Los Angeles, dove tutto inizia (o finisce)

Il museo delle relazioni finite a Hollywood

Prima tappa del nostro viaggio in America, il terzo, è Los Angeles. Una tappa quasi tecnica per due semplici motivi: non è tra le mie città preferite, ma è un aeroporto di riferimento per chi viaggia dall’Italia. Los Angeles è comunque un trampolino da cui lanciarsi per scoprire/capire quest’affascinante porzione di west coast.
Non può essere considerata una città nel senso europeo o mediterraneo del termine poiché per estensione è molto più grande di una nostra provincia e poco più piccola di una nostra regione. Per spiegarla a chi non c’è mai stato mi viene in mente il paragone con New York o Chicago: Los Angeles è orizzontale, una sterminata distesa orizzontale; New York o Chicago sono verticali, spesso esageratamente. Ecco, Los Angeles è la città più diluita che conosca. Esistono altre grandi capitali con quest’ipertrofia. Mosca, ad esempio. Ma laddove l’orografia disperde, l’arte e la storia recuperano. Ergo le immensità della capitale russa non potranno mai dare il senso di desolata orizzontalità di Los Angeles. Ma questo caposaldo americano dello showbiz, dell’opulenza ha una prorompente personalità che non può non affascinare.


L’allure di Los Angeles è nel suo essere un luogo definitivo, dove tutto può iniziare o può finire. Dove l’estrema ricchezza ti prende di petto come l’estrema povertà. Un mio personalissimo modo di misurare questi estremi consiste, sfruttando l’effetto jet-lag dei primi giorni, nell’esplorare di corsa la porzione di città più a portata di mano (o di piede). Provate a sgambettare sull’infinito lungomare di Santa Monica alle sei del mattino e vedrete allungarsi un insperato cordone ombelicale con una città che improvvisamente potrebbe esservi madre. La sua immensità, come tutte le immensità della nostra esistenza terrena, può essere compresa solo dall’alto. Perciò se avrete la forza – noi non l’abbiamo trovata dopo le sgroppate mattutine – c’è un posto chiamato Runyon Canyon sul quale arrampicarsi e dal quale ammirare l’indefinita compiutezza di questa città immensa. Il resto – da Sunset Boulevard a Beverly Hills, dal mare alle periferie più sconosciute – lo trovate su tutte le guide.

La nostra scelta è quella di un viaggio fatto di piccole porzioni, come una degustazione turistica. Quindi per noi, due pernottamenti a Los Angeles sono più che sufficienti. Ora ci aspetta San Francisco, ma ancor prima quel caleidoscopio di sorprese che sta lungo la strada.

1 – continua

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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