Parenti e contenti

La scoperta dell’acqua calda arriva quando il clima rinfresca. In Sicilia viene fuori una Parentopoli, cioè un sistema di appoggi e favoritismi nei confronti dei parenti, alla Regione. E si “scopre” che i figli di… godono di improvvisi privilegi, con assunzioni per chiamata diretta e stipendi mica male. Per definizione lo scandalo comporta il “turbamento della coscienza o lo sconvolgimento della sensibilità” ed è “causato da un comportamento contrario alla morale comune, al decoro, al senso di giustizia”. Quindi non siamo davanti a una novità.
La coscienza e la sensibilità pubblica sono state ampiamente rodate nel corso degli anni col risultato che i protagonisti di queste manovre, i padri non i figli, sono stati celebrati con ampio consenso elettorale. Gli orifizi della morale comune sono stati deflorati, da decenni, ad opera di energumeni travestiti da politici che hanno imposto in ruoli chiave dell’amministrazione ben più dei parenti prossimi. A Palermo c’è il caso, famoso, dell’autista di un assessore che fu incoronato assessore comunale… Roba da far morire di invidia Caligola e soprattutto il suo cavallo.
Ora volete che se uno tiene famigghia non abbia tutto l’interesse a sistemare figghi e compari? Non c’è da volgere lo sguardo alla luna se la marea sale, c’è solo da tirar su le barche. E ricordarsi di scegliere un porto più sicuro.
Voi che faticate per trovare un lavoro o per mantenerlo, che avete la forza di dire no quando vi si impone un sì ingiusto, che pagate in prima persona anche quando non uscite un euro, che vi sbattete per una miseria, che non siete figli di… ma semplicemente figli, voi prendetevi un appunto per le prossime elezioni.

Premi

Per celebrare la nuova edizione del “Guinness Book of Records”, l’editore ha fatto incontrare l’uomo più piccolo del mondo (un cinese di 74,6 centimetri) con la donna dalle gambe più lunghe (132 centimetri, lei è russa). Non so se queste persone riscuotono un premio in denaro, però il cinese mi pare che si possa ritenere soddisfatto della foto ricordo…

"La strada" grigia

Ho appena finito di leggere “La strada” di Cormac McCarthy (Premio Pulitzer 2007). Ci ho messo tre settimane, nonostante il libro sia poco più di duecento pagine. E per ognuna di quelle pagine, la sera, quando mi afflosciavo sul letto, mi ripetevo: “Non è possibile…”.
La storia, senza togliere e aggiungere nulla, è questa: un padre e un figlioletto, dopo una presumibile catastrofe nucleare, si aggirano per le strade deserte dell’America, nel grigio della cenere, nel grigio del cielo, nel grigio di rare esistenze grigie, nel grigio della fame e via ingrigendo.
Si aspetta inutilmente che accada qualcosa da una riga all’altra, con dialoghi del tipo: “Papà moriremo? No, non moriremo. Ok. Ok” (testuale).
La scrittura, eccezion fatta per alcune descrizioni di luoghi (grigi, naturalmente), è sontuosamente soporifera. Una confezione di Lexotan avvolta in carta da regalo, insomma.
Secondo il mio personalissimo parere, “La strada”, oltre a essere uno dei pochi romanzi davanti ai quali si dorme già guardando la copertina, è uno dei libri più sopravvalutati degli ultimi vent’anni.
P.S. Per fortuna che McCarthy non è Saviano, altrimenti oggi sarebbe stata un’altra giornata di inferno…

In ritiro

Per qualche giorno vado in ritiro in una località protetta, tipo pentito di mafia. Ho la scorta di persone fidate che dovranno condividere con me un lavoro delicato e, per fortuna, non noioso.
Alla prossima settimana!

Il segreto della bellezza

Un gruppo di ricercatori britannici ha studiato per mesi (anni?) il segreto dell’attrazione fisica tra esseri umani. Mettetevi comodi perché i risultati sono sconvolgenti.
Spalle larghe per l’uomo, tette grandi per la donna, rispetto delle proporzioni per entrambi. E poi non bisogna essere nani, vietati i culi flaccidi, muscoli per lui, curve per lei.
Insomma abbiamo la conferma scientifica che una bonazza è realmente una bonazza e che un macho è un macho.
Se fossi il rettore di quell’università chiederei i danni a questo manipolo di scansafatiche.

