L’interventismo di Crocetta

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Un estratto dall’articolo di oggi su la Repubblica.

La macchina pubblica pulita è bellissima. Il governatore Rosario Crocetta ha deciso di stanare i fannulloni, i parassiti e i disonesti dagli uffici regionali ed ha avviato da mesi una rotazione di personale per evitare incrostazioni e tagliare pericolose sacche di privilegio. Solo che adesso molti uffici si ritrovano paralizzati perché sguarniti o pieni di lavoratori non idonei.
Quindi sì, la macchina pubblica pulita è bellissima, a patto che funzioni però.
La situazione di stallo che rischia di offuscare sul piano amministrativo quello che in politica viene celebrato come “modello Sicilia”, è frutto di una lodevole intenzione e di un’ingenua presunzione. Da un lato la smania interventista di Crocetta è un importante segno di cambiamento nella terra dell’indolenza: lui boccia, solleva, smuove, accusa, trita, mozza, cambia, scaraventa in presa diretta laddove prima si manovrava silenziosamente e si tramava nell’ombra.
Dall’altro il governatore dimostra di sottovalutare la regola aridamente matematica secondo la quale dopo una fase 1 viene per forza una fase 2. Perché è inimmaginabile che un progetto così ambizioso come la rotazione purificatrice dei regionali consista solo nello spostamento fisico dei dipendenti e si riduca a una transumanza di anime e cartellini.
Il fatto che nel nuovissimo “dipartimento tecnico” più di un migliaio di funzionari e dirigenti stiano lì a girarsi i pollici perché manca il dirigente generale è emblematico. Crocetta aveva annunciato come fatta la nomina di Tano Grasso, non curandosi di fare una verifica della compatibilità del prescelto con quel ruolo: risultato, Grasso andrà altrove. Una fase 1 priva della fase 2.
La cultura dell’annuncio ha il suo fascino nel segno di una politica trasparente e appassionata, ma solo se affiancata da una solida programmazione e da un rigoroso collaudo. Altrimenti è come pretendere di mettersi a dieta campando solo di antipasti: prima o poi lo stomaco presenterà il conto (e qui le pance brontolanti non mancano).
Dagli attacchi dei sindacati, Crocetta si difende accusandoli di non capire l’importanza dell’aria nuova nelle stanze del Palazzo: “Questa sindrome la conosco bene, quando si fa il cambiamento la colpa è del cambiamento”, dice lasciando intendere che tra i lavoratori ci sia una sorta di partito preso, un cromosoma che si attiva non appena si deve cambiare sedia (o poltrona). È possibile, del resto le cronache sono piene di testimonianze sulle resistenze sindacali a tagli, razionalizzazioni, giri di boa. Ciò che è impossibile è che Crocetta non si renda conto che segare 41 precari attivi – cioè effettivamente impegnati e non sollevatori di caffè a scrocco – dagli uffici dell’Ambiente senza che ciò abbia un effetto sulla realtà, significa ancora una volta mettere in atto una fase 1 senza una fase 2 appresso.(…)

Pubblicato da

Gery Palazzotto

Palermo. Classe 1963. Sei-sette vite vissute sempre sbagliando da solo. Sportivo nonostante tutto.

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