Vino amaro

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Molti anni fa al Messaggero ebbero un’idea bellissima. Per dimostrare che nella valutazione di un ristorante un ruolo di primo piano ce l’ha anche il servizio, vennero inviati una decina di cronisti in alcuni importanti locali di Roma con l’obiettivo di verificare la pazienza dei camerieri. Ne venne fuori uno spaccato molto divertente in cui i giornalisti raccontavano come avevano dovuto mentire rimandando indietro pietanze squisite.
Pensavo a questo articolo l’altra sera quando, in un ristorante sul lago d’Orta, mi è capitato di bocciare due – ben due! – bottiglie di Barolo perché non erano degne del loro prezzo (una era vicina all’imbevibile). Il giovane sommelier che mi aveva proposto il vino si è trovato in perfetta sintonia con le mie decisioni e ciò mi ha rincuorato, conscio del valore economico di che andava sprecato. In compenso la proprietaria del locale non l’ha presa benissimo e, dopo un’accoglienza cordiale, non ha più rivolto la parola a me e a mia moglie.
Abbiamo ripiegato su un più modesto Barbera e tutto è andato bene.

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

4 commenti su “Vino amaro”

  1. caro gery, mi permetto di spendere una parola in difesa del ristorante (che non so se fosse uno dei due stellati della zona) e della pazienza dei camerieri, o – in questo caso – del sommelier.
    dopo vent’anni di lavoro nel settore, e innumerevoli fiere e incontri, mi sono rassegnata all’idea che il vino è materia strettamente personale. come una musica, un’opera d’arte, o persino un libro. lo stesso bicchiere, può risultare in sensazioni completamente opposte per palati che filtrano attraverso menti, pregiudizi, o suggestioni diverse.
    vedere a questo proposito gli esilaranti risultati delle vere degustazioni alla cieca.
    io ormai dico di sì a tutti, giacché tutti sono, a loro modo, sinceri.
    magari presuntuosi, saccenti o ingenui, ma tant’è; un giudizio in questo campo, non si nega a nessuno.
    maggiore la complessità del prodotto, più numerosi i pareri discrepanti.
    però, quando si rimanda indietro una bottiglia, non può essere perchè “non piace” o la si ritiene “imbevibile”, a meno che questo giudizio non sia fondato su uno specifico difetto, circoscritto e ben identificabile. esempio, sa di tappo.
    tutto il resto, è opinabile. ben lo sanno i produttori (peraltro spesso celebri) di vini “estremi”, magari anche ossidati, che tanti potrebbero non capire o apprezzare, ma che tuttavia sono (almeno alcuni) enologicamente “corretti”. che non siano gradevoli, e abbiamo un rapporto qualità/prezzo spesso inspiegabile, è completamente un altro paio di maniche.
    p.s. mi raccomando, continuate a passare dalle nostre parti senza farvi vivi!

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