L’università, il blog e la Rivoluzione di ottobre

younipa

Le cose cambiano, una certezza assieme alle tasse, alla morte e, come si diceva un tempo, al silenzio di Badalamenti. Il blog dell’Università di Palermo diventa l’ex blog dell’Università di Palermo. E come un’ex moglie presenta il conto.
Due spunti di riflessione.


Il primo viene dal passaggio di questo post che annuncia la Rivoluzione di ottobre (e chi se ne frega se se è settembre che tanto ottobre è lì dietro l’angolo: con settembre la spigolatura migliore che mi veniva era “Impressioni di settembre”, ma volete mettere la Pfm con la rivoluzione russa?).

Adesso che siamo l’ex blog ufficiale di Unipa siamo contenti di poter raccontare l’Università di Palermo con le mani libere e lo faremo senza la riverenza di certa stampa che poco si interroga sui fatti. Nessuno pensi di poterci intimorire.

Quindi c’era un blog dell’università che non raccontava davvero l’università. Ergo: assieme a “certa stampa”, c’era anche un “certo blog”. E poi chi mai dovrebbe intimorire il blog di Unipa? Il Kgb? Le truppe cammellate del rettore Fabrizio Micari? Totò Diabolicus?
Scherzi a parte, da giornalista sono molto curioso di seguire il nuovo corso della creatura di Tony Siino, perché so bene da dove proviene (il blog) e non ho idea di dove vuole arrivare (Siino).
Il secondo spunto è intuibile. Comunque sia andato il progetto nella precedente gestione, siamo davanti a un caso di cecità istituzionale. I miei lettori superstiti sanno che su diPalermo, qualche vita fa, misi in risalto la superficialità e le contraddizioni di un blog così importante. Tuttavia i numeri dell’esperienza di Younipa meritano rispetto e non certo pregiudizi. E poi la vita ti insegna che non è mai tardi per l’onore delle armi.
Mollare un patrimonio di followers, di utenti fidelizzati, di curiosi in cerca di curiosità per un’istituzione come un’università è un delitto contro l’innovazione.
Non piace il prodotto? Si cambia.
Non piace il gestore del prodotto? Ci si accorda e si cambia (lì ci sono aspetti contrattuali da suicidio istituzionale, basta leggere il bando originario del blog –  trovate qualche indizio nel link precedente, parte finale). Ma non si può trascurare il ruolo cruciale di un blog ufficiale per un’istituzione che vive di e tra giovani. Scherziamo?
L’innovazione non è più un affare di nerd e di addicted feiusbuchiani, L’innovazione è il terreno in cui si semina per il futuro, roba da professionisti. E invece è affidata a orecchianti di un mestiere qualunque che sta a metà strada tra l’addetto stampa e l’esperto di social (laddove l’addetto stampa è magari uno che non conosce la differenza che passa tra una breve e un caffè macchiato e l’esperto di social è tale solo perché ha un account su Facebook e/o su Twitter, per Instagram si sta attrezzando perché del progresso si può subire il fascino ma non la fretta).
Quindi sono costretto a ripetermi: meno ragionieri e più webmaster, meno uscieri e più esperti di contenuti, meno scaldatori di sedie e più scaldatori di tastiere, meno vecchi demotivati e più giovani culturalmente assatanati.

P.S.

Poi se qualche anima cortese e sensibile avrà la pazienza di spiegarmi come funziona la cosa dell’accento “sull’you”… Con tutta la buona volontà mi sono incartato dinanzi all’apostrofo, figuriamoci se arrivo all’accento.

 

Grazie a Giuseppe Giglio.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “L’università, il blog e la Rivoluzione di ottobre”

  1. Poi si chiedono perché la gente va a studiare fuori…non esiste neanche la serietà per una cosa semplice e lineare come un blog…

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