Non siamo alberi (purtroppo)

Gli alberi hanno sempre esercitato un grande fascino nei miei confronti. Da bambino ci saltavo su e mi ci arrampicavo, da grande mi sono lasciato affascinare dai loro numeri (il più alto, il più vecchio…) e sono andato a cercare in giro per il mondo quelli che andavano omaggiati di persona. È accaduto sulle montagne di casa mia, come sulle Alpi, come in California eccetera…
Gli alberi sono l’ispirazione di una metafora che mi serve per spiegare un concetto universale e ostico, che è perfetto in una frase di Snoopy: “Se non ci piace dove stiamo possiamo spostarci, non siamo alberi”.
Non siamo alberi, purtroppo.
Perché gli alberi crescono senza curarsi della parte più noiosa di ogni cambiamento, il trasloco.
Perché non conoscono la moneta di ogni mutazione, la responsabilità.
Perché se ardono non urlano, e se anche urlassero non potrebbero arrossire per la vergogna di mostrarsi nudi dinanzi alla resa di un sentimento.
Perché cambiano se stessi senza avere fisime di cambiare il mondo.
Perché se ne fottono di una foglia ingiallita, che non sarà mai come un capello bianco.  
Perché non amano nulla se non ciò in cui hanno radici.
Perché cambiano loro stessi prima che qualcuno o qualcosa li costringa a farlo.
Perché non hanno idee, ma foglie: e con le idee non si fabbrica ossigeno a buon mercato.
Perché sanno che la base di ogni vero cambiamento radicale è la perseveranza.
Perché sono fonte che trabocca e bacino che conserva.
Perché non hanno né invidia né riconoscenza: se si scassano la minchia ti muoiono nel giardino (per chi ce l’ha), se decidono di scassarti la minchia ti sopravvivono riempiendoti di foglie il balcone, il patio, la tomba.

Ecco perché cambiare, per noi non-alberi, è soprattutto un problema di posizione. Pensate a quanto la vostra vita avrebbe risentito di un posto diverso sul divano, di un aperitivo in un altro bar, di una passeggiata sul lungomare anziché in centro, di un sonno prolungato invece di una sveglia anticipata. Siamo dove siamo stati. Con chi è una semplice conseguenza.
Le radici, in fondo, sono solo degli alberi.  

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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