Primo, trattarsi bene

Da San Sebastiàn a Zarautz.

Scarpinando per i sentieri scoscesi (e scoscesi è dire poco) che da San Sebastiàn conducono a Orio, tappa intermedia prima della destinazione Zarautz, ero concentrato sulle pietre viscide, sui torrentelli di fango, sulle cadute da evitare.

Da queste parti la pioggia d’estate è un fenomeno frequente a causa dei sistemi nuvolosi dell’oceano Atlantico che vengono bloccati dalla Cordigliera Cantàbrica e che danno origine al Favonio (cioè il Föhn) che spinge le masse umide verso l’alto innescandone la condensazione. Ergo, per uscire dal pieroangelese,  piove spessissimo e per giornate interminabili. Intanto tu cammini, fatichi, stai concentrato sul terreno, sulla tua tenuta e pensi.

Pensi. Pensi in modo completamente diverso dal solito.

È come se finalmente ti avessero tolto quel freno a mano di cui non ti rendevi conto. Come se il grande manovratore del tuo cervello si fosse preso un giorno di ferie e avesse lasciato il comando a un anarchico pacificato, giovane, un po’ fuso e sublimemente perverso.

Credo che il Cammino sia una delle più potenti centrali mondiali produttrici di pensieri trasversali. Come in “Tempi Moderni” con Charlie Chaplin che avvita bulloni: solo che lì è catena di montaggio, qui è catena montuosa.

Insomma mentre macinavo chilometri obliqui – nulla è dritto qui – circondato dall’acqua (dal cielo, sulla terra, sullo sfondo, dentro le scarpe e, ahimè, sugli occhiali) creavo link per similitudine e contrappasso e scoprivo nuove ragioni nel ricordo.

Così per la rapidità nel saper saltare in discesa da una pietra all’altra ringraziavo le stagioni di presciistica vissute da ragazzino con il tosto maestro Cicero.

Così per superare le chiazze di fango recuperavo l’illusione del “passo leggero” di quando eravamo ragazzini e pensavamo che il peso corporeo fosse un dato relativo, a seconda dell’indole. 

Se hai vissuto c’è sempre un rimedio noto ai problemi ignoti, o meglio c’è sempre un’occasione per capitalizzare quel po’ di buono che hai messo in saccoccia. Basta trattarsi bene, che si sia da soli a cena o in seducente compagnia. Un esempio di buona cura di sè e del prossimo qui la danno molti spagnoli che disseminano il Cammino di piccoli aiuti per i viandanti, pellegrini o semplici camminatori che siano: dal nulla, magari nel cuore di una strada di campagna, spuntano banchetti con acqua, frutta e qualche genere di conforto a disposizione di chiunque (nella foto sopra). Perché esiste un senso di comunità che non ha a che fare coi confini geografici o con le campagne elettorali.

A cosa è servita la mia porzione di Cammino di oggi? A star solo per 22 chilometri senza che nessuno mi disturbasse mentre assaporavo le ragioni promiscue che mi avevano portato lì.

Quand’è così, dopo un po’, che sia pioggia o sole non te ne frega niente. L’importante è arrivare, ma solo dopo che l’ultimo pensiero, quello più tosto, si sia dipanato per bene.

(3 – continua)

Le altre puntate le trovate qui.

A questo argomento è dedicato il podcast in due puntate “Cammino, un pretesto di felicità” che trovate qui.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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