Lettera a Babbo Natale (sulla mia città)

babbo natale palermoUn estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

Caro Babbo Natale,
lo so, sono grandicello per le letterine di Natale, ma io quest’anno un regalo te lo devo proprio chiedere. E non si tratta di un bene materiale né, visti i tempi che corrono, di un trattamento di favore. No, si tratta di risposte.
Perché solo tu, caro Babbo Natale, puoi spiegarmi gli arcani di una città come Palermo in cui si sopravvive solo se si è ben consci che la contraddizione è la regola del vero.
La trappola del populismo è pericolosissima, soprattutto quando si tratta di immondizia. E allora come si fa a rifuggire dalla tentazione demagogica di contestare il surplus di tasse quando i cumuli fetenti di rifiuti occupano interi quartieri? Come si fa a pagare e sorridere senza l’ausilio di sostanze psicotrope? Probabilmente più che coscienza civica, ci vuole fede o almeno un surrogato di speranza, la stessa che ci ha spinti a eleggere come sindaco del Rinnovamento lo stesso primo cittadino di ventotto anni fa.
(…)
L’agonia dei grandi alberghi coincide con la rinascita degli hotel a prezzi dimezzati: neanche il tempo di celebrare il funerale del Grand Hotel et des Palmes, che Federalberghi Sicilia battezza gli anziani turisti russi come i nuovi salvatori di un settore che vede rosso più di un toro sfiancato dai banderilleros.
Caro Babbo Natale, dimmi tu se serve più pazienza o più follia per capire il motivo per cui un gruppo di commercianti che chiede la riapertura alle auto del centro storico, minaccia di bloccare il traffico. Come se uno che fa lo sciopero della fame decidesse di mangiare per protesta. Sulle isole pedonali ci si è esercitati a lungo in arte retorica ed equilibrismi politici: tra chiusura totale al traffico, eccezioni per i residenti, deroghe per i mezzi pubblici, deroghe alle deroghe per le auto dei politici ancora oggi uno che passeggia in via Roma deve sempre guardarsi alle spalle per evitare di finire arrotato.
Avrei mille domande per mille risposte come regalo di Natale, ma per esigenze di spazio devo stringere. Ce ne sono alcune urgenti, e sono quelle che riguardano la nostra sicurezza. Come si può professare una nuova antimafia e guardare con fiducia al futuro della lotta contro Cosa Nostra se un magistrato non può fare un’udienza in trasferta perché è stato minacciato da un boss che è in carcere da vent’anni? Dimmi tu Babbo Natale, cosa non funziona in un meccanismo di tutela che limita la libertà di movimento di un pm come se fosse lui in un regime di detenzione virtuale e non il carnefice che la giustizia ha identificato e condannato a un regime di detenzione reale.
Politici e funzionari dello Stato ci rimbambiscono con dati sulla criminalità che non vanno letti ma decrittati come la stele di Rosetta, e l’unica certezza la dà il questore di Palermo che dice che i reati della microcriminalità sono in aumento anche per via della crisi: c’è chi stringe la cinghia e chi stringe la pistola. Sarà per questo che quest’anno uno dei regali di Natale più di moda a Palermo, pubblicizzato sui giornali, è un contratto con una società di vigilanza privata? Un tempo a mezzanotte andava la ronda del piacere. Oggi ci si accontenta del metronotte.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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