La banda delle spalle lussate

Mi sono lussato una spalla, porto un tutore scomodissimo, vado in giro con una manica del maglione penzolante con conseguente effetto “tre braccia” che fa molto maniaco sessuale, e ho l’umore talmente nero che al confronto un corteo funebre è un’adunata di mattacchioni. Il tutto in un periodo di bug tecnologici che rimandano più al rito voodoo che alla nuvoletta di Fantozzi. Insomma, probabilmente qualcuno mi pensa ardentemente con sentimenti non proprio amorevoli.
Per questo sono rimasto spiazzato, e piacevolmente, davanti al manifestarsi spontaneo di una confraternita di perfetti sconosciuti che appena ne hanno l’occasione condividono con me l’esperienza di una spalla scassata. Dovunque vada, a fare la spesa, al lavoro, se cazzeggio sui social o se passeggio per strada, c’è quasi sempre qualcuno che mi ferma e che mi dice: “Eh, ti capisco!”. E via con la narrazione.
Non sapevo di quest’epidemia di spalle lussate, non immaginavo che un simile accidente – che è comunque una cosa risolvibile e non grave – potesse generare una spinta aggregativa e di altruismo così vigorosa.
Ci ho pensato su, per capire quale potrebbe essere il fattore scatenante. E, analizzando le frasi che mi vengono rivolte da questi caritatevoli sconosciuti, ho capito tutto.
Il dolore.
La spalla lussata provoca un dolore fortissimo, il più forte che abbia mai provato. Un dolore che però ha una specie di sortilegio in sé: scompare istantaneamente quando la testa dell’omero torna al suo posto. Un istante prima stavi per svenire (io piangevo, giuro!), un istante dopo tutto si placa. On – off. Nero – bianco. Orrore – piacere.
Ecco, andando per astratto, il senso di molte esperienze che ci accomunano è proprio questo: se il dolore affratella, il sollievo dal dolore rende complici. E più il sollievo confina col dolore, più l’incisione nella corteccia della memoria è profonda.
Insomma anche una spalla lussata può essere un’occasione per inventarci migliori (senza facili buonismi).
Se una sofferenza ci rende malvagi l’abbiamo sprecata.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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