Il mio dio sghignazza

Da Santa Cruz de Bezana a Santillana del Mar.

È il tema più delicato e ci ho pensato a lungo l’inverno scorso mentre mi preparavo al Cammino, nonché adesso un passo sì e uno no. Quello della religione è l’aspetto più intimo e, per quanto mi riguarda, più controverso di questa esperienza. L’ho scritto qui: non sono un pellegrino classico, piuttosto mi reputo un camminatore laico. Questa mia condizione, che è una scelta ponderata, ha due conseguenze pratiche evidenti.
La prima è logistica. Non devo espiare nulla, non cerco nessuna intercessione dell’Altissimo, quindi opto per sistemazioni comode. Perché mai scegliere il sacrificio se non si deve chiedere un tubo? Non dormo negli albergue per pellegrini dato che l’unica promiscuità che mi piace è quella superflua, e col riposo siamo nel recinto del fondamentale.

La seconda riguarda la coerenza. Ogni pellegrino chiede una credenziale, un cartoncino sul quale vengono apposti i timbri delle tappe che attestano il compimento del pellegrinaggio. All’arrivo a Santiago, mostrando questo pieghevole, si riceverà la compostela cioè il documento dell’avvenuto pellegrinaggio, una roba a metà tra la benedizione e il certificato di frequenza di un corso professionale. Ebbene, io non ho mai chiesto la credenziale (credo di essere uno dei pochissimi) giacché il mio dio non si occupa di timbri e depliant turistici.

Stare per intere giornate da soli, senza parlare con nessuno – ad eccezione della sera quando si torna a un surrogato di vita normale, di cui comunque vi dirò – ha un vantaggio di non poco conto: si affila la lama dell’intransigenza e si smussano gli angoli delle inutili ostilità, quelle che popolano i nostri pensieri e che, lo scopri con divertita sorpresa, sono perlopiù muri di fumo, ostacoli di burro.

Dopo quello muscolare e articolare (lasciamo stare quello psicologico di cui sopportate la pena), l’allenamento più fruttuoso al quale vi sottopone  il Cammino del Nord è quello per resistere ai luoghi comuni. Ironia della sorte cito a esempio la città della Cantabria in cui scrivo queste righe, Santillana del Mar. In spagna è conosciuta come la città delle tre bugie perché, analizzando e scomponendo il nome, non è santa (santi), non è piana (llana) e non ha manco il mare.
Il mio dio sghignazza.

(12 – continua)

Le altre puntate le trovate qui.

A questo argomento è dedicato il podcast in due puntate “Cammino, un pretesto di felicità” che trovate qui.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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