Scusate, cosa c’entra Enrico Letta con Daria Bignardi?

Daria Bignardi

Non capisco. Daria Bignardi intervista il deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista e, con discreta sensibilità giornalistica, indugia con alcune domande sul passato fascista del padre del politico. Scelta legittima: nel giornalismo corretto non ci sono domande che devono piacere per forza, ma domande che devono suscitare risposte. Punto.
Per reazione all’intervista scomoda, il portavoce del M5S, Rocco Casalino scrive una lettera al blog di Beppe Grillo in cui, con discreta sensibilità politica, capovolge la situazione e domanda alla Bignardi come si sarebbe sentita se a lei, in veste di intervistata, avessero chiesto insistentemente del passato giudiziario del padre di suo marito, Adriano Sofri, condannato definitivamente come mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Scelta legittima: in politica non ci sono argomenti che devono piacere per forza, ma argomenti che devono suscitare domande e risposte. Punto.
Quindi siamo di fronte a due comportamenti semplicemente legittimi, l’uno giustifica l’altro, e come nel caso della Boldrini non vedo scandali. Non faccio parte del Movimento 5 Stelle e anzi l’ho spesso criticato – lo ribadisco perché da qualche giorno qualcuno, un po’ distratto, mi taccia di neo-cinquestellismo – ma le bassezze politiche travestite da atto di civiltà mi danno la nausea. Cosa c’entrano i messaggi di solidarietà del premier Enrico Letta e della presidente della Camera Laura Boldrini alla Bignardi e al marito Adriano Sofri? Da chi devono essere istituzionalmente difesi? Da uno che controbatte in un normale contraddittorio mediatico? Da una truppa di nuovi potenziali stupratori che si prendono d’invidia delle “Invasioni Barbariche” e magari s’inventano, mouse alla mano, qualche invasione più barbarica nel profilo facebook del potente e presuntuoso di turno?
Posso sbagliare – anche perché l’ho dichiarato in principio, non capisco – ma la sensazione sgradevole è che ci sia un accerchiamento politico senza precedenti nei confronti del Movimento 5 Stelle. E che stia decollando una strategia che punta a catalogare come violenza tutto ciò che è dissenso, a derubricare in fango ciò che è comunque opinione. Tutto questo, piacciano o no i movimenti (spesso sgraziati) del Movimento, è allarmante.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

12 commenti su “Scusate, cosa c’entra Enrico Letta con Daria Bignardi?”

  1. E’ sicurissimo che non sia invece Lei a derubricare in “movimenti spesso sgraziati” comportamenti gravissimi che sovente configurano (altro che “fango”) reato?

  2. Caro Vix, gli eventuali profili penali dei fatti avvenuti ieri l’altro in Parlamento, saranno oggetto di prossima relazione da parte dei Questori (come riportano tutti i quotidiani di ieri).
    Ma tralasciando eventuali profili penali, gli insulti sul web ed il cattivo gusto, volevo qui solo dire che, a mio avviso, è Gery Palazzotto che tende a un po’ a “derubricare” (definendoli semplicemente “sgraziati”) comportamenti ingiustificabili.
    (Palazzotto, al contrario, chiude il suo pezzo affermando che siano gli altri a “derubricare” normali opinioni, espresse da soggetti tutt’al più “sgraziati”, in “fango”).
    Conclusioni a parte, non mi convince poi l’idea di voler porre sullo stesso piano la domanda della Bignardi (sul padre fascista di Di Battista) alla battuta di Casalino (su A.Sofri).
    La Bignardi fa solo il suo lavoro. E lo fa bene, con garbo, con rispetto, con professionalità ed eleganza. E’ ovvio che se Di Battista accetta un’intervista del genere, qualche domanda un po’ pepata se la deve pure aspettare. Non può certo pretendere un’intervista piatta, grigia e magari compiacente. Come del resto se la aspetta Berlusconi quando va ospite da Santoro, Alfano da Annunziata, o Bertinotti da Vespa. Senza che nessuno dei loro seguaci brontoli.
    La replica di Casalino è invece di cattivo gusto. Se si ha la sensibilità di coglierlo, bene. Altrimenti, pazienza.

