L’abbraccio

La notizia, nella sua scarna drammaticità, l’ha data con garbo Michela Giuffrida oggi su Repubblica. Marito e moglie sessantenni australiani si sono uccisi nella stanza di un bell’albergo a Taormina: li hanno trovati abbracciati a letto. Avevano organizzato tutto per bene, e per bene suona beffardo quando ci si appropinqua al male di una morte prematura imposta a se stessi e al contorno degli affetti: il conto già pagato, le valigie chiuse, le medicine da ingurgitare  disposte sul comodino, la stanza in ordine, una lettera in cui si spiegava che lei era malata e ci si scusava per il disturbo.
Eppure c’è qualcos’altro che s’intravede in questa storia, o meglio nel suo finale. Ed è qualcosa che mi piace immaginare, poiché nessuno me lo può raccontare.
Un amore che si fonde sino all’estrema conseguenza, nonostante l’orribile atto di egoismo rappresentato dal suicidio, è un amore crudelmente vero. E non è la morte a renderlo meraviglioso, ma il desiderio di condividere l’eternità di un abbraccio. Penso al lungo viaggio di quei due innamorati, dall’Australia alla Sicilia, magari un ritorno nel segno del ricordo, della nostalgia di una vacanza felice. Penso alla serena rassegnazione nel piegare i vestiti che non indosseranno mai più, alla cura per i dettagli che resteranno in un mondo che non è più il loro. Penso a quell’ultima stretta  di amore e consolazione, di forza e vittoria. Penso alla sincerità di due innamorati che si dicono “per sempre” e per sempre sarà.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

7 commenti su “L’abbraccio”

  1. D’accordo con Giuseppe. Ho immaginato, grazie a te, le varie scene. Complimenti

  2. Questa vicenda mi ricorda un libro letto anni fa. Somiglia in tutto e per tutto a quel testo. Era edito da Sellerio, ricordo solo la copertina, mannaggia!

  3. “In viaggio contromano” tratta un argomento simile ma la scrittura di Gery merita un plauso

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