclaggio dei luoghi comuni. “Sarò il sindaco di tutti” è una frase che è cartina tornasole della coscienza civica offuscata e, al tempo stesso, indicatore del livello dell’olio della fantasia.
Esiste un sindaco di alcuni? C’è una carica elettiva e istituzionale che preveda una franchigia di servizio? L’intorpidimento mentale avvolge – ed è questo il dramma – non solo chi stupidamente pronuncia ancora questa frase, ma chi la diffonde, chi la amplifica, chi ne fa resoconto, titolo. Una frase che non significa niente al pari di: “Sarò un sindaco bipede”; oppure “Sarò un sindaco che respira” (anche se questa potrebbe nascondere una notizia); o, udite udite, “Sarò un sindaco onesto” (altra notizia, azz!). Ok, basta esempi.
Comunque, sfogliate i giornali e ditemi se trovate una sola voce critica contro una simile insensatezza. Dovremmo cominciare a pensare che buon governo e buona creanza non hanno in comune solo un aggettivo.

Divieto di autostop

Dopo il diluvio di post di ieri (grazie a tutti!!!) cercherò di essere breve.
Accantoniamo il bipolarismo, il voto utile, il modello tedesco, le caramelle di carruba e i leghismi di destra e sinistra (sì, c’è una lega annunciata persino da Casarini). Guardiamoci intorno e stiamo alla cronaca: vediamo un Paese allo stremo che non conosce più competitività, ci sono vertenze drammatiche a ogni angolo di impresa, si respira sfiducia, esplodono conflitti sociali sempre più duri.
Ciò serve è un autista sobrio, che sappia guidare con prudenza un pullman scassato con sessanta milioni di persone dentro.
E’ chiaro che, date la difficoltà e la lunghezza del percorso, questo signore non potrà fare tutto da solo. Dovrà quindi fidarsi di altri autisti che non facciano minchiate. E soprattutto dovrà rispettare i sensi unici, le corsie d’emergenza, i semafori, eccetera.
L’idea di un viaggio del genere non mi atterrisce solo se mi costringo a non pensare alle persone che si alterneranno alla guida del pullman. Un po’ come capita quando prendo l’aereo: se il pilota ha una faccia che non mi piace faccio un viaggio di merda, quindi non guardo mai chi sta ai comandi.
Purtroppo siamo appiedati e non c’è altro mezzo per muoversi. Anche perchè è probabile che proibiscano per decreto l’autostop.

Domani sera tv, computer e…

Avviso ai naviganti. Domani pomeriggio, a urne chiuse, questo blog aprirà una finestra sul voto con spunti, riflessioni e, ovviamente, cazzeggiamenti. Il mio consiglio è questo: armatevi di tv (o radio) e computer. Commenteremo insieme risultati, trasmissioni televisive e retroscena fino a tarda notte. Poi, a conclusione, ci saranno le opinioni di alcuni tra i blogger più originali che conosco.
Insomma, non prendete impegni e soprattutto fate scorta di caffè e pazienza. Sono certo che ci faremo quattro risate, comunque vada.

Al voto, al voto!

Siamo al voto. Questa, dopo qualche decennio, è la prima tornata elettorale che seguo con distacco professionale, ma non senza apprensione per il destino del nostro Paese. Mi permetto quindi di rendere pubblico il mio promemoria personale.

  • Niente voto ai pregiudicati.
  • Ai miracoli si assiste, senza annunci.
  • Si vota una persona, non un padrone.
  • Stare lontani da chi promette l’uso di armi (da fuoco, nello specifico).
  • La fede non riguarda cariche elettive.
  • Gli amici sono importanti nella vita. Gli amici degli amici, no.
  • Un “voto in cambio di…” per maleficio si trasforma in un voto di scambio.
  • Le tasse sono una delle famose certezze della vita.
  • La nonviolenza ha reso eterni i suoi profeti.
  • La tolleranza è un valore anche quando non è accompagnata dalla parola “zero”.

Al seggio con la suocera

Dato l’apprezzamento riscosso dalle valutazioni sanremesi di mia suocera (nella foto), domenica – approfittando di un pranzo a casa sua – l’ho interrogata sulle imminenti elezioni politiche. Ero certa che avrebbe avuto qualcosa di pregnante da dire. Ma lei ha anche divagato e, parlando parlando, mi ha dato modo di aggiungere nuove voci al suo stralunato dizionario. Voci che vi offro in coda a questo post prevalentemente elettorale.

Politica

“Io le cose politiche le so perché guardo sempre Porta e Porta”.
“Bellusconi, anche ammaccatello così com’è, però le cose le fa”.
“Gli elettori a Bellusconi lo avevano mandato via dal governo, ma lui non ha fatto incandescenze” (leggasi, “non ha dato in escandescenze”)
“Come si chiama quello alto con i capelli bianchi? Missini? Bissini? Fasini?”. (Casini, per intenderci)
“Rotelli è calmo, non si piglia mai di nervi. Però non lo scrivere che secondo me è figlio di Alberto Sordi e che gli somiglia moltissimo. Sennò mi arrestano”. (vedendomi con il taccuino in mano, intenta a prendere appunti, si è cautelata così)
“Se Rotelli diventa sindaco di Roma allora significa che Alberto Sordi lo protegge”.
“Prodi? E chi è? Me lo sono scordato. Ah, ma è quello con la funcia (per i non palermitani, “musone”) e i mezzi baffi?”. (chissà per chi lo scambia…)
“Ma Di Pietro l’hanno levato? Non c’è più in televisione”.
“Andreotti? E chi l’ha visto più in giro?”.
“A me mi è simpatico pure Vetroni”. (senza la elle)
“La Russa no. Mi fa paura. Pare proprio uno che russa… insomma, russo”.
“Nella politica, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, e anche la terra”.
“Come andrà a finire con la politica? Mah, siamo nei mani di Dio”. (leggasi “nelle”)

Dizionario – nuove voci e nuove frasi

Alba Poiatti: Parietti
Arietta Berti: Orietta
Latrìce: l’attrice
Davero: davvero
Sarde allignate (sarde “allinguate”, ricetta palermitana a base di pesce)
Molechine: mollichine
Orsoporosi o oltreporosi: osteoporosi
Ipocreto e ipocressia: ipocrita e ipocrisia
“Quello è così sporco che ti imbischia i pidocchi” (leggasi “contagia”)
“Per compagnia, mi piacerebbe avere una terterughina” (“tartarughina”)
“Lo vedi che anche oggi ho mangiato poco? Ho una appetenza. Anzi, forse due, tre o quattro appetenze, dato che sono tanti giorni che mangio pochissimo” (leggasi “inappetenza)
“A quel tuo amico ci posso venire madre, anzi doppia madre, perché sua madre è molto giovane. Giovanissima”.