Cose da portare in un eremo

Rivellino
Foto di Daniela Groppuso

Siccome – come sta scritto nella breve bio di questa homepage – il sottoscritto ogni tanto scrive un libro, ho l’impellenza di arrivare alla parola fine di un benedetto manoscritto che da qualche tempo occupa uno spazio sempre più ampio nel mio settore sensi di colpa. La storia è ben incardinata, mancano soltanto le pagine necessarie per chiuderla felicemente e consegnarla all’editore.
Insomma mi servirebbe un mese, un mese solo, di eremitaggio per fare il mio sporco lavoro. Se avessi tempo e soldi mi ritirerei in un’isoletta, o in una casetta di montagna, in un posto comunque lontano dalle distrazioni della città.
E, a parte i generi di prima necessità e il computer per scrivere, porterei con me le seguenti cose:

Il caricabatterie del telefonino per ricordarmi che il telefonino l’ho lasciato a casa ed è inutile cercarlo.
Una bottiglia di Sassicaia del 2006.
La fotografia in cui, giovane e coi capelli lunghi, mi arrampico sulla “Diretta” di Monte Pellegrino.
Il dizionario della lingua italiana (nell’eremo non c’è internet).
Un paio di romanzoni scacciapensieri alla Ken Follet o alla Stephen King da farmi leggere la sera da mia moglie (nell’eremo non c’è televisore).
L’orologio di mio nonno Gerlando.
La ricetta della pasta coi broccoli di mia madre.
L’iPod ben carico.
Le scarpe da running.
Un coltello Eliss, perché in cucina non si affetta con coltelli qualunque.
La meravigliosa maglietta verde di cotone sdrucito che rubai a mio fratello diciannove anni fa.
Due cuscini alti.
Il plaid rosso che ci ha regalato Mara.
Due dei bicchieri Riedel che ci ha regalato Antonella.
Il Timex che mi ha accompagnato in mille avventure.
Lo zaino lurido che di quelle mille avventure porta i segni.
Il biglietto di ritorno.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

4 commenti su “Cose da portare in un eremo”

  1. Mi piace la foto, complimenti all’autrice, anche perché ingrandendola a tutto schermo si nota quella barchetta in alto sulla destra, che mi dà come la sensazione, l’idea, lo spunto che qualcuno abbia lasciato le due biciclette accostate al muretto, sia entrato in casa e attraverso una fitta quanto ripida scalinata a strapiombo sui flutti si sia imbarcato su quell’agile naviglio, diretto chissà dove, chissà perché.

  2. che posto fantastico! i bicchieri (ed antonella) sarebbero lusingati di recarvisi…
    dacci sotto e finisci quel libro!

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