Dell’Utri, Cuntrera e una cronista invidiosetta

Senza titolo

Questa storia mi è tornata alla mente oggi, mentre mi documentavo sul caso del latitante Marcello Dell’Utri.
Ormai diversi anni fa, nel maggio 1998, il boss Pasquale Cuntrera fuggì dall’Italia alla vigilia di una cruciale sentenza. Il Giornale di Sicilia, dove ancora lavoravo, diede la notizia prima degli altri facendo un scoop mondiale che fece traballare il governo Prodi. Qualche giorno dopo una cronista su la Repubblica scrisse una brutta frase, fingendo stupore per una notizia che lei non aveva, ma qualcun altro sì. In casi del genere tra colleghi ci si complimenta, lei invece rosicò e tradì un’invidia che per fortuna è ancora ben visibile, a futura memoria, negli archivi telematici del giornale. Della serie: ecco come non si fa.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

5 commenti su “Dell’Utri, Cuntrera e una cronista invidiosetta”

  1. Nessun segreto infatti, solo la conferma di quanto la categoria (alla quale appartengo) si nutra di certe miserie…

    “L’invidia è magra e pallida perché morde e non mangia” (Miguel de Unamuno)

  2. pardon, citazione sbagliata: è di Francisco de Quevedo
    (“chissà perché”, per dirla con le parole dell’incredula collega…)

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