Ero Rivera, l’Ago, e anche Toni Valeruz

toni valeruz

Quand’ero bambino volevo essere Gianni Rivera nella mitica semifinale di Italia Germania 4-3. Da adolescente, fissato con la musica e il cinema, cercavo di reincarnarmi in Guido e Maurizio De Angelis (uno dei due, a caso) che come Oliver Onions, Barqueros, MG Orchestra firmavano moltissime colonne sonore dei film italiani degli anni Settanta. Appena maggiorenne sognavo di essere il Ken Follet de “La cruna dell’ago”, anzi sognavo di essere “Die Nadel”, l’Ago, la spietata spia nazista che aveva scoperto l’inganno degli alleati prima dello sbarco in Normandia ma che non era riuscita a cambiare il corso della storia. Nel frattempo trapanavo la mia solid body per “midizzarla” e renderla vagamente simile alla chitarra di Pat Metheny, immergendomi nel delirio finale di “Are You Going With Me?”.
Negli anni Ottanta divenni Toni Valeruz, lo scialpinista che si buttò giù dall’Eiger come se dovesse saltellare su una semplice pista nera, mentre negli anni Novanta mi identificai con Roger “Verbal” Kint ovvero Kevin Spacey ne “I soliti sospetti” solo per poter recitare tra me e me (milioni di volte, eh) la celebre frase: “La beffa più grande che il diavolo abbia mai fatto è stato convincere il mondo che lui non esiste”.
Gli anni Duemila li ho trascorsi a ripassare tutti i ruoli in cui mi ero ritagliato una veste di protagonista abusivo: canticchiavo “Dune Buggy” mentre mi gettavo a capofitto in una pista di Val Thorens immaginando come il grande Valeruz mi avrebbe corretto lo slalom, non mi perdevo un libro di Follet, pur rimpiangendo l’Ago, e lucidavo la mia chitarra rossa.
Ogni tanto cercavo una nuova vita nella quale immergermi per gioco, quella di un campione dello sport, di un inventore, di uno scrittore, di un musicista, di un esploratore. Non mi sono mai fermato nella ricerca di qualcuno in cui reincarnarmi. Anche se ho un bagaglio di sogni che mi consente di vivere di rendita. Sì, sono fortunato.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

9 commenti su “Ero Rivera, l’Ago, e anche Toni Valeruz”

  1. Il vissuto é ció che ci spinge a vivere, il sognato é ció che ci rende poi attori del sogno, miti di noi stessi…

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