Il meccanismo è tanto semplice quanto perverso. Un politico legge il giornale, magari si incazza e scrive la sua su Twitter. Al giornale, se sono svegli (non nel senso di attenti, ma proprio se sono in stato di veglia) raccolgono la battuta e la pubblicano l’indomani innescando una nuova tornata di reazioni che attraverseranno il web per approdare con enorme ritardo alla carta stampata.
Il risultato è duplice. Da un lato il politico, le cui dichiarazioni non sono più filtrate da un addetto stampa, sarà sempre più esposto al rischio corbelleria, dall’altro il giornale pubblicherà notizie sempre più vecchie.
Il fenomeno non è nuovo, ma quasi tutti si sono messi d’impegno per ignorarlo. Contenti loro.