Un paio di cose sul Giornale di Sicilia

giornale_di_siciliaDue, tre cose sul Giornale di Sicilia e sullo sciopero che da giorni sta tenendo lontano il quotidiano di Palermo dalle edicole.

Il Giornale di Sicilia come lo conosciamo adesso è figlio, anzi nipote di una serie di errori riconducibili in gran parte, ma non nella sua totalità, alle scelte della direzione: sempre la stessa da quasi trentacinque anni. A seconda dei punti di vista la longevità professionale del condirettore Giovanni Pepi può essere vista come elemento di stabilità o come tarlo di inadeguatezza: se da un lato non si può escludere che un uomo solo al comando per così tanto tempo conosca bene la macchina, dall’altro i risultati ci dicono che la sua guida non è stata sicura. E più di una volta la macchina è finita fuori strada.
Le scelte aziendali al Giornale di Sicilia sono sempre state ottriate, mai lontanamente concordate. Effetto di una direzione forte e, innegabilmente, di una redazione che poche volte ha conosciuto l’unità. Una redazione di gran livello professionale, ma di scarsa, scarsissima lungimiranza.
Prendete il web. Quando intorno al Duemila i vertici di via Lincoln si accorsero che esisteva una cosa chiamata internet, io e Daniele Billitteri eravamo gli unici a bazzicare in quel mondo già da tempo: ovviamente ci prendevano per perdigiorno (per non dire altro). Convinsi la direzione a darci una connessione e ci volle poco per vincere la diffidenza collettiva alimentata da un dirigente dell’epoca che in una riunione disse, testualmente: “Propongo di non scrivere la parola internet sui giornali perché è una cosa che nel giro di pochi mesi finisce”.
Finì come finì e spinsi l’editore non solo ad aprire un sito web, disegnato artigianalmente da Daniele, ma mi inventai anche un inserto settimanale dedicato a quel mondo misterioso.


Tra mille incertezze – al Gds non ero particolarmente amato per questioni troppo lunghe da spiegare qui e la mia soddisfazione professionale era in caduta libera – avevo una sola certezza: il sito doveva rimanere dentro la redazione. Ci riuscii sino a quando non lo chiusero perché era comunque un prodotto artigianale e dava poco in termini economici, con la Grande Crisi alle porte.
Poi me ne andai e scoprii che quel sito, fermo da quattro anni, faceva cinquemila visitatori al giorno: cioè ogni giorno cinquemila persone guardavano una sorta di monoscopio che diceva loro sciò, via, cazzo vuoi?
Capite che potenziale? Quando il sito, per un evento giubilare di cui non conosco i passaggi, riaprì accadde l’irreparabile: società esterna e redazione spalle al muro. Ecco l’errore degli errori: con un pizzico di lungimiranza i miei colleghi quel sito dovevano farlo loro, anche gratis. Dovevano mantenerlo dentro le mura di via Lincoln. Invece si fecero scappare il migliore investimento sul futuro che potessero immaginare.
Per farla breve – potrei scrivere un trattato su quel giornale che per oltre vent’anni è stato il mio giornale – chiudo qui. Non prima di condividere un’amara constatazione con voi. Se questa vertenza fosse stata non del Gds e dei suoi lavoratori – che non sono solo giornalisti, i poligrafici hanno già dato, poveri loro… – ma che so di Almaviva, del Grande Migliore, del Cantiere Navale o delle commesse di un qualsiasi negozio del centro, i giornali avrebbero sprecato titoli su titoli. Invece pare una questione solo nostra, anzi solo loro.
Sarà l’aria che respiriamo, sarà questa nuova politica che ci chiama “venduti” anche se siamo cassintegrati, sarà che ci siamo induriti e che siamo tutti “mi piace” e distintivo. Sarà che non conta più ciò che siamo stati, ma ciò in cui ci siamo trasformati.
Sarà che un mondo senza giornali è un mondo meno libero. E che la libertà, quella vera, non è oggi nei trend topics.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

2 commenti su “Un paio di cose sul Giornale di Sicilia”

  1. Analisi reale e assolutamente veritiera del “perchè” IL quotidiano siciliano è andato lentamente ed inesorabilmente verso il fondo. Gradevole ed emotivamente valido leggere in giro le storie belle sul Giornale, sulla vita di redazione etc. MA la nuda e cruda verità è quella esposta in questo pezzo. Si potrebbe andare ancora più in profondità, e domandarsi, o se a conoscenza, spiegare il “cui prodest” di determinate scelte, come quella di “esternalizzare” il progetto web, ma sarebbe inopportuno infierire su un ferito grave . Anche se io spero sempre che il Giornale si salvi, in quanto patrimonio di tutti i cittadini. Con licenza dell’Autore, condivido nel mio profilo FB.

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