Il web, la politica e le minacce vaganti

Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

La busta coi proiettili inviata al vicepresidente dell’Ars Antonio Venturino ripropone il tema del rapporto tra il linguaggio della politica e il seme della violenza, tra la forza del verbo e l’origine di un’intimidazione. Nello specifico, trattandosi di un caso che riguarda un ex esponente del Movimento 5 Stelle, è bene sottolineare che qui nessuno sta cercando di collegare la ruvidità di certe parole di Beppe Grillo al detonatore di un qualunque tipo di violenza fisica. Non esistono cioè delinquenti “in sonno” che si risvegliano, come nel film “Telefon” di Don Siegel, quando qualcuno scandisce le parole cruciali (o magiche, fate voi).
Esiste invece un complesso amalgama sociale che trova nella Sicilia una sua specificità.
L’Isola è stata la testa di ponte dei grillini, la posizione strategicamente più importante conquistata prima del dilagare del movimento in tutta Italia. E’ in Sicilia che i cittadini di Grillo stanno giocando la loro migliore partita, indubbiamente con meno capitomboli e ingenuità rispetto allo scacchiere romano. Quello pentastellato è un movimento popolare che non solo non ha una componente ideologica, ma la schiva come la peste bubbonica. Un movimento che trova nella sua spinta dal basso la forza di una politica che vuole muoversi sempre rasoterra, senza iperurani in cui perdersi, tra le esigenze delle persone comuni e le strettoie del vivere quotidiano. Un sodalizio di questo genere appare blindato contro la criminalità organizzata e le frange estremiste di deviazione sociale, ma non contro la forma di violenza più strisciante e imprevedibile, quella di matrice qualunquista. L’intimidazione a Venturino non è qui oggetto di discussione, ma spunto di riflessione sui rischi che la nuova politica può correre quando incontra il vizio dello sprezzante distacco dalla politica tutta. La follia travestita da ignoranza, o viceversa, il coniglio che vorrebbe ruggire ma non ci riesce e si arma, che sia lo sparatore di Roma o l’imbustatore abusivo di pallottole.
Quando la violenza viene dal basso la cosa più facile e più ignobile da fare è accusare un movimento che viene dal basso. Prima c’erano la destra e la sinistra extraparlamentari da additare per le questioni terroristiche, oggi abbiamo nuove coordinate: il sopra e il sotto, l’alto e il basso appunto.
Cosa può fare il Movimento 5 Stelle per sottrarsi tanto al rischio di una reale infiltrazione criminale quanto all’incancrenirsi di becere insinuazioni? Sfruttare ancora meglio la risorsa che gli ha consentito di ottenere il massimo potere di penetrazione nell’elettorato italiano con il minimo di sforzo: il web.
Da internet partono molte ottime iniziative ma, va detto, anche pericolose scintille. I blog e i forum dell’universo grillino sono a rischio incendio quando uno di questi lapilli si posa su una pagina telematica. E quel che è più importante non è il pericolo che la discussione degeneri, ma che armi di pessime intenzioni colui il quale non ha intenzioni. Chi frequenta il web conosce benissimo l’effetto domino dell’offesa anonima: uno spara un insulto e a raffica ne arrivano altri, i peggiori dei quali sono quelli di chi non ha nemmeno letto il post da cui origina la discussione ma che si generano per una sorta di compulsività verbale. La cosa più sgradevole in questi casi non è l’esercizio onanistico della volgarità, ma la sensazione di impunità che questi individui esibiscono come segno di una grottesca onnipotenza. (…)

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

3 commenti su “Il web, la politica e le minacce vaganti”

  1. Dopo la premessa, questo articolo è tutto un teorema costruito su ragionamenti privi di collegamenti oggettivi, un modo circense di trovare a tutti i costi un legame del fatto raccontato con un Movimento e il suo leader. Ho commentato l’articolo sul qualunquismo, mi sono ricollegato al sito dopo mesi e ritrovo un articolo che tenta in qualche modo di collegare qualcosa di negativo al Movimento. Pur rispettando il diritto di opinione e la libertà di pensiero, ad oggi e con quello che conosciamo diciamo pure che:

    – nelle piazze dei tour del Movimento non è successo mai nulla;
    – nei blog tutti esprimono liberamente la propria opinione anche in maniera “forte” ma questo succede anche nella sezione commenti dei quotidiani on line e può succedere anche su questo sito (a meno di censure), dunque che facciamo, li chiudiamo?;
    – non comprendo la certezza secondo cui l’intimidazione a Venturino venga dal basso o abbia matrice qualunquista;
    – i grillini qualunquisti oggetto dell’articolo di qualche tempo fa hanno dimostrato in tv di non essere tanto ignoranti e privi di argomenti, l’autore dell’articolo dovrebbe pensare che anche chi li ha votati potrebbe avere quelle caratteristiche;

    A parte queste considerazioni vorrei porre io una domanda:
    Analizzando gli ultimi tre anni fino ad oggi e riflettendo bene sulle azioni e i contenuti del Movimento più che sulla forma e sulle parole: cosa ha fatto di male questo Movimento per avere sempre più spesso questa prevenuta attenzione “negativa”?
    ….a me vengono in mente solo cose positive….

  2. Non ho mai collegato il movimento a qualcosa di negativo. Tant’è vero che, addirittura, giudico ignobile i tentativi di chi invece strumentalizza un’intimidazione per scopi politici. Tutto l’articolo – ma questo è solo uno stralcio – è basato sulla convinzione che tra il verbo di Grillo e la violenza fisica non ci sia alcun nesso. Evidentemente hai un pregiudizio nei miei confronti talmente forte da non leggere quello che è scritto in modo chiaro. Ma è un problema tuo, non mio.

  3. E infatti. “… è bene sottolineare che qui nessuno sta cercando di collegare la ruvidità di certe parole di Beppe Grillo al detonatore di un qualunque tipo di violenza fisica”. Più chiaro di così.

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