In coda al supermercato

Ieri. In un supermercato di Palermo. Ore 13,40.
Sono in coda alla cassa e mi godo un getto di aria condizionata sulla schiena. Nella fila accanto, un tale ben vestito, sulla sessantina, mi guarda. E’ un ex potente di un partito defunto, plurinquisito degli anni Novanta: un mio affezionato cliente, quando amministravo la cronaca giudiziaria al giornale. Distolgo lo sguardo.
Davanti a lui, un giovane di colore con un gelato confezionato in mano (credo si chiami Magnum, il gelato). Quando è il suo turno, il ragazzo fruga nelle tasche per cercare gli spicci. Il cassiere lo guarda spazientito. L’ex potente si fa avanti. Pago io, dice. L’altro si apre in un sorriso che, non so perché, mi accende una musica nelle orecchie: è That’s the way of the world degli Earth Wind and Fire.
Non sento altro. Vedo il giovane che ride e si compiace. E ringrazia, ringrazia.
Si allontanano verso la porta insieme. Prima di uscire il giovane alza una mano aperta. L’ex potente si ferma, posa un sacchetto, e lo imita. La musica si blocca e sento lo schiocco dei palmi che si incontrano. Poi i due si dividono. Uno raggiunge una berlina parcheggiata in doppia fila, l’altro si siede sul marciapiede e scarta il gelato.

Cortesia

Ho un vizio tremendo: mi piace essere trattato bene. Quando ho a che fare con un commerciante o comunque con qualcuno che presta servizio in cambio di moneta, valuto in uguale misura l’accoglienza e l’opera. E quando mi rendo conto che la persona che ho davanti mi concede la sua attenzione con cortese professionalità, mi dimentico di essere un aspirante tirchio (nella mia proverbiale incompiutezza non riesco a ottenere la qualifica piena).
Ieri ho portato l’auto in officina per fare il tagliando. E’ un’auto di ottima marca, anche se è un modello base: niente lusso, cilindrate esagerate, accessori da sultano (mi hanno detto che i sultani vanno di moda per ora). La concessionaria di Palermo è una piccola oasi di efficienza e rapidità in una città, la mia, che reputo profondamente maleducata. E’ amministrata (la concessionaria) con furba determinazione: cattura l’automobilista con minuscoli accorgimenti e lo fa sentire una specie di nababbo. Dal riconoscimento (nome e cognome) del cliente quando è ancora all’orizzonte, al briefing col capo meccanico. Dalla dolce insidia di decine di servizi aggiuntivi a pagamento, al tassì che ti riaccompagna (e ti viene a prendere) a casa gratuitamente.
Il conto, inutile dirlo, è un po’ meno che astronomico. Ma alla fine ti resta quella pericolosissima illusione che sono soldi ben spesi. E ci torneresti l’indomani, magari per farti accendere l’autoradio. O semplicemente per sentirti trattato con rispetto da qualcuno che non ti conosce.

Palermo non è Paperopoli

Torna l’esercito nelle nostre città. Sono stato testimone dell’operazione Vespri Siciliani, dopo le stragi del ’92. Non ho mai registrato alcun fastidio per quei militari che presidiavano Palermo, affacciati dai mezzi blindati e carichi di armi che sembravano reperti archeologici. Molti di quei giovani hanno messo radici nella mia terra, riscuotendo ammirazione, consenso e quant’altro. Quel che posso dire oggi è che, in quegli anni, ho provato, al di là delle mere statistiche, un senso di sicurezza. Ho ricominciato a frequentare il centro storico di sera, ho persino scelto di abitare per otto anni in un quartiere che prima non mi sognavo neanche di visitare. Per questo a pelle, e con un briciolo di ragione, giudico inopportune le polemiche sulla “militarizzazione” delle città. Odio le armi, e se stanno dalla parte giusta non le temo. Mi perdonerete: la mia è una delle tare mentali di chi vive in un posto che non è Paperopoli.

La macchina che trova ogni libro

C’ è una buona notizia che scaturisce dal matrimonio tra tecnologia e passione per la lettura. Dal prossimo autunno nelle librerie inglesi della catena Blackwell un macchinario chiamato “Espresso book machine” consentirà di reperire e stampare (in sette minuti) il libro raro o esaurito che state cercando. Nel mondo cupo dei prodotti precotti, premangiati e predigeriti, l’avvento di una macchina che sforna libri dimenticati, sottovalutati o comunque introvabili mi sembra un raggio di sole. La cosca dei librai, ramificata, insofferente ai volumi di nicchia e schiava del dio bestseller, non la prenderà certo bene. Ma, come nei film di fantascienza, se arriva una creatura di chip e ingranaggi a salvare il mondo, un motivo ci sarà: gli umani sono troppo impegnati a fare altro, distruggere, accumulare, costruire roba assolutamente inutile che li aiuti a distruggere, accumulare, costruire altra roba inutile…

Quell’eccentrico di Pino Maniaci


Dicono che Pino Maniaci è un tipo eccentrico. Dicono che per vedere riconosciuta la sua professione di giornalista ha dovuto attendere una sorta di titolo ad honorem. Dicono che l’altra sera gli hanno bruciato l’auto a Partinico, il paese in cui vive. Dicono che dalla piccola emittente che dirige, Telejato, bombarda quotidianamente Cosa nostra. Dicono che è uno che fa nomi e cognomi. Dicono che un cognome ricorrente è quello dei Vitale, famiglia di mafiosi. Dicono che un Vitale a piede libero, tempo fa, lo ha pestato per strada. Dicono che, con tutte le sue stramberie, è un ottimo cronista.