  3. Giovanni, come ho scritto, ammetto di non avere le idee troppo chiare su quello che sta accadendo. Di una cosa però sono certo, da giornalista: che la domanda della Bignardi è molto più malevola di quella ipotizzata da Casalino. Se non altro perché la seconda è diretta conseguenza della prima.
    Scrivo questo senza dubitare del suo grado di sensibilità. La invito a non dubitare del mio.

  4. Caro Giovanni i suoi distinguo tra le due improprie “domande”, mi suscitato estrema perplessità. Mi chiedo come è perché, a suo avviso, la prima provocatoria domanda posta dalla sig.ra Bignardi, NON legittimi, di conseguenza quella posta con pari, se non maggiore “diritto”, quella posta dal sig. Casalino? Per il resto, la riposta datale dal bravo Palazzotto, chiude a mio avviso la questione.

  5. Non dubito affatto della Sua sensibilità! Sono un suo fedele lettore e la stimo molto come giornalista e come persona. Aggiungo pure che, se Lei non ha le idee troppo chiare, il sottoscritto ancora meno.
    Ciò non toglie che i fatti suddetti possano esser da noi letti in modo diversamente critico.

  6. Il mio post si è incrociato con quella di Pino Gallo.
    Non vi è dubbio che la replica di Casalino sia una diretta conseguenza della domanda posta dalla Bignardi, ma questo non la giustifica affatto.
    Se Tizio insulta Caio e quest’ultimo gli molla uno sganassone, lo sganassone è, eziologicamente, “una diretta conseguenza” dell’insulto, ma questo ovviamente non lo giustifica.
    Nel caso di specie, il perchè quella domanda e quella replica non possano essere poste sullo stesso piano è, a mio avviso, evidente.
    La domanda della Bignardi a Di Battista non è offensiva, nè indiscreta, nè, tantomeno, semplicemente inopportuna: è una domanda assolutamente normale che Di Battista può, anzi deve, aspettarsi in una trasmissione del genere.
    Di contro a Casalino (mi sembra una ovvietà) non interessa affatto, in quel frangente specifico, sapere come la Bignardi si senta ad esser la nuora di Sofri: Casalino, evidentemente, si è sentito punto (e qui sbaglia) dalla domanda che la Bignardi aveva posto a Di Battista e vuole pertanto semplicemente insultarla ed umiliarla.
    Provate a sostituire Casalino con qualcun altro e comprenderete meglio il mio pensiero.
    Immaginate se la Bignardi chiedesse a Marina Berlusconi di commentare la vicenda giudiziaria del padre. Cosa ne direste se Marina Berlusconi rispondesse serenamente, ma da Forza Italia arrivasse una replica come quella formulata da Casalino? Cosa c’entra? Direste Voi.

  7. Chi ha autorizzato, la non intervista di Rocco Casalino alla Bignardi?
    Un portavoce poteva comunicare critiche per l’accaduto ma non una tale osservazione
    Mi pare che se impropria possa essere stata la domanda della Bignardi, ma n’è dubito, assolutamente fuori luogo e’ stata la risposta “ufficiale ” di Rocco Casalino

  8. Comunque mi pare trattarsi di scontro tra nullità televisive, accomunate dalla militanza nel Grande Fratello, l’una di sinistra, per motivi coniugali, e quindi brava e buona e intelligente a prescindere, l’altro di destra, per motivi contingenti, e dunque brutto e sporco e cattivo.

  9. Giovanni lei comprende bene che l’esempio dell’insulto e dello sganassone è improprio in quanto i due atti si pongono su piani completamente diversi: uno fisico ed un altro verbale. Casalino che scrive alla Bignardi resta invece sul piano delle parole. Neanche l’esempio Marina/Silvio mi sembra che calzi in quanto il padre di Di Battista è un illustre sconosciuto mentre il padre di Marina è la ragione principale per cui Marina viene intervistata. Se Lei che è così attento alle sfumature non coglie queste differenze dubito della Sua sensibilità.
    Michele Gallo: Casalino non ha fatto nessuna intervista alla Bignardi, le ha scritto una lettera e non si richiede nessuna autorizzazione per scrivere una lettera anche pubblica ad una persona. Sindacare il diritto di Casalino di scrivere alla Bignardi è veramente surreale. Casalino scrive a chi gli pare e pone domande a chi gli pare.

  10. A me più che diversamente critico sembra diversamente tifoso; e si sa che il tifo ha le sue ragioni che spesso hanno poco a che vedere con la logica ma molto coi sofismi…

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