Viaggio in America – Grand Island

Grand Island, foto di Daniela Groppuso
Grand Island, foto di Daniela Groppuso

Basta un po’ di vento e il lago Michigan, visto da Nord, diventa scuro e minaccioso come neanche il più grande degli oceani. Potenza delle immensità dell’acqua che qui, a Escanaba, il luogo che abbiamo scelto come trampolino di lancio verso la Upper Peninsula, sono l’unica attrattiva turistica. Alloggiamo al Sunset Lodge, il motel americano più motel e più americano che si possa immaginare: parcheggi l’auto col muso sulla tua porta, dormi in un prefabbricato che non ha mai conosciuto cemento o mattoni (comunque pulito), paghi poco cioè, per quel che ottieni, poco più del giusto (50 dollari a notte circa).
Il passaggio dal Wisconsin al Michigan è netto. Colpisce la rarefazione di anime e bisogna abituarsi a guidare per centinaia di chilometri senza incontrare un centro abitato: foreste da un lato, foreste dall’altro. Gli abitanti di queste terre, gli yooper, sono nordici non particolarmente espansivi che hanno istinti separatisti. Poi leggi che sono stati i primi a voler abolire la pena di morte e ti diventano più simpatici.
Percorsi i novanta chilometri che ci separavano da Munising, eccoci davanti all’immenso Lake Superior: destinazione Grand Island. Sulla guida abbiamo letto che è divertente affittare una mountain bike e fare il giro dell’isola. Divertente? ci chiediamo appena sbarcati: venti miglia (poco più di 32 chilometri) di circonferenza, più di tre volte e mezzo la nostra Ustica. Tra sentieri sconnessi, strade sterrate e salite durissime ci immergiamo nell’avventura. Solo dopo due ore di pedalata/scarpinata (ci sono pendenze che non si possono affrontare sui pedali) leggiamo sei parole cruciali scritte sul retro della mappa che ci è stata consegnata al centro informazioni: non date da mangiare agli orsi. Che quindi sono intorno a noi, liberi e presumibilmente in cerca di cibo.
Riprendiamo a pedalare con maggiore veemenza scommettendo su chi di noi sarebbe più appetitoso. Ci fermiamo solo nei luoghi più popolati – cioè con tre o quattro persone – per ammirare le spiagge che ricordano più le Seychelles che un lago nordico. Poi, affamati e senz’acqua, si va dritti sino alla chiusura dell’anello stradale: ci mettiamo in tutto tre ore e mezza. Sul battello che torna a Munising maturiamo due certezze. La prima: la cena che ci aspetta deve essere monumentale. La seconda: ai redattori della Lonely Planet andrà segnalato che il giro in bici di Gran Island non è un percorso turistico, ma una prova di sopravvivenza. Comunque incantevole, basta allenarsi sei mesi prima.

4 – continua

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “Viaggio in America – Grand Island”

  1. ..orsi, escursione…..ho come una sensazione di dejavu. Era Aprile 2013 e durante la nostra honey moon girovagammo per ore a piedi per il Parco nazionale di Monte Leon nella Patagonia argentina.

    Nessuno ci aveva detto che i cartelli (i soliti esagerati avevamo pensato) che segnalavano la presenza del Puma erano reali solo all’uscita il simpatico Renger ci ha chiesto “avete visto il puma?”…..no solo pinguini, leoni marini e uccelli di mille razze diverse.